Nazionali
02 Marzo 2023
LAVELLI BROTHERS: A sinistra Matteo, a destra Nicolò
«Grazie mamma, ne hai fatti due su due» cantavano gli Articolo 31 ormai più di vent'anni fa. Nel 2002, data di uscita del singolo in collaborazione con Grido, fratello di J-Ax, i Lavelli Brothers - Matteo, il maggiore, e Nicolò, il minore - dovevano ancora venire al mondo. Anzi, probabilmente non erano neanche nei pensieri di papà Diego e mamma Martina. Rispettivamente quattro e sette anni dopo, però, le strofe dell'iconica "Due su due" si legano perfettamente alla famiglia Lavelli. Il denominatore comune è il calcio, perché sia Teo che Nico sono due appassionati fino al midollo. Ma non solo, visto che con il pallone tra i piedi non sono affatto male. Matteo, nato l'8 dicembre del 2006, gioca nell'Inter ed è un punto fermo dell'Under 17 di Tiziano Polenghi. Quest'anno sta vivendo una stagione pazzesca, è già andato a segno sei volte e si sta consacrando come uno dei talenti da tenere maggiormente d'occhio del vivaio nerazzurro. Nicolò è nato l'11 dicembre del 2009 ed ha trovato nella Pro Sesto la sua casa calcistica. È un punto fermo dell'Under 14, con la quale da settembre ad oggi sta affrontando il primo vero campionato nel calcio dei "grandi".

Due su due, dunque. Ma com'è possibile? La risposta è semplice: papà Diego, la cui influenza ha sicuramente giocato un ruolo importante. Se non altro per il sangue che gli scorre nelle vene, inevitabilmente contaminato da quell'amore per il calcio che lo accompagna da diversi anni a questa parte. Prima con gli scarpini ai piedi e sul rettangolo verde, poi seduto in tribuna con penna e taccuino in mano: da calciatore a osservatore. Da due anni a questa parte è parte integrante dell'area scouting della Pro Sesto, laddove è approdato dopo l'esperienza al Renate assieme a due figure di spicco quali Gabriele Parolari e Paolo Bugini. Insomma, che Teo e Nico ce l'abbiano nel sangue è evidente. Passione per il calcio, dunque, ma non solo. Il legame che lega padre e figli va anche oltre, perché parliamo di tre attaccanti puri: Diego, che ha ormai appeso gli scarpini al chiodo, è arrivato a giocare fino all'Eccellenza ed ha sempre avuto la numero 9 sulle spalle; Matteo e Nicolò stanno seguendo le orme nel padre facendo del gol il proprio pane quotidiano. Ma quotidiano davvero. I Lavelli Brothers vivono praticamente ogni giornata nel nome del calcio, sia in campo che soprattutto a casa, dove si accontentano di qualsiasi oggetto sferico per palleggiare: che sia un pallone o una pallina da tennis poco importa, l'importante è giocare.

«Cane e gatto ma lo stesso modo di camminare» cantavano gli Articolo 31. La canzone è sempre "Due su due" e la strofa è nuovamente azzeccata per la famiglia Lavelli, in particolare per Matteo e Nicolò. Il loro è un classico rapporto fraterno di amore-odio: alle volte, soprattutto a casa, sono come cane e gatto; altre, specie sul rettangolo verde, sono praticamente in simbiosi. Lo stesso modo di camminare? Forse, ma più che altro lo stesso modo di giocare. Entrambi sono attaccanti, entrambi segnano gol a valanga, entrambi riescono a strappare applausi. Nell'ultima settimana se li sono meritati entrambi. Il primo a prendersi la scena è stato Nicolò. Il palcoscenico è di quelli da far venire i brividi: il centro sportivo di via Cazzaniga, casa dell'Enotria, per il Torneo Annovazzi. Il gol è di quelli che difficilmente si dimenticano: un missile terra-aria dal limite dell'area, pallone sotto la traversa e risultato in cassaforte per la sua Pro Sesto. Al termine della serata, poi, i gol diventeranno addirittura due (clicca per l'articolo della partita). Qualche ora dopo, precisamente nel pomeriggio di sabato, è stato il turno di Matteo. Il palcoscenico non è certamente l'Annovazzi, ma un gioiello di questo tipo - sebbene arrivato in una gara amichevole al Konami Youth Development Centre - non si vede proprio tutti i giorni. Parliamo di uno dei gol più belli della stagione. Tutto nasce dalla trequarti di destra: il classe 2006 prende palla, si accentra e si porta a spasso un avversario. Poi entra in area, sterza all'interno come Milito contro il Bayern Monaco nel 2010 facendo impazzire altri due difensori, infine incrocia col destro: palla nell'angolo e gol.

La trafila di Matteo inizia alla Vibe Ronchese, il cui campo dista pochi chilometri da Villa Nova di Bernareggio, suo paese d'origine. All'età di sette anni si fa avanti il Monza, che nota subito sue qualità - espresse già da sotto età con i ragazzi più grandi - e si assicura le sue prestazioni. Il fallimento dei biancorossi lo porta a trasferirsi dopo un solo anno al Renate, dove incontra una figura fondamentale per il suo percorso: Gabriele Parolari. Al tempo allenatore delle baby pantere, l'attuale responsabile della pre-agonistica alla Pro Sesto dà una svolta decisiva alla carriera di Teo. Tutto nasce durante una sfida contro l'Atalanta. Il Renate si trova sotto e Parolari, privo di attaccanti, punta tutto proprio su Lavelli, che fino a quel momento ha giocato solamente in difesa. La partita finirà 2-1 per il Renate: il resto è storia. Tra le fila nerazzurre ci resta sei anni, poi il grande salto nella società nerazzurra per eccellenza: l'Inter. La stagione della consacrazione è senza dubbio quella attuale, visto che si trova già a quota sei gol - distribuiti in 18 presenze, 9 delle quali entrando a partita in corso - e non ha alcuna intenzione di fermarsi.

Il percorso di Nicolò è molto simile a quello del fratello. Anche lui i primi calci li dà alla Vibe Ronchese, poi l'esperienza al Renate e infine alla Pro Sesto. Alla recente doppietta contro la Vis Nova va sommato il sigillo dello scorso 29 ottobre, messo a segno da grande ex contro il Renate. Per il resto la sua stagione racconta di 10 presenze in gare ufficiali, 6 delle quali entrando a partita in corso. Le qualità sono evidenti, come del resto è evidente che col tempo - parliamo di un ragazzo nato a metà dicembre, dunque quasi un classe 2010 - potranno venire fuori prepotentemente. Il suo punto di forza è l'intelligenza tattica: in campo legge prima di chiunque altro le varie situazione e sa sempre cosa fare. Tecnicamente è sulla buona strada per seguire le orme di Matteo, mentre sotto l'aspetto della fisicità potrebbe addirittura superarlo. Il classe 2006 dell'Inter è infatti alto 185 centimetri, quota che potrebbe essere superata da Nicolò che dunque, potenzialmente, ha tutte le carte in regola per diventare un bel marcatonio.
