Torneo Annovazzi
16 Marzo 2023
UNDER 14 INTER: l'esultanza dei classe 2009 nerazzurri
L'erba di via Cazzaniga sta all'Inter come quella di Wimbledon sta a Roger Federer. I nerazzurri si confermano a proprio agio sul centrale dell'Enotria, battono 2-0 l'Uesse Sarnico - da più di 10 anni uno dei principali centri di formazione dei milanesi - grazie ai gol di Mardegan nel primo tempo e Donato nel finale, raggiungono l'Atalanta in semifinale e puntano dritto a quello che sarebbe il ventunesimo Trofeo Annovazzi, il secondo consecutivo dopo la vittoria in finale contro il Milan dello scorso anno. Canta dunque Pedrinelli, cresciuto con la maglia dell'Enotria e campione d'Italia in carica, mentre Pasotti è costretto a leccarsi le ferite. I suoi bergamaschi si arrendono al cospetto di una delle squadre più forti dell'intera Penisola e lo fanno a testa alta, altissima: dopotutto le imprese contro Accademia Pavese, Como e Aldini - oltre all'ottima prestazione contro i nerazzurri - sono impossibili da dimentica e, senza dubbio, resteranno per sempre nella storia della società di Walter Duci.
Partiamo da una promessa, forse scontata: l'Inter è più forte del Sarnico. Ma non solo, l'Inter è più forte di molte, moltissime squadre. In poche parole, i nerazzurri di Pedrinelli sono una delle formazioni più forti d'Italia. Per questo il primo tempo di via Cazzaniga è tutt'altro che da buttare per i bergamaschi, chiuso sotto di un gol ma giocato da squadra matura e forte di una consapevolezza dei propri mezzi non indifferente. Pasotti non ha nulla da perdere e schiera i blues con un 4-3-3, come a voler dire «noi ci siamo, siamo pronti a giocarcela». L'Inter risponde con un 4-4-2 che di scolastico ha ben poco: perché Donato e Pannuto sono due mediani moderni che garantiscono qualità in entrambe le fasi, perché Allasufi e Carulli hanno nelle corde strappi capaci di cambiare il corso della partita, perché Piva e Mardegan - il primo parte più arretrato sulla trequarti, il secondo è il riferimento offensivo centrale - rappresentano offensiva da fare invidia. Il vantaggio nasce sull'asse Donato-Mardegan: il primo prende palla e nel giro di qualche millesimo di secondo verticalizza per il secondo, che dopo un movimento da vero numero 9 si presenta davanti a Radici e lo batte con un diagonale preciso (15'). Se nel restante quarto d'ora i nerazzurri attaccano ma non trovano la via del gol le ragioni sono due. Numero 1: la sufficienza. Quella di Carulli è emblematica: lasciato tutto solo in area, a completamente sguarnita calcia male e salva il Sarnico (22'). Numero 2: Radici. L'intervento su Piva è perfetto: il fantasista dell'Inter calcia a botta sicura e in maniera quasi perfetta, ma il portiere sarnicense fa lo stesso e si va a riposo sull'1-0 (27').
Dopo l'intervallo sia Pedrinelli che Pasotti rivoluzionano le proprie formazioni. Cambiano dunque gli interpreti ma il leitmotiv rimane lo stesso: Inter in controllo del pallone e mai in sofferenza, Sarnico costretto agli straordinari per evitare un passivo più pesante. Il merito dei sarnicensi è proprio quello di concedere pochissimo ai nerazzurri, tanto che in avvio il solo a provarci è il subentrato Kone. Nella circostanza è ancora miracoloso Radici, che si distende sulla propria destra e devia il pallone (10'). Sei minuti più tardi servono ancora gli straordinari per contenere l'attacco interista, ma questa volta tocca al neoentrato Ortelli, che pochi minuti dopo il suo ingresso si fa trovare pronto e controlla il pallone in due tempi dopo il colpo di testa di Mezzanotte. Gli ultimi cinque minuti sono di fuoco: perché il Sarnico prova il tutto e per tutto, alza il proprio baricentro e prova a portare più uomini negli ultimi trenta metri; ma soprattutto perché di fronte all'Inter si spalancano spazi a dir poco invitanti. Nell'ordine ci provano Kone e Donato: se il destro del primo finisce alto di un soffio (25'), il colpo di testa del secondo - assistito da Allasufi, ancora una volta tra i migliori - batte Ortelli e sancisce il definitivo 2-0 (31').