Nazionali
15 Giugno 2023
FRATELLI TONIN: A sinistra Riccardo, a destra Federico, entrambi campioni d'Italia
Dovrebbero conferirgli la cittadinanza onoraria, o meglio ancora istituire due feste di paese: una il 14 giugno, un'altra il 23 dello stesso mese. Se poi decidessero di intitolare a loro nome anche il centro sportivo di viale delle Sport, nessuno avrebbe da ridire. D'altronde per i giovani aspiranti calciatori, che ogni qualvolta al campo vedrebbero i loro nomi e le loro facce, magari pure sorridenti con al collo la medaglia dello Scudetto, sarebbe uno stimolo mica male per provare a replicare le loro gesta. Sì, lo Scudetto: un sogno per tanti, un obiettivo irrealizzabile per tantissimi, una realtà per pochi. E tra questi ci sono loro, sempre loro, solo loro: Riccardo e Federico Tonin. Due aspiranti calciatori, e le carte in regola per vederli sfondare in questo mondo ci sono tutte. Due attaccanti di razza, roba da da tirare in mezzo i bomber più prolifici della storia del calcio italiano. Due giovani originari di Brogliano, piccolo paese provincia di Vicenza, che secondo Wikipedia conta poco più di 4000 abitanti. Tanti? Pochi? Trovare la risposta non è importante, perché tra questi ci sono due campioni d'Italia: uno con la maglia del Milan nel 2017 e uno con quella del Vicenza nel 2023. Due fratelli, due Scudetti. E scusate se è poco...
A Brogliano quella del 2017 fu un'estate torrida. Dopotutto quanto accadde il 23 giugno non avrebbe mai potuto lasciare indifferenti, di conseguenza non si parlò d'altro per settimane, mesi, forse pure anni. Un protagonista, Riccardo Tonin. Un palcoscenico, l'Orogel Stadium di Cesena. Una partita, la finale Scudetto contro la Roma. E un risultato, inequivocabile e limpido come non mai: 5-3 per il Milan e rossoneri sul tetto d'Italia. La formazione di Lupi era piena zeppa di stelle: in campo, tra gli altri, c'era Daniel Maldini con la numero 10, in panchina - da sotto età - un certo Leonardo Colombo. E poi lui, Riccardo Tonin, il golden boy della finale: perché firmò il gol del vantaggio dopo appena 49 secondi su assist di Haidara, perché mise il lucchetto al primo e unico Tricolore targato Fassone-Mirabelli con un altro sigillo nel finale dopo un servizio al bacio di Olzer.
A Brogliano quella del 2023 sarà un'estate torrida. Dopotutto quanto accaduto ieri, mercoledì 14 giugno, non lascerà di certo indifferenti, di conseguenza non si parlerà d'altro per settimane, mesi, forse pure anni. Un protagonista, Federico Tonin. Un palcoscenico, Il Bruno Recchioni di Fermo. Una partita, la finale Scudetto contro l'Albinoleffe. E un risultato, inequivocabile e limpido come non mai: 1-0 per il Vicenza e biancorossi sul tetto d'Italia. Il sigillo decisivo è di Alessandro Zorzi, uno che di mestiere fa l'esterno sinistro e che non nutre un rapporto chissà quanto intenso con il gol, ma nell'azione che vale il vantaggio c'è tanto, tantissimo di Tonin. In una sola giocata dimostra forza, tecnica e ferocia: prima ci mette il fisico per mantenere a debita distanza Delcarro, poi si gira in un fazzoletto e lo manda al bar, quindi prova una conclusione da posizione defilata che costringe Taramelli - non proprio l'ultimo degli arrivati - agli straordinari. Il pallone si alza, resta in volo una manciata di millesimi di secondo - che però sembrano minuti, quasi ore - e poi Zorzi lo infila in porta.
Alla fine è finita così, con Federico che segue le orme di Riccardo e sale sul trono d'Italia: a sei anni di distanza, per la precisione 2182 giorni dopo. Nel frattempo di cose ne sono cambiate: Federico, classe 2006, non è più un ragazzino e anzi, si sta già affacciando con prepotenza nel calcio dei grandi; Riccardo, classe 2001, ha lasciato il Milan, si è trasferito prima a Cesena e poi a Foggia. Recentemente è pure diventato papà, motivo per il quale lui e la sua famiglia non sono riusciti a seguire dal vivo la finalissima di Fermo. «Prima della partita ci siamo sentiti e mi ha dato qualche consiglio. Lui di finali ne ha già giocate - racconta il classe 2006 - e quindi mi è stato d'aiuto. Adesso sarà la prima persona che chiamerò, non vedo l'ora di vederlo». Quanto allo Scudetto, rimanendo in tema familiare, la dedica è tutta per la nipotina Ambra: «È per lei», dichiara quasi commosso subito dopo la cerimonia di premiazione.
Quello che unisce Federico e Riccardo è un rapporto speciale, quasi magico. Ma non poteva essere diversamente visto il filo conduttore che li unisce da una vita: il calcio. Poi il ruolo, il talento e anche l'estetica, tanto che guardando le foto dell'ex Milan all'età di Federico - quando aveva 17, appunto - sembrano quasi gemelli. «Lui è la persona che mi ha dato di più in assoluto. Io gli darei tutto - racconta il classe 2006, campione d'Italia con il Vicenza - e gli voglio un bene dell'anima». E alla domanda su cosa ruberebbe al fratello maggiore, la risposta è tanto pacata quanto inequivocabile: «Semplicemente tutto, vorrei essere come lui».
Come sempre è una questione di sangue. Quello che scorre nelle vene della famiglia Tonin, da nonno Giulio a papà Luca, è chiaramente contaminato da una passione sfrenata per il mondo del pallone. Tale padre, tale figli, tale nipoti: il nonno è appassionato fino al midollo ed è stato per anni presidente di varie squadre del vicentino, il papà ha giocato a livello dilettantistico regalandosi un'ottima carriera, i figli non hanno certamente bisogno di presentazioni. Ma non è finita qui perché pure la sorella minore Giulia, 14 anni, gioca a calcio - nel suo caso a cinque, il cosiddetto Futsal - con ottimi risultati. Il primo denominatore comunque è il calcio, questo lo abbiamo capito. E il secondo? Semplicemente i gol perché sì, tutti e quattro sono attaccanti. D'altronde se buon sangue non mente...
Quella di Federico è stata una stagione spartiacque. Dopo la retrocessione della prima squadra in Serie C e un'annata da urlo con l'Under 16, culminata con l'approdo tra le prime quattro d'Italia prima dell'uscita di scena contro il Milan in semifinale, è stato aggregato in pianta stabile con la formazione Primavera. Da sotto età ha collezionato un totale di 21 presenze e 4 gol, niente male per essere la sua prima esperienza tra i grandi. Il tutto, poi, arricchito da uno Scudetto vissuto da protagonista dalla semifinale in poi: «Personalmente sono soddisfatto perché contro il Sangiuliano City non mi sono riuscito a esprimere al meglio. Volevo vincere, volevo dare tutto: alla fine ce l'abbiamo fatta». Un pensiero va poi all'intero gruppo allenato da Rigoni: «Sono sceso con la voglia di trionfare con questo gruppo. Quest'anno sono stato poco con loro - dichiara Tonin - ma in questi anni mi hanno dato tanto. Lo Scudetto è un sogno, ora ce lo godiamo». E riguardo al futuro non ha dubbi: «Voglio vincere di tutto e diventare uno dei giocatori più forti». Dal 2018 ad oggi, dal trasferimento dal Bassano del Grappa al Vicenza, di strada ne ha fatta eccome. Senza poi dimenticare la parentesi all'Alto Vicentino. Insomma, le carte in regola per vederlo sfondare ci sono tutte, e se poi al suo fianco c'è un fratello - e più in generale una famiglia - di questo tipo tutto diventa possibile.