Under 15 A-B
25 Giugno 2023
UNDER 15 INTER: Cristian Carrara, bomber nerazzurro
Chissà. Chissà se due estati fa, quando ha lasciato la Virtus Ciserano Bergamo per approdare all'Inter, avrebbe immaginato che sarebbe diventato uno dei prospetti più interessanti del vivaio nerazzurro. Chissà se sempre due estati fa, dopo aver messo per la prima volta piede a Interello, avrebbe immaginato di diventare addirittura campione d'Italia. E chissà se quell'estate, magari a qualche suo amico di Nembro, il suo paese natale, non ha confidato di volere tutto questo. Missione numero uno, calarsi in fretta nella realtà nerazzurra fino a diventare uno dei diamanti più cristallini: compiuta. Missione numero due, vincere lo Scudetto e poter tornare a Nembro, provincia di Bergamo, con al collo la medaglia dei campioni d'Italia: compiuta. Non una volta, e parliamo del Tricolore vinto il 29 maggio 2022 a Senigallia, ma ben due. Sì, due volte, perché nella notte del 24 giugno 2023 - a 391 giorni di distanza - i classe 2008 dell'Inter hanno vinto un altro Scudetto: sempre contro l'Empoli, che i colori nerazzurri se li sogneranno per settimane, forse mesi, e sempre al termine di una finale sensazionale.
A Fermo come a Senigallia, una legge non scritta - almeno per ora, in futuro chissà - si è presa la sua parte. Tanto chiara quanto inequivocabile: il calcio è uno sport semplice, si gioca undici contro undici, vince la squadra che fa più gol e alla fine segna sempre Cristian Carrara. Nella finale dello scorso anno ha aperto le marcature nel primo tempo, dando così inizio a 70 minuti spettacolari che hanno visto l'Inter imporsi 3-2 grazie alla successiva doppietta di Grisoni Fasana. Ma il meglio l'ha riservato per quest'anno, tanto che di gol ne ha segnati addirittura due: da una parte sicuramente più belli per estetica e coefficiente di difficoltà, dall'altra pure più pesanti. Il primo, arrivato sul parziale di 2-0 in favore dei toscani, è stato il gol della speranza perché ha dato il via alla rimonta nerazzurra. Ma anche e soprattutto uno dei gol più belli della stagione: dribbling secco su Barbieri, sterzata a rientrare e mancino a giro che prima bacia la traversa, poi entra in rete. Poi la corsa verso il centrocampo, la gioia per averla riaperta e pure la dedica. Semplicemente un cuore, un po' come quello di Pato - indelebile quello dopo il primo gol in Serie A contro il Napoli - diventato must, indirizzato al fratello maggiore Federico: classe 2006, quindi due anni più grande, e anch'esso aspirante calciatore in forza al Villa Valle, società dilettantistica della bergamasca.
Il secondo non verrà ricordato propriamente per l'estetica. Ma non perché si tratta di un gol brutto, niente affatto, bensì per l'enorme peso specifico che porta con sé essendo arrivato, puntuale, inesorabile e nelle vesti di una coltellata per l'Empoli, nel secondo minuto del primo tempo supplementare. E se solo Bagordo non avesse realizzato con freddezza sarebbe stato pure il gol vittoria, tuttavia resterà ugualmente negli annali. Tutto nasce da un'azione di Curcio, che lavora il pallone e lo serve in verticale. Poi fa tutto Carrara: entra in area, calcia la prima volta ma Lastoria risponde, calcia la seconda ed è quella buona. Rimarrà anche la finalizzazione in sé, la quale ha ricordato per certi versi quella di Inzaghi ad Atene nel 2007: porta sguarnita, angolo strettissimo e pallone che, se solo si fosse mosso di un paio di millimetri, non sarebbe mai entrato. Qui nessuna dedica particolare, se non altro perché lui stesso e l'intera panchina dell'Inter è letteralmente esplosa. Come detto, solamente il rigore di Bagordo a tempo praticamente scaduto gli ha impedito di diventare Re nella notte di Fermo, ma un ruolo da reale se lo meriterebbe ugualmente. Del 4-3-1-2 di Fautario è stato il faro, la punta di diamante, l'uomo più determinante. Sotto porta sublime, fuori dall'area ugualmente decisivo: vedi l'assist per il tiro di La Torre che richiede gli straordinari a Lastoria, o ancora quello che ha portato al calcio di rigore per fallo su Moressa.
In poche parole il giocatore per definizione, l'attaccante per eccellenza. Come avviene anche per i suoi colleghi, il suo compito primario è quello di fare gol e in stagione lo ha fatto ben 14 volte. Senza contare i due in finale, ha diviso quasi equamente le marcature tra regular season e fasi finali: in campionato ne ha messi a segno un totale di 5, mentre sono ben 4 quelli dagli ottavi di finale in poi. Tutto qui? Non proprio, perché a suon di prestazioni ha anche attirato le attenzioni dell'Under 16, che nel nome di Solivellas lo ha chiamato per un totale di 12 volte. Il risultato è stato strepitoso: 3 gol. Non che Cristian sia nuovo nell'affrontare ragazzi più grandi, anzi. Ai tempi della Nembrese, la squadra in cui ha mosso i primi passi all'interno del terreno di gioco, si è ritrovato a confrontarsi anche con ragazzi di tre o quattro anni più grandi. Al suo fianco, come sempre, il fratellone Federico: più grande di due anni ma compagno di avventure, così come di cameretta, nei primi anni di carriera.
Se Federico è un giocatore di fascia, preferibilmente sinistra, e può giocare sia arretrato che avanzato, Cristian è il classico bomber. Una famiglia nel pallone, considerando che anche il fratellino più piccolo, Daniel, gioca a calcio e tuttora è in forza alla Nembrese. Tutti e tre hanno preso dal padre, Peter, ex giocatore di buon livello, di conseguenza la passione per il mondo del pallone ce l'hanno nel sangue, nel midollo. E chissà. Chissà se lui poteva immaginare di avere tre figli calciatori, ma soprattutto chissà se sperava che uno di loro potesse diventare campione d'Italia. Per non saper né leggere né scrivere non lo ha fatto una volta, bensì due. E sicuramente il meglio deve ancora venire...