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L'intervista

Dai Pulcini fino alla Serie B, l'allenatore dei record dice addio dopo 7 anni: «Porto tutti nel cuore»

Il tecnico bresciano lascia il club dopo una scalata che lo ha portato fino alla prima squadra: seguirà Possanzini al Mantova

Andrea Massolini

Andrea Massolini dopo 7 anni al Brescia è ai saluti: sarà il vice di Davide Possanzini in Serie C con il Mantova

Il numero 7 ha una storia affascinante che risale a tempi antichi. Molte civiltà lo hanno considerato un numero magico e sacro. I Babilonesi credevano che ci fossero sette pianeti nel sistema solare visibili a occhio nudo: il Sole, la Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Ognuno di questi pianeti era associato a una divinità, e così il numero 7 acquisì una connessione con il divino. Per non pensare poi a quante volte appare nella nostra vita quotidiana: i sette giorni della settimana, le sette note musicali, i sette colori dell'arcobaleno e persino i sette continenti sulla Terra. E anche per Andrea Massolini, giovane allenatore 39enne bresciano, il numero 7 ha un sapore particolare: perché rappresenta il numero di anni passati nella sua Brescia (città) e nel suo Brescia (club). Un'avventura cominciata dal basso e culminata con la Serie B nella seppur breve parentesi che il vulcanico presidente Cellino ha concesso a Davide Possanzini, allenatore della Primavera (Massolini faceva parte del suo staff) promosso in prima squadra dopo l'esonero di Alfredo Aglietti e prima dell'arrivo di Gastaldello che poi ha chiuso la stagione. Dai campetti anche di periferia fino allo Stadio Mario Rigamonti: dalle partite delle giovanili fino a quell'emozionante riscaldamento della prima squadra sotto la curva. Per non parlare dell'arrivo in pullman, che Massolini da ragazzo viveva dall'altra parte della barricata: «Qualche anno fa ero un giovane tifoso che aspettava la squadra per sostenerla, quel giorno - lo scorso 11 febbraio - su quel pullman, invece, c'ero io. Da brividi». Oggi le strade del tecnico classe 1983 e della società si sono divise: e sul Gargano, in Puglia - dove è stato in vacanza con la famiglia - Massolini ha ricaricato le pile in vista della sua prossima avventura. Seguirà infatti Possanzini a Mantova, dove - in attesa del ripescaggio ufficiale in Serie C - vivrà la sua prima vera stagione da professionista.

«NON VEDO L'ORA DI COMINCIARE»

«Per la prima volta nella mia vita mi dedicherò completamente al calcio e non vedo l'ora di cominciare» racconta un Massolini evidentemente carico. Il 18 luglio il raduno a Mantovanello, poi il ritiro a Veronello in quella che è stata la casa del Chievo dei miracoli: «Voglio vivere questa esperienza in tutto e per tutto, per chi non ha fatto il calciatore non è semplice arrivare a questi livelli». Sarà il vice di Davide Possanzini, uno che ha lavorato fianco a fianco con un certo Roberto De Zerbi: «Con lui mi trovo benissimo, sa come trattare i membri dello staff e ha personalità, competenza e correttezza. Aspetto che per me è fondamentale: io non riesco a stare con i maleducati. Mi metto a disposizione e farò tutto ciò che mi chiederà: e se ci sarà bisogno di fare di più non mi tirerò indietro».

IL PRIMO ALLENATORE DI PAPETTI

Ciò che l'allenatore ex Vallecalepio, Palazzolo (in Eccellenza) e Fara Olivana (in Promozione) tra le altre si lascia alle spalle è un viaggio incredibile. Entra al Brescia "alla vecchia maniera" (mandando il curriculum) l'anno in cui arriva come responsabile del Settore Giovanile Lionello Manfredonia: «Mi ha dato fiducia e gliene sarò sempre grato». Comincia sulla panchina dell'Under 15 dei classe 2002, ritrovandosi in squadra un giovanissimo Andrea Papetti, oggi gioiellino della prima squadra con più di 50 presenze tra Serie A e Serie B: «Arrivò a campionato già cominciato, non era stato confermato dall'Inter e qualcuno di disse: "Ti consiglio di farlo giocare fin da subito, è il miglior giocatore che hai". Aveva ragione. Rimase tutto l'anno con me salvo poi passare con i 2001 nel finale di stagione: ragazzo serio, già allora dimostrava di avere qualcosa in più rispetto a tutti gli altri».

«BOTTURI? L'AVREI PICCHIATO»

Nel 2017 comincia il suo biennio in Under 14 e poi in Under 15 con i 2004, dopodiché passa alla guida dei classe 2005 tenendo sempre l'Under 15 nel 2019-2020, l'anno della sospensione dei campionati. Il vivaio del Brescia, che aveva salutato Manfredonia e anche il suo successore Giancarlo Centi (oggi al Como), nel frattempo è passato nelle mani di Christian Botturi, l'uomo che di fatto ha cambiato la vita di Massolini: «Il giorno in cui mi propose di passare nello staff della Primavera l'avrei picchiato» dice col sorriso sulle labbra. «Scherzi a parte non la presi bene, mi ritenevo la persona giusta per allenare le categorie dei più piccoli. E invece io sbagliavo, e Botturi aveva ragione: è soprattutto grazie alla sua intuizione se adesso posso andare a giocarmi una Serie C da professionista come vice allenatore». Due anni con Gustavo Aragolaza prima dell'ultima (travagliata) stagione con Possanzini. Nel mezzo, anche tanta Scuola Calcio: i camp estivi con i bambini, gli open day, l'organizzazione delle amichevoli dell'Attività di Base. Ma non solo. La gestione dei raccattapalle allo stadio, la guida del pullmino per un torneo a Udine con i 2004: «In questi 7 anni ho fatto veramente di tutto, l'unica cosa che non ho fatto è tagliare l'erba: anche perché Giovanni è veramente un fenomeno…». E poi l'affiliazione con il club del suo paese, la Polisportiva Paratico: «Ho seguito per anni la consulenza settimanale agli allenatori, abbiamo portato in campo centinaia di bambini, sono riuscito a collegare il Brescia Calcio con il mio paese natale: ne vado molto fiero».

GIOIE E DOLORI

Di momenti bellissimi ce ne sono stati tanti: «Scelgo sicuramente i derby con l’Atalanta. Tre in particolare: i due con i classe 2004 sono stati particolarmente emozionanti. All'andata rimediammo in extremis un 4-4 con un gol di Marinaci all'ultimo minuto, al ritorno un altro 4-4 recuperando addirittura due gol alla fine con due rigori di Mor, che in quella partita fece una tripletta. L'anno dopo invece realizzai il sogno di ogni bresciano: vincere a Zingonia, in casa loro. Allenavo i 2005 e avevo un rosa quasi esclusivamente composta da giocatori bresciani: quella con l'Atalanta è sempre una sfida molto sentita, vincemmo 2-1 e fu una soddisfazione enorme». Un'altra istantanea felice arriva invece dal mondo dei grandi: «Due giorni prima del ritorno dei playout col Cosenza Dimitri Bisoli mi ha fatto recapitare una maglietta come segno di ringraziamento per le due settimane passate in prima squadra: e mi sono emozionato parecchio». Di momenti difficili, come normale che sia, pure: «Il rammarico più grande è stato quello di non poter finire il campionato con i 2005, stavamo lavorando bene e ci saremmo potuti togliere delle soddisfazioni. Poi ovviamente quando ci hanno esonerato dalla prima squadra dopo appena due settimane: è come se mi avessero dato il biglietto per Gardaland e poi mi avessero detto che non era il giornaliero ma quello che valeva solo per tre giostre. Infine, il momento della retrocessione vissuto a bordo campo: terribile».

L'INCROCIO CON TONALI

Nella sua avventura, Massolini ha incrociato tantissimi campionicini in erba diventati poi calciatori. Papetti lo ha allenato in prima persona, ma dalla panchina del Brescia ha dovuto fare i conti con i vari Sebastiano Esposito, Lorenzo Pirola e Lorenzo Colombo quando allenava i 2002, poi Panada, Cittadini e Traore dell'Atalanta, fino ai più recenti Accornero (Genoa), D'Andrea (Sassuolo), Terracciano, Calabrese e Coppola (Verona), Mancini (Vicenza). «Quello che mi ha impressionato più di tutti fu Lorenzo Colombo quando sfidammo il Milan: giocatore impressionante già in Under 15», ricorda l'allenatore. E, ovviamente, non poteva mancare l'incontro con quello che per Brescia è diventato l'erede di Andrea Pirlo, e cioè Sandro Tonali: «Quando allenavo i 2002, un giorno alla settimana facevamo un allenamento congiunto con i 2000: quando viene allo stadio mi saluta ancora, è stato un onore poter condividere il campo con lui». Ma c'è un altro giocatore in questi anni ha impressionato Massolini e cioè Giorgio Scalvini, classe 2003 dell'Atalanta: «Ricordo benissimo il camp estivo di Montisola con Giovanni Valenti: c'erano lui, Cher Ndour e Mattia Zanotti ai tempi degli Esordienti. Sono certo che Scalvini possa fare un percorso simile a quello di Tonali, è fortissimo e ho conosciuto la famiglia, sono persone davvero per bene: lo vedrei bene in Premier League».

«A MIO PADRE E ALLA MIA FAMIGLIA»

Adesso, però, è tempo di voltare pagina. L'avventura con il Mantova sta per cominciare, e la testa va già in quella direzione: «Porto la mia esperienza a 360 gradi, ho lavorato con i giovani ma anche con gli adulti, so quali sono i tasti da toccare con chi ha giocato a livello decisamente più alto di dove sono arrivato io. Ci tengo però a ringraziare tutte le persone con cui ho lavorato a Brescia, dai responsabili fino a chi stava nelle retrovie come dirigenti accompagnatori, segretari, magazzinieri: sono loro che fanno andare avanti l'attività. Sono stato bene con tutti». E poi, ovviamente, un pensiero particolare va alla famiglia. Alla moglie Viviana e alle figlie, Chiara e Camilla: «Tre donne, non è facile per loro avere in casa un "pallonaro" come me…». E ovviamente a papà Giuseppe, per anni allenatore nei Dilettanti arrivato fino alla Serie D con il Palazzolo, che oggi non c'è più: «Perché è stato lui a trasmettermi la passione per questo sport». La parola, adesso, passa al campo. Il raduno è alle porte, Mantova la sua nuova vita. Da vivere al massimo, come sempre.

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