Nazionali
13 Agosto 2023
Luciano Spalletti con il suo collaboratore Marco Domenichini, capo allenatore e vice dalla prima panchina di Empoli nella stagione 97/98 fino al Napoli campione d’Italia in carica
In questa ennesima giornata “storta” per i vertici traballanti del calcio italiano - le dimissioni da ct di Roberto Mancini - sul display del telefono di Marco Domenichini è certo essere apparso il nome di Luciano Spalletti. Non per la consueta chiamata giornaliera che da oltre venti anni accompagna la loro carriera tra confronti, confidenze, pianificazioni, ma per condividere i pensieri più personali sull’accostamento del tecnico di Certaldo alla panchina della Nazionale. Una tonalità, l’azzurro, che sembra avere preso il sopravvento sui due da quando nel maggio del 2021 a Napoli viene nominato Luciano Spalletti come capo allenatore e Domenichini lo affianca nel ruolo di vice, confermando il loro rapporto tra i più longevi del calcio (dalla prima stagione di Empoli del 1997/1998). Nel corso del quarto di secolo passato insieme, lo staff di Spalletti è stato in alcune circostanze ripensato e riorganizzato, ma la figura di Marco Domenichini dagli inizi a Empoli, passando per Genova (sponda Sampdoria), Venezia, Udine, Ancona, Roma, San Pietroburgo (Zenit), ancora Roma, Milano (Inter) fino a Napoli è sempre stata centrale e determinante.
Domenichini conosce il gioire e soffrire insieme a Spalletti, ha saputo in tutti questi anni essere un valore aggiunto riconosciuto in primis da Spalletti ma anche dai vari presidenti e direttori sportivi che ha incontrato nel fantastico percorso. In un meeting di aggiornamento tenutosi a Coverciano (per rimanere in tema Nazionale) il suo direttore dei tempi Walter Sabatini ha esternato la propria ammirazione di fronte a tutta l’aula: «Domenichini, un fenomeno». Soprattutto come vice ha saputo essere leale, discreto, propositivo, aggiornato, con uno stile nei modi paragonabile a un signore del calcio come Claudio Ranieri. Dei mattoncini fatti combaciare alla perfezione nell’ultimo trionfo del Napoli, la vittoria in trasferta contro il Milan a inizio della stagione scudetto, vissuta da primo allenatore per la squalifica di Spalletti.
Valori e passione che in casa Domenichini hanno letteralmente travolto il figlio Andrea. Sempre sui campi con papà fin da bambino, una comune carriera da giovane calciatore dilettante in Toscana, si è poi formato con un’instancabile curiosità e un’apertura alle nuove tecnologie che dal 2015 iniziavano a entrare nel quotidiano per analizzare il calcio come i big data e gli algoritmi. Attratto dalla ricerca e dall’alimentare il proprio data base di calciatori, nel 2016 Andrea Domenichini si diploma come osservatore professionista, nel terzo corso della storia indetto dal settore tecnico della Figc in una classe composta da tanti colleghi di alto profilo (Lorenzo Giani osservatore di riferimento nei nove scudetti della Juventus, Lorenzo Casciello del Sassuolo, Francesco Conti di quella Spal che dalla serie C raggiunge la A). La viola di Firenze è ai tempi ancora di proprietà dei Della Valle e lo storico responsabile del settore giovanile Maurizio Niccolini ancora oggi in carica, inserisce nello staff dello scouting il neo diplomato Andrea. Dal papà Marco ha ereditato il culto dell’umiltà e con la Fiorentina inizia dalle categorie più piccole per costruire il futuro delle squadre Primavera che negli ultimi anni sono sempre state protagoniste tra campionato, Coppa Italia e Supercoppa.
Nella stagione 2019/2020 il giovane Domenichini sottoscrive un contratto con la Juventus. A Torino dove la toscanità è nelle più belle pagine di storia del club, da Marcello Lippi ai Chiellini (sia il capitano Giorgio che il dirigente Claudio) fino all’attuale direttore sportivo Cristiano Giuntoli, ricopre il ruolo di scout internazionale. Nell’anno che ha bloccato il mondo per il Covid, la predisposizione di Andrea alla ricerca di talenti anche per i canali meno tradizionali (streaming e iptv) porta a risultati importanti e in prospettiva: un nome su tutti è sicuramente quello di Dean Huijsen, il difensore olandese del 2005. Quattro anni in giro per l’Europa e davanti al proprio schermo che custodisce i segreti del mestiere, ma anche tanti campi toscani tra la polvere per tenersi aggiornato ai vari livelli. In Juventus il suo lavoro di talent scout è riconosciuto a livello europeo e, nell’estate dei cambiamenti per la famiglia Domenichini, Andrea ha scelto la patria italiana dello scouting: l’Atalanta.