Youth Cup
02 Settembre 2023
UNDER 16 PSV: Liam, figlio di Ruud Van Nistelrooij
Poco prima del fischio d'inizio si avvicina un uomo, probabilmente un papà, appassionato di calcio fino al midollo. Indossa una maglia rossa del Manchester United risalente ai primi anni 2000, un reperto storico di cui va orgoglioso e gli occhi, che non mentono mai, lo confermano. Gli stessi occhi, poco dopo, raccontano felicità, quasi estasi. «È un onore», dice quasi balbettando, poi si inchina come a volergli lucidare il piede destro. Tira fuori un pennarello indelebile nero: «Me la fai una firma?». Quindi gli porge il braccio sinistro, c'è un tatuaggio di circa venti centimetri: "Manchester United til i die", Manchester United fino alla morte. Fa lo stesso con la gamba sinistra, dove è impossibile non notare lo stemma dei red devils. Infine la foto di rito, i saluti - anche questi commossi - e, finalmente, il fischio d'inizio.
Quell'uomo si rivela essere Paolo Tappari, papà di Simone, classe 2008 che gioca nel Città di Cossato. Viceversa, l'altro è semplicemente Ruud Van Nistelrooij. La descrizione di Wikipedia non lascia spazio a equivoci: "Considerato uno degli attaccanti più forti della propria generazione, è il primatista di reti (38) con la maglia del Manchester United nelle competizioni calcistiche europee. Con i suoi 60 gol segnati in Champions League rientra tra i primi dieci marcatori nelle competizioni Uefa". Dice tanto, tantissimo dell'ex centravanti olandese. Ma non abbastanza. E forse la gioia di un papà appassionato di Premier League e Manchester United, che di partite all'Old Trafford ne ha viste circa una quindicina - «Ci andavo due volte l'anno a vedere Rooney, Giggs, Ronaldo e Ferguson» -, tutto sommato, vale più di mille numeri, titoli o riconoscimenti.
Eravamo rimasti al fischio d'inizio. In campo ci sono Città di Cossato e PSV Eindhoven, gara valevole per la terza giornata della fase a girone della Youth Cup, torneo internazionale organizzato nella splendida cornice di Novarello. E in campo c'è pure Liam Slaats: numero 18, centrocampista tecnico e dinamico, punto fermo della formazione olandese. Un giocatore come gli altri, se non fosse per il piccolo segreto che si cela dietro al nome scritto in distinta. Sì perché manca un dettaglio, rilevante più che mai: che risolve l'enigma, che svela l'arcano, che dà una risposta agli interrogativi - tantissimi e di tantissimi - attorno a quel numero 18 del PSV. D'altronde da due giorni non si parla d'altro. «Ma cosa ci fa quiVan Nistelrooij?» si sente dalle tribune. «Credo che sia un dirigente» dicono alcuni, altri tirano fuori il dubbio: «Ma non è che gioca il figlio?». La soluzione all'enigma: Slaats è il cognome della madre, Leontien Slaats, coniuge dell'ex Real Madrid dal 2004. E lui, Liam, classe 2008 di belle speranza e baby talento del vivaio olandese, è il figlio di Ruud Van Nistelrooij.
Di mestiere, come detto, fa il centrocampista. Nel 4-2-3-1 olandese si piazza sul centro-destra, lascia passare giusto un paio di minuti e poi è lezione di calcio. Il suo destro è un qualcosa di sublime, ma nulla in confronto a tutto il resto: ha visione di gioco, dimostra intelligenza in ogni sua giocata, detta i tempi di gioco e non sbaglia un passaggio. Inoltre non tira mai indietro la gamba, nonostante fisicamente non sia proprio un Marcantonio. E i gol? Anche quelli non mancano, come dimostrato nel 3-3 maturato contro l'Inter in un pomeriggio rovente in quel di Novarello. Forse non ne farà tanti quanto papà Ruud, ma certamente il killer instinct non gli manca affatto.
Nel frattempo la tribuna è dominata da lui, papà Ruud. Inizia a circolare la voce, dopodiché un saluto con Marco Branca - ex calciatore e dirigente dell'Inter - toglie ogni dubbio. Non che volesse passare inosservato, anzi. Dai gradoni di Novarello dà indicazioni, dispensa consigli ed è anche il primo dei tifosi. D'altronde un papà è sempre un papà, e poco importa se hai scritto la storia del calcio mondiale: se in campo c'è tuo figlio diventi automaticamente il suo primo tifoso. Chissà se il piccolo Liam, classe 2008, non possa seguirne le orme. La stoffa non gli manca, il talento pure, il sangue manco a dirlo. A lui così come a molti altri, ma poter condividere la casa con una leggenda del calcio mondiale non è roba da tutti. La prima edizione della Youth Cup sarà ricordata anche per questo. E scusate se è poco.