UNDER 15 JUVENTUS: a sinistra Marchisio, a destra Basile
Contro i fatti, contro gli almanacchi. E pure contro la storia. Se non sono diventati Campioni d'Italia è solamente per il format imposto dalla FIGC: tutto nuovo, tanto cervellotico, impossibile da apprezzare. Sul campo - quello vero, quello a undici, quello lungo 105 metri e largo 68 - hanno vinto loro. E poco importa se il cielo di Coverciano ha visto il Padova alzare al cielo il trofeo, perché la Juventus - seconda nella final four dello scorso giugno a causa di qualche sconfitta di troppo nel "calcio a 8" - ha fatto addirittura di più. In primis hanno saputo far divertire, d'altronde il calcio dei classe 2009 bianconeri era quanto di più simile ci potesse essere alla perfezione. Dopodiché, indipendentemente dal risultato, hanno riscritto la storia, visto che dalle parti di Vinovo mai si era vista un'annata di questo tipo. E di conseguenza hanno costretto a rivedere il significato di talento: vero come quello di Paonessa, genuino come quello di Elimoghale, innato come quello di Corigliano. E pure tramandato come quello di Marchisio, ma questa è un'altra storia.
Giusto qualche ora fa hanno regolato il Napoli: portandosi avanti con Elimoghale, riprendendola con Marchisio dopo un uno-due clamoroso dei partenopei, chiudendola definitivamente ancora con Elimoghale. E pure centrando la seconda vittoria consecutiva, la prima a Vinovo dopo il 2-0 firmato da Corigliano e Rocchetti all'esordio stagionale di Sassuolo. Da qui una domanda: dove può arrivare questa Juventus? La risposta è semplice: ovunque. Lo sa la dirigenza bianconera, probabilmente lo sanno anche Paonessa e compagni, ma da oggi lo sa anche tutta Italia. Sì perché nella prima selezione della Nazionale Under 15, che andrà in scena giovedì 12 al" Villaggio Azzurro di Novarello", ci sono ben sette baby juventini. Difficile, quasi impossibile trovare un aggettivo che possa andare bene per tutti. Ma sono sette: come i Re di Roma? Sì. Come le meraviglie del mondo? Pure. E se la scalata al trono è ancora un work in progress, al momento sono quanto di più simile ci possa essere alle meraviglie terrestri.
LE 7 MERAVIGLIE
Si scrive Edoardo Rocchetti, si legge Petra (Giordania). Di mestiere fa il difensore centrale, si è trasferito a Torino da pochi mesi - lo scorso anno giocava nel Perugia - e gli è bastato mettere piede a Vinovo per prendersi la maglia da titolare. Ma non solo: contro il Sassuolo è pure andato in gol, adesso arriva la grande chiamata in Nazionale. «It's a dream?» si potrebbe pensare, invece è la realtà. La prima meraviglia è lui, Edoardo Rocchetti.
Si scrive Piergiorgio Basile, si legge Grande Muraglia (Cina). E un po' come la meraviglia asiatica si innalza per difendere i confini cinesi, lui fa da schermo davanti alla difesa torinese. È un centrocampista moderno e completo: ha gamba, ha qualità, ha intelligenza. Inoltre è uno juventino doc, veste bianconero da una vita e dei classe 2009 è ormai da anni un punto di riferimento. La seconda meraviglia è lui, Piergiorgio Basile.
Si scrive Davide Marchisio, si legge Colosseo (Italia). Sì, è il figlio di Claudio. Suo padre gli ha trasmesso la passione per il calcio e l'amore verso la Juventus, il resto lo ha fatto qualcuno lassù: donandogli due piedi raffinati, un talento fuori dal comune e una capacità innata di trasformarsi in supereroe. Un esempio? Il gol segnato lo scorso febbraio al Torneo Annovazzi contro l'Albinoleffe: un colpo di tacco splendido, un gesto tecnico clamoroso. Roba per pochi, roba da maglia Azzurra. La terza meraviglia è lui: Davide Marchisio.
Si scrive Giovanni Bruno, si legge Machu Picchu (Perù). Viene da Marina di Gioiosa Jonica, ridente cittadina calabrese in provincia di Reggio Calabria, ma la sua convocazione non può essere una sorpresa. Nemmeno considerando che fino a qualche mese fa, con la maglia della Segato Caldio del presidente Agostino Cassalia, giocava nell'Under 14 Regionale calabrese. Lo voleva tutta Italia, ha scelto la Juventus e la Juventus ha scelto lui. Serve altro? La quarta meraviglia è lui, Giovanni Bruno.
Si scrive Thomas Corigliano, si legge Cristo Redentore (Brasile). Sulle spalle porta da anni la maglia numero 10, roba che sulla sponda bianconera del Po hanno visto indossare a gente come Platini, Del Piero, Pogba e Dybala. Insomma, il peso specifico non è indifferente. Così come non lo è la sua capacità di fare magie: segna, fa segnare e fa pure sognare. Corigliano è fantasia, estro, estetica. Se Marchisio è roba per pochi, lui è roba da preservare. E sì, anche roba da Nazionale. La quinta meraviglia è lui, Thomas Corigliano.
Si scrive Destiny Elimoghale, si legge Chichén Itzá (Messico). I paragoni si sprecano. Qualcuno ci vede Leao, vuoi per la fantasia, vuoi per la qualità di palleggio, vuoi per lo strapotere fisico. Altri ancora vedono semplicemente Destiny. L'ultimo degli esteti, il capitano di quella categoria di giocatori per i quali chiunque pagherebbe il biglietto. Come vedere Alcaraz a Wimbledon, oppure Verstappen a Zandvoort o Bagnaia al Mugello. Di nome fa Destiny, il che è tutto dire. E il suo destino? Semplicemente fare il calciatore. Se ci riuscirà o meno lo dirà il tempo, intanto la maglia azzurra lo aspetta. La sesta meraviglia è lui, Destiny Elimoghale.
Si scrive Riccardo Paonessa, si legge Taj Mahal, India. Qualche mese fa un gruppetto di giovani calciatori, durante la semifinale del Torneo Annovazzi contro il Milan, hanno intonato un coro per lui: «Siam venuti fin qua, siam venuti fin qua, per vedere segnare Paonessa». No, la rima non è presente e, anche canticchiandolo in testa, suona malissimo. Ma resta il pensiero, se non altro perché il bomber della Juventus - nel suo piccolo - ha dimostrato di poter entrare nel cuore degli appassionati. E chissà, magari pure smuovere le masse. D'altronde Paonessa è così: più ne vedi, più ne vuoi. E se per caso ti capita di vederlo in stato di grazia, è facile che poi non potrai più farne a meno. La numero 9 azzurra, anche questa una maglia che racconta una storia diversa in ogni suo centimetro, è lì che lo aspetta. La settima meraviglia è lui, Riccardo Paonessa.
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