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Genitori troppo violenti, la società professionistica chiude i cancelli per le partite dei ragazzi

A causa del susseguirsi di episodi di intemperanza a bordo campo, l'Olbia Calcio decide per le 'porte chiuse' ai genitori

La decisione dell'Olbia Calcio: divieto di ingresso ai genitori alle partite delle squadre giovanili

La decisione dell'Olbia Calcio: divieto di ingresso ai genitori alle partite delle squadre giovanili

'La squadra ideale è quella formata da giocatori orfani'. Questa la frase fatta a provocazione del compianto Sergio Vatta. Il mago del settore giovanile dell'allora Torino Calcio, nato a Zara nel 1937 e venuto a mancare a Trofarello, provincia di Torino, nel 2020. Nella sua carriera tantissimi i titoli giovanili vinti e tantissimi i giovani calciatori lanciati nel firmamento del calcio nazionale, per un personaggio che ha rappresentato per anni la figura del 'maestro di calcio' e dell'anti-personaggio.

Una frase diventata celebre, usata e abusata nel tempo, per descrivere il difficile, complesso e spesso non proprio sereno rapporto tra i genitori e i propri figli, giovani calciatori o calciatrici. Un detto affibbiato ogni qualvolta ci sia o ci sia stato qualche episodio non proprio piacevole avvenuto a bordo campo di partite di calcio giovanile, dalla scuola calcio ai campionati di ogni ordine, categoria e grado. E al di là del calcio. Troppo spesso identificato come 'lo sport del male' per i comportamenti non sempre idilliaci dei genitori-sostenitori a bordo campo, che negli ultimi anni si è visto 'imitare' anche in discipline insospettabili: dalla pallacanestro al volley, dalla scherma al tennis per arrivare anche alla danza.

Un rapporto difficile, complesso e complicato, a cui le società hanno provato a porre rimedio con incontri, formazione e 'carta dei diritti del bambino' ma che non sempre hanno avuto il successo e l'obiettivo sperato di limitare e cancellare episodi non proprio edificanti da parte proprio di quei genitori-sostenitori. E così, notizia fresca di queste ultime ore, c'è una società professionistica, l'Olbia Calcio, che ha deciso di prendere una posizione chiara, netta, forte. Anzi fortissima: negare l'accesso alle tribune ai genitori per assistere alle partite delle formazioni giovanili.


«Lo sport e la civiltà devono viaggiare di pari passo e partecipare ad un evento sportivo deve essere un aggregante sociale e non l’occasione per sfogarsi inveendo contro chi permette con il proprio operato che l’evento abbia luogo» le parole del Presidente Marino dell'Olbia Calcio.


Una decisione e un provvedimento che rappresenta una sconfitta per tutti e per tutto il movimento sportivo e non solo calcistico ma che non può e non deve diventare 'la formula magica' per pensare di eliminare o evitare il problema. Senza i genitori infatti, nessuna società, professionistica così come dilettantistica, potrebbe sopravvivere. Perchè sono i genitori che accompagnano i figli al campo, pagano biglietti di ingresso e quote societaria, contribuiscono spesso, con opera di volontariato, all'operatività delle società e associazioni stesse (facendo i dirigenti o prestando opera preziosa di supporto). Elementi che certamente e assolutamente non giustificano e non possono giustificare nessun tipo di comportamento fuori dalle regole ma elementi che non devono altrettanto assolutamente, racchiudere nell'etichetta di violenti, le migliaia e migliaia di genitori che seguono i propri figli nella pratica del loro sport preferito.

Una decisione quella presa dall'Olbia Calcio che rappresenta però l'ennesimo e più roboante grido di dolore e di aiuto di realtà che sempre con più difficoltà riescono a gestire, limitare e indirizzare al meglio il comportamento di alcuni genitori. Perchè, vale assolutamente la pena ricordarlo e sottolinearlo, la stragrande maggioranza dei genitori, del calcio così come di tutte le altre discipline, rappresenta il motore e il valore aggiunto del calcio e di tutti gli sport. Ma a causa di comportamenti di pochi e di alcuni, guai a criminalizzare e puntare il dito solo e soltanto sui genitori e su tutti i genitori indistintamente. Perchè i problemi, di cultura (non solo sportiva), del concetto di fair-play e del rispetto dei ruoli, non sono problematiche e tematiche che appartengono solo e soltanto ai tanto 'famigerati' genitori del calcio...


Il comunicato della società Olbia Calcio

Partite del settore giovanile a porte chiuse

Visto il susseguirsi di episodi di intemperanza e di scarso rispetto nei confronti delle terne arbitrali delle “tifoserie” sia locali che ospiti durante lo svolgimento di alcune partite del settore giovanile, la società rende nota la decisione di far disputare le prossime due giornate a porte chiuse.

L’Olbia calcio ha da sempre ribadito ai suoi tesserati e a tutti coloro che sono legati ad essi da rapporti di amicizia e/o parentela che il fair play, l’educazione e l’ospitalità sono i capi saldi dell’educazione e dei comportamenti che è tassativo tenere nei confronti degli addetti ai lavori e degli avversari.

«Lo sport e la civiltà devono viaggiare di pari passo e partecipare ad un evento sportivo deve essere un aggregante sociale e non l’occasione per sfogarsi inveendo contro chi permette con il proprio operato che l’evento abbia luogo». sono le parole del Presidente Marino. «Ovviamente non mi riferisco alla maggioranza degli spettatori che sono di fatto vittime di pochi che invece non riescono a contenersi. Certi comportamenti non sono e non saranno mai tollerati sotto la mia gestione».

Questi provvedimenti entreranno in vigore ogni qual volta ce ne sia la necessità e saranno inoltre programmati incontri e seminari con tesserati e le famiglie per ribadire loro i principi che portiamo avanti, le regole e le conseguenze.

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