Primavera 1
03 Febbraio 2024
PRIMAVERA INTER: Mattia Mosconi, talento classe 2007 nerazzurro
È venuto al mondo il 26 marzo 2007, nel classico lunedì di mezzo della sosta per le nazionali. Qualche giorno prima, il 18 marzo, l'Inter batteva l'Ascoli al Cino e Lillo Del Duca: Ibrahimovic alla seconda e festa nerazzurra. Qualche giorno dopo, l'1 aprile, l'Inter faceva cantare San Siro: prima Maxwell, poi Crespo e Parma battuto. Sì, lo stesso Parma che giusto qualche mese dopo - precisamente 398 giorni - avrebbe scatenato la furia di Ibra che, sotto il diluvio del Tardini, consegnò ai nerazzurri il sedicesimo Scudetto.
Intanto a Grosio, gioiello della Valtellina e cuore pulsante della Val Grosina, erano tutti ignari. D'altronde chi l'avrebbe detto? Chi l'avrebbe detto che, da lì a qualche anno, un paese di poco più 4000 anime avrebbe dato alla luce uno dei talenti più forti del calcio italiano? Chi l'avrebbe detto che, da lì a qualche anno, sarebbe nata una stella? E chi l'avrebbe detto che, da lì a qualche anno, il destino della piccola Grosio si sarebbe intrecciato per sempre - sì, probabilmente per sempre... - con quello dell'Inter?

FOTO: Instagram Inter
Una foto che vale più di mille parole. La maglia è quella arancione, non proprio la classica divisa nerazzurra a strisce verticali. Ma sono dettagli. Sì, solo ed esclusivamente dettagli. Sulle spalle nome e un numero, il primo in alto e il secondo poco più in basso: Mosconi 34. Roba che a Interello stanno pian piano imparando a conoscere e roba che, spoiler, è destinata a entrare in testa come una filastrocca. E potenzialmente non uscire più. «Trentatré trentini entrarono in Trento, tutti e trentatré trotterellando»? Sissignore, ma forse anche di più.
Appena dietro Issiaka Kamate, talento per definizione della Primavera di Chivu: la fascia al braccio - in assenza di Stankovic e Stabile - testimonia la stima dell'ex eroe del triplete, il sorriso racconta alla perfezione un'azione che sì, è già storia. Nulla di speciale, sia chiaro: discesa da mille e una notte del gioiello francese, rasoterra illuminante e tap-in facile facile.
Ma è stata una questione di attimi. In un attimo si è fiondato in area di rigore, in un attimo ha raccolto il pallone, in un attimo lo ha infilato alle spalle di Happonen. Come d'altronde lo era stato giusto una manciata di minuti prima, quando in un attimo ha servito ad Akinsanmiro un pallone solo da spingere in porta: un segnale, col senno di poi. E un segnale pure inequivocabile.
Quindi l'abbraccio, un po' come a dire «grazie di cuore». Poi l'esultanza, un po' come a dire «eccomi, ci sono anch'io». E ancora il boato in tribuna, un po' come a dire «forse abbiamo assistito a qualcosa di storico». Infine una decina di parole, forse undici: «Ha segnato per l'Inter, con il numero 34 Mattia Mosconi». Chi l'ha letto cantando sbaglia: nessun coro, nessun motivetto da stadio, niente di niente. Per quello ci sarà tempo, magari in un Giuseppe Meazza vestito ad hoc per le grandi occasioni. Solamente la frase che segna un prima e un dopo, la frase che rappresenta la fine di un capitolo e l'inizio di un altro. E una frase che a Grosio, il paesino di 4000 anime in provincia di Sondrio, non dimenticheranno mai. Il primo gol nel "calcio dei grandi", il primo gol in Primavera.

Ovviamente non se la dimenticherà nemmeno lui, Mattia Mosconi: lui che è nato nel cuore della sosta per le nazionali, lui che per l'Inter di chilometri ne ha fatti tanti, tantissimi - «per tutti qui chilometri che ho fatto per te» - e forse più di chiunque altro. Ma anche lui che sì, probabilmente ce l'ha nel destino. E Chivu ci ha visto lungo, eccome se ci ha visto lungo. L'esordio assoluto risale alla trasferta di Cagliari del 2 settembre, seconda giornata di campionato. Nel mezzo altri due spezzoni, rispettivamente contro Torino e Sampdoria, che hanno rappresentato le classiche tappe intermedie. Un po' come la scalata verso l'Everest, con la differenza che il suo campo base non era poi così lontano ai fatidici 8848 metri.
Intanto Zanchetta si starà sfregando le mani - d'altronde c'è o non c'è uno Scudetto di Under 18 da portare a Milano? - e con lui tutta la dirigenza di viale Liberazione, la stessa che meno di un anno fa lo ha blindato facendogli firmare il primo contratto da professionista. Il tutto sotto l'occhio attento della Nazionale, terra di conquiste del classe 2007 di Grosio fin dai tempi dell'Under 15. In fondo Mosconi è proprio così: più ne hai e più ne vuoi, più ce l'hai e più non puoi farne a meno. Con il suo mancino fatato, la tecnica sopraffina, i dribbling ubriacanti. E pure un'esultanza che sì, anche quella è già storia: mano sinistra sulla cornetta, lingua fuori e corsa pazza. Era lo stadio del Conero di Ancona, era la semifinale Scudetto di Under 17, era Inter-Fiorentina. Serve altro?