Riflessioni
13 Febbraio 2024
SERIE A • Pochi gol e poche emozioni: invertire il trend negativo per far ripartire una macchina arrugginita
Il calcio è in pericolo. Forse non in senso assoluto, ma in Italia la crisi è evidente da tempo ed è resa ancora più lampante da un dato sulla stagione in corso: la media dei gol segnati per partita è una delle più basse degli ultimi 30 anni e soltanto in 4 stagioni, a partire dal nuovo millennio, si è segnato mediamente di meno rispetto al campionato 2023-2024. Prendiamo spunto da questo interessante focus di numericalcio.it (audience Gazzetta) non tanto per concentrarci sui numeri specifici (2,535 reti a partita) ma per aprire una riflessione di più ampio respiro.
I discorsi sul livello scadente del nostro campionato sono all’ordine del giorno ma forse mai come quest’anno abbiamo cominciato ad accorgerci che in Serie A qualcosa non va per davvero. La metà delle squadre partecipanti, tra le quali anche il Torino - che con il terzo peggior attacco è addirittura decimo in classifica -, segnano meno di un gol a partita fino ad arrivare al record negativo dell’Empoli che è andato in gol soltanto 15 volte sulle prime 23 uscite stagionali. Sono dati allarmanti, soprattutto se ci poniamo questa domanda: chi, se questo trend durerà nel tempo, avrà ancora voglia di seguire il calcio italiano? La risposta è abbastanza scontata: nessuno. O meglio, qualcuno c’è. Sono quegli amanti del gioco all’antica, quei “nerd della tattica”, che godono nel vedere una squadra perfettamente messa in campo e che rende la vita impossibile all’avversario. Nulla di male, per certi versi mi ci metto anche io, dall’alto dei miei quasi 30 anni, in gran parte vissuti da appassionato-ossessionato di calcio. Più si cresce, più si apprezzano aspetti del gioco che vanno al di là della sola spettacolarità: un buon posizionamento difensivo, un giocatore che sa leggere le varie situazioni tattiche o la compattezza tra i reparti, giusto per mettere sul tavolo qualche esempio. Ma l’errore è proprio qua. Credere che il calcio sia degli addetti ai lavori, dei tecnici, dei maniaci della match analysis è il peggior danno che possiamo fare a questo sport, all’impalcatura che lo sorregge e al movimento che lo caratterizza.
Al contrario, il calcio deve essere dei bambini. Sembra una frase di circostanza ma non lo è affatto. Soltanto se i più piccoli continueranno a guardarlo con fascinazione, un mondo come quello dello calcio potrà sopravvivere nell’era digitale. Da almeno 20 anni a questa parte, le insidie e i “competitors” a livello di divertimento e intrattenimento sono aumentate a dismisura e proprio per questo il calcio non può permettersi di perdere ulteriore appeal. Se mancano i gol, mancano anche le emozioni che un bambino può provare guardando una partita. Poca emozione significa poca attrattiva e la poca attrattiva danneggia non soltanto i grandi club che guadagnano dai diritti televisivi e dal merchandising ma in primis anche le piccole società, che con meno tesserati e meno persone che frequentano gli impianti sono pian piano costrette a chiudere i battenti. Per non parlare poi del danno che viene fatto al movimento in generale: se il bacino da cui attingere talenti si restringe sempre di più, hai voglia a trovare i talenti per competere a livello internazionale! È chiaramente un circolo vizioso che coinvolge tutto il sistema, e d’altronde non ci sarà certo da stupirsi se i bambini del 2024 cercheranno di emulare Yannik Sinner invece che sognare la maglia azzurra della Nazionale 4 volte campione del mondo.
Rispetto a un campionato come la Premier League, alla Serie A manca già del tutto la bellezza degli stadi e delle atmosfere, altro elemento che incide tantissimo sull’attrattiva per i bambini. Se gli togliamo anche l’emozione dei gol, per il calcio italiano è veramente finita. Bisogna a tutti costi lavorare per invertire la tendenza.