Trofeo Italo Galbiati
10 Aprile 2024
UNDER 16, MILAN: Cullotta segna il rigore decisivo, Arnaboldi è protagonista di una prestazione sublime
Capitolo primo: due forze uguali si scontrano su un campo da calcio, la pioggia cade battente, le tribune sospirano ad ogni occasione costruita, senza che nessuna delle due squadre riesca effettivamente a prevalere. Capitolo ultimo: il Milan si stringe in mezzo al campo, tutti sulle spalle di Cullotta, l'ultimo rigorista, quello che aveva in mano il destino di tutta una storia e se l'è tenuto stretto per poterlo riscrivere a modo suo. Perdonerete lo spoiler: i rossoneri vincono la semifinale del Trofeo Italo Galbiati contro il Lecco e si vanno a prendere l'ultimo atto di quest'epica degna del miglior Omero, dove l'attende la vincitrice tra Inter e Monza. Ma, spoiler a parte, la storia - questa storia mezza favola, mezza thriller, mezza romance - merita comunque di essere raccontata, capitolo per capitolo.
Capitolo secondo: e la palla circolava come una pallina sulla roulette. Rosso o nero? O meglio, rosso e nero o bluceleste? Correva tra gli scarpini come tra le caselle della ruota della fortuna, con l’inerzia a fare da padrona, senza che il moto rotatorio uniforme accennasse a smettere. Colpi di scena improvvisi nella trama? Nel primo tempo, pochissimi. Il destino non pare voler sorridere ad una scommessa precisa su quella roulette sintetica e bagnata e ad ogni affondo rossonero risponde una qualche spinta blu e celeste. Lupo e Plazzotta da una parte, con la valida spinta di capitan Arnaboldi a gonfiare le vele dell’attacco rossonero. Dall’altra, sponda Lecco, rispondono un solido Braga, uno statuario Vitellaro e un cristallino Maddalon. Dunque nulla di fatto, nessun dado tratto, nessuna risposta dalla roulette: la saetta di Lupo, di poco alta sulla traversa, fa da chiosa alla prima frazione e manda tutti negli spogliatoi con un intonso 0-0. Vincite rimandate: il re del casinò di casa Cimiano è tutto da svelare nel secondo tempo.
Capitolo terzo: e la palla torna a circolare. Roulette più bagnata, roulette ancora indecisa: non propende per nessuno questa fortuna bendata di via Don Calabria. Sicuramente non si sbilancia per Dorascenzi e Braga, a cui un paio di centimetri negano il primo gol della partita, e sicuramente non si espone neppure per Mapelli, il cui calcio di punizione si infrange sonoro sui guantoni di Pittarella. E che dire poi di quella conclusione perfetta di La Mantia? Maddalon sembra parlare come Gandalf quando, in mezzo al ponte e sbattendo a terra il suo bastone, urla «Tu non puoi passare». E nel caso in cui non si fosse capito bene, il portierone bluceleste lo ripete anche in faccia a Pisati giusto una manciata di secondi dopo: dunque no, il Milan non può passare.
Insomma, la pallina continua a girare sulla roulette, ma non si farebbe errore più grosso a pensare che il gioco sia congelato: il Milan crea, eccome se crea. Il Lecco risponde, eccome se risponde. Dalla parte dei blucelesti la fortuna sembra abbozzare un ghigno quando un errore di gestione del centrocampo rossonero concede palla a Spreafico, ma l’ennesimo miracolo di Pittarella fa tornare seria la Dea bendata. Dea bendata che non ride a Cosi, Dea bendata che non ride a Valenta - solo davanti a Maddalon - poco più tardi. In una partita che poteva finire con 10 reti per parte - ma infondo conta tanto? Sempre di parità si sarebbe trattata - la fortuna sceglie di dare la sua ultima parola ai calci di rigore.
Capitolo quarto: si parlava di una favola cominciata con una palla che circolava senza fine su una roulette indecisa, sintetica e bagnata. Il moto rotatorio perpetuo che non si ferma su una casella fino proprio alla fine, e leggenda narra che se non ci fosse stato Pittarella a metterci un freno, quella pallina starebbe ancora girando. Ma ogni storia che si rispetti ha bisogno del suo finale, volente o nolente un punto deve arrivare. Un lieto fine? Sì per il Milan, sì per quel portiere che ha deciso tutto anche durante i tempi regolamentari, sì per l'eroe di quest'epica omerica che mette il veto al rigore tirato da Braga. No per il Lecco, no nonostante anche Maddalon avesse messo un guantone sul tiro pulito di Pinessi. Risulta fatale quel calcio alto di Cosi, che di fatto scrive "the end" in fondo alla favola bluceleste in via Don Calabria: alla fine, ma proprio alla fine, la sfera sulla roulette ha scelto sia il rosso che il nero.
LECCO-MILAN 0-0 (4-3 d.c.r)
LECCO (4-3-1-2): Maddalon, Gianola, Vitellaro, Pino, Galli, Manzinali, Braga, Dorascenzi, Spreafico, Mapelli, Braida, Romeo, Montella, Benvenuto, Hugony, Nova, Cosi. All. Vicinanza Toscano.
MILAN (4-2-3-1): Pittarella, Ferrara, Tartaglia, Lo Monaco, Arnaboldi, Cullotta, La Mantia, Pisati, Russo, Lupo, Plazzotta, Catalano, Vechiu, Nolli, Valenta, Pinessi, Borsani, Zaramella. All. Baldo.
ARBITRO: Stefano Peletti di Crema.
ASSISTENTI: Marco Peletti di Crema, Cavalli di Bergamo.