Futuro
15 Aprile 2024
EUROPA LEAGUE ATALANTA • Il classe 2002 Matteo Ruggeri, uno dei simboli del "Modello Atalanta" che ha portato fino al trionfo col Liverpool ad Anfield
Fin troppo spesso ci scervelliamo per capire quale sia la strada giusta da seguire per far rinascere il calcio italiano. E se vi dicessimo che la risposta è stata sotto i nostri occhi per anni? Ecco, forse dopo la partita di giovedì sera, molte più persone se ne saranno rese conto. Sì perché il Liverpool, uno dei baluardi della tanto osannata Premier League, ha subito una severa lezione di calcio dalla nostra Atalanta e, come se non bastasse, 2 dei 3 gol che hanno mandato ko i Reds sono stati firmati da un italiano, Gianluca Scamacca, a dimostrazione che in fondo la punta per l’Europeo forse l’abbiamo sempre avuta.
Che piaccia o meno, sono anni che la Dea è entrata di diritto a far parte di quelle che una volta venivano chiamate “7 sorelle”. Per i poco ferrati in materia, in questo gruppo rientrano le migliori squadre del nostro Paese, le più forti, le più rappresentative in Italia e in Europa. I nerazzurri, dopo anni difficili passati a lottare per non retrocedere, nella stagione 2016/17 si piazzano al 4° posto che significa Europa League. Nel 2018/19, arriva addirittura la storica qualificazione nella competizione europea più importante: la Champions League. Ma come ha fatto una squadra che è sempre oscillata tra la massima serie e quella cadetta a diventare una realtà così importante?
La rinascita dell’Atalanta inizia nel 2010 quando, l’attuale presidente Antonio Percassi, ritorna a capo della società bergamasca. Nel giro di un anno la Dea vince il campionato di Serie B e ritorna dunque nella cerchia delle prime 20 squadre in Italia. La vera svolta arriva, come anticipato, nella stagione 2016/17, con l’arrivo di Gian Piero Gasperini sulla panchina nerazzurra e in pochissimo tempo, la Dea raggiunge vette inimmaginabili grazie al suo nuovo tecnico. Il Gasp, com’è ormai soprannominato, magari può non stare simpatico a molti, ma il dato di fatto è che, negli ultimi anni, è stato uno degli allenatori più influenti e che più hanno rivoluzionato questo sport. Grazie ad un idea di calcio innovativa, ad un settore giovanile di altissimo livello, al rimodernamento delle strutture e successivamente dello stadio, l’Atalanta ha costruito le basi per quello che, quasi certamente, sarà un futuro splendente.
Gian Piero Gasperini con il fedelissimo Cristian Raimondi, prima giocatore e poi stretto collaboratore sulla panchina della Dea
Come detto, uno dei segreti dietro al successo della Dea, è il forte investimento che la società bergamasca ha fatto sui giovani. Spinazzola, Mancini, Bastoni, Caldara, Gagliardini sono solo alcuni dei ragazzi italiani cresciuti nel vivaio o lanciati dall’Atalanta in questi anni e che, chi più e chi meno, sono diventati punti fermi dei loro rispettivi club e alcuni anche della Nazionale che nel 2021 ha conquistato l’Europeo. Pensate che, nella straordinaria vittoria di Anfield, i nerazzurri hanno schierato ben 6 giocatori sugli 11 titolari, nati tra il 1998 e il 2002. Addirittura il secondo gol della Dea è stato tutto confezionato dalla coppia De Ketelaere-Scamacca, appena 48 anni in due. Ma il più rappresentativo di tutti è proprio il più giovane della lista, Matteo Ruggeri, classe 2002, che sta bruciando tutte le tappe. Lui come tanti altri giovani talenti italiani, è la prova concreta che il futuro del nostro calcio ce l’abbiamo in casa. Spesso e volentieri però, per paura di rischiare, di mettersi in discussione, si resta nella zona di comfort che tanto piace agli allenatori, che siano essi di Serie A o di Terza Categoria non c’è differenza.
Vogliamo fare un appello allora, rivolto a tutti i tecnici che stanno leggendo questo articolo: osate. Fate giocare i giovani, buttateli nella mischia e non demoralizzateli se sbagliano. Date una chance anche a chi non ritenete ancora pronto per scendere in campo, non fategli passare la voglia di giocare relegandoli in panchina. Il loro percorso di crescita potrà forse essere molto lungo, ma non tarpategli le ali. Coltivateli come si fa con i fiori più belli e fate sbocciare il loro talento. È l’unico modo che abbiamo per salvare il nostro calcio.