Trofeo Italo Galbiati
17 Aprile 2024
UNDER 16 MONZA: Fardin e Origo
E se l'avesse preso sotto braccio Italo Galbiati? Semplicemente l'uomo che contribuì alla "creazione" di un certo Zlatan Ibrahimovic. Ma non solo, anche l'uomo che chissà, magari da lassù uno sguardo in via Don Calabria l'avrà pure dato. E cosa avrebbe visto? Innanzitutto lui, Giulio Fardin: il golden boy, il predestinato, se fosse nato vent'anni fa l'ennesimo "figlioccio" di Galbiati e poi tante, tantissime altre cose. Due gol, uno dietro l'altro un po' come a dire «Milan, my name is...». E pensare che meno di un anno fa sembrava fatta per il suo trasferimento sulla sponda rossonera del Naviglio... Sì, è la classica "altra storia". Dopodiché lui, Tobias Origo: nel momento più importante (era 2-2, era puzza di supplementari) e sì, anche a lui un po' come a dire «Milan, my name is...».
Infine lui, Nicolò Ballabio: talento per antonomasia, capitano per definizione. Tra le mani il trofeo, prontamente mostrato al cielo perché sì, il suo Monza l'ha combinata grossa e si è preso, in un colpo solo: un trofeo (d'altra parte un trofeo è pur sempre un trofeo), la seconda vittoria dell'anno contro il Milan (roba per pochi, pochissimi) e ovviamente, tocca ribadirlo... tante, tantissime altre cose. Se non altro in vista di un finale di stagione che sì, potrebbe riscrivere la storia del settore giovanile magistralmente diretto da Mauro Bianchessi, immancabile in via Don Calabria in una notte che... In una notte che è tante, tantissime cose. Tra cui i legni di Pisati (un palo e una traversa), il gol della speranza di Lupo (roba che segna un prima e un dopo) e il capolavoro di Arnaboldi (per il momentaneo 2-2). Ma qualcuno ha detto "altre storie"?
Prima l'effetto visivo, poi l'effetto sonoro, infine l'effetto... come si chiama quando ti vengono i brividi? Sulla linea di centrocampo il trofeo, dannatamente bello e già iconico. Sì, come quella coppa dalle grandi orecchie. Quindi Paride Tremolada di Monza, Fabrizio Lombardo di Cinisello Balsamo e Francesco Luciani di Milano: sull'orecchio un auricolare, niente di speciale per una terna di Serie A. E poi loro, Pietro Arnaboldi e Nicolò Ballabio: un po' capitani, un po' tante, tantissime altre cose in una serata che no, probabilmente non dimenticheranno mai. Infine lei, quella musichetta da brividi: quella che racchiude sogni e speranze di intere generazioni, quella che racconta una storia diversa in ogni sua nota, quella della Champions League. Amazon Prime Video? No, 3 di Recupero. Manchester City-Real Madrid? Nah, Milan-Monza. Haaland e De Bruyne contro Bellingham e Vinicius? Meglio, Lupo e La Mantia contro Fogliaro e Fardin.
«È quasi come se avesse agito il destino», parole di Cristiano Gazzola. E sia benedetto questo fantomatico destino, in particolare quello di Giulio Fardin. Il predestinato? Sì. Il golden boy? Pure. L'uomo copertina del primo tempo? Che domande... Undici minuti, semplicemente undici minuti. E undici minuti per prendere la difesa del Milan e mettersela lì, in quella tasca destra tanto cara (ma forse neanche troppo...) alle difese di mezza Lombardia. Due gol, il primo da bomber vero (grande assist di Saitta) e il secondo... da Giulio Fardin: azione solitaria, dribbling a rientrare e pallone sul secondo palo.
Ma no, non era destino (sì, sempre lui) che tutto finisse nel primo tempo. Anche perché intanto il Milan non sta a guardare, anzi. Lì davanti Pisati e La Mantia fanno ammattire Villa e compagni, quindi Borsani e Tartaglia confezionano le prime due occasioni: uno di testa (6'), l'altro con un destro dal limite (10'). Segnali, col senno di poi. E segnali pure inequivocabili, basti pensare al palo colpito da Pisati in apertura di secondo tempo: dopo 55 secondi d'orologio, prima dell'episodio che segna un prima e un dopo. Nell'ordine Plazzotta, Pisati e Lupo: tre talenti, tre addendi che sommati portano al gol della speranza. È il minuto 12 e sì, inizia un'altra partita.
Succede tutto ciò che mente una umana può immaginare, forse pure di più. Aprono Pisati e Arnaboldi, quello del palo dopo 55 secondi e quello con la fascia al braccio: il primo colpisce un altro legno (traversa clamorosa? Traversa clamorosa), il secondo la mette all'incrocio con un destro da mille e una notte (che sia il gol del torneo?). Chiudono Raccosta e Origo, il mediano per definizione e il supereroe, di quelli con il mantello: uno apparecchia dal limite ma si arrende a Catalano (30'), l'altro trasforma in oro la triangolazione tra Cassina e Lazzareschi e sì, firma il gol vittoria (33'). È tripudio Monza, è un finale senza senso di una finale senza senso.
MONZA-MILAN 3-2
RETI: 14' Fardin (Mo), 25' Fardin (Mo), 12' st Lupo (Mi), 28' st Arnaboldi (M), 33' st Origo (Mo).
MONZA: Ballabio, Vergani, Polonioli, Raccosta, Lazzareschi, Villa, Saitta, Ballabio, Fogliaro, Fardin, Orlando, Lavezzi, Origo, Benedetti, Chincoli, Esposito, Cristiano, Falcone, Tentardini, Cassina. All. Lasalandra.
MILAN: Catalano, Nolli, Tartaglia, Vechiu, Arnaboldi, Cullotta, La Mantia, Grassini, Pisati, Lupo, Borsani, Pittarella, Lo Monaco, Ferrara, Plazzotta, Valenta, Pinessi, Russo. All. Baldo.
ARBITRO: Tremolada di Monza.
ASSISTENTI: Lombardo di Cinisello Balsamo e Luciani di Milano.