Under 16 A-B
18 Aprile 2024
UNDER 16 MONZA: Giulio Fardin, centravanti biancorosso
«Non vado a scuola, dillo pure a mio papà». Semplicemente, inesorabilmente e meravigliosamente... Giulio Fardin. Braccia dietro la schiena, medaglia al collo e un accenno di sorriso che sì, vale più di mille parole. Poi uno sguardo furbo, di quelli chiari e palesi, limpidi e inequivocabili. Genio e sregolatezza? Sì, ma più il primo (tantissimo) della seconda (in giusta dose). Insomma, manca solo il trofeo del miglior giocatore del torneo, ma chissà dove lo aveva lasciato. Un po' come la carta d'identità, disperatamente cercata durante i rigori di Manchester City-Real Madrid e prontamente trovata poco dopo. Come l'avrebbe presa papà Federico? Per intenderci, quello inamovibile nella sua decisione: «Domani a scuola ci va, ha anche l'interrogazione di matematica». Chissà, intanto il suo "vecchio" l'ha avuta vinta perché sì, Giulio Fardin a scuola ci è andato. Varcando la soglia del liceo scientifico di Busto Arsizio solamente alla seconda ora, il classico "venirsi incontro": un po' vinco io, un po' vinci tu. E affrontando l'interrogazione di matematica, ovviamente con tutto ciò che ne comporta: ansia, paura, forse pure un pizzico di insicurezza. Tu chiamale se vuoi emozioni... d'altra parte chi non se le ricorda?
Quindi il discorso intervallo. Vuoi mettere abbinare al classico cotto e fontina un bel racconto? Ma bello per davvero, magari al centro del solito gruppetto dell'ultima fila: quelli cresciuti a pane e pallone, quelli che l'ora di storia la passano su Youtube a gustarsi gli highlights del giorno prima, poco importa se di Champions League o Serie B svedese. Tutto bello, tutto bello per davvero, tutto bellissimo ma... «Non mi interessa, voglio stare a casa». Signore e signori, Giulio Fardin: un po' il golden boy, un po' il predestinato e un po' tante, tantissime altre cose. Da qui la domanda, il dubbio amletico, il quesito... vabbè, ce semo capiti. E se Giulio Fardin, il golden boy e il predestinato, fosse nato una ventina d'anni fa? Ebbene sì, sarebbe potuto essere l'ennesimo "figlioccio" di Italo Galbiati, semplicemente l'uomo che contribuì alla "creazione" di un certo Zlatan Ibrahimovic. Altra storia? Altra storia.
Sotto con le notizie ciotte per davvero. Perché sì, Giulio Fardin l'ha rifatto e sotto il cielo di via Don Calabria... niente, ha semplicemente fatto il Giulio Fardin. Niente di nuovo dal fronte talento, dunque. E niente di nuovo anche dal fronte destino, sensazioni, attimi, istanti e ovviamente, tocca ripeterlo... tante, tantissime altre cose.
Talento. Talento vero, talento genuino, talento innato. E se il premio di miglior giocatore è l'effetto, quanto fatto in finale contro il Milan è la causa. Sì, contro il Milan: quel Milan che lo voleva dai tempi della Soccer Boys, quel Milan a cui sembrava destinato. Ma tempo al tempo. Due gol, uno dietro l'altro e uno più bello dell'altro. Nel primo ringrazia Saitta, manda al bar Tartaglia e spiazza Catalano: roba da bomber, roba da bomber per definizione, roba da bomber per antonomasia. Nel secondo stringe la mano a Ballabio, si mette in tasca l'intera difesa del Milan e parte palla al piede. Quindi l'ingresso in area, infine il destro sul secondo palo: this is Giulio Fardin, what else? «Sono contento per la vittoria e per i gol. Per noi - parola di bomber - era molto importante, adesso l'obiettivo è continuare così».
Sensazioni. Sì, sensazioni di Giulio Fardin. E chi se le dimentica? Chi non le conosce? Probabilmente ancora in tanti, forse troppi. Ma mai come in questo caso tocca ribadirlo: tempo al tempo. Da quei «Boss, dammi cinque minuti e faccio gol», «Andre domani faccio gol» e «Ne faccio due, uno entro i primi 20 minuti» sono passati rispettivamente 362 e 365 giorni. Sembra ieri. A quasi un anno di distanza le cose non sono cambiate, anzi. Niente boss, niente Andre, solamente nonno Franco: il suo primo tifoso, immancabile sin dai tempi della Soccer Boys. «Giulio oggi segna, mi ha promesso che ne fa due», parola di nonno e sì, il resto è storia. Quindi la conferma di Fardin, sempre lui: «Gliel'ho detto in macchina, me lo sentivo». E tocca ribadirlo, eccome se tocca ribadirlo... Semplicemente, inesorabilmente e meravigliosamente... Giulio Fardin.
Destino, sempre e solo il destino. Tre attori, tutti protagonisti: Giulio Fardin (ovviamente), Angelo Carbone (ex responsabile del vivaio rossonero) e il Milan (no, non servono altre parole). Quindi i fatti, ovvero la doppietta nella finale del Trofeo Italo Galbiati contro il Diavolo. È la causa che lo ha portato a ricevere il riconoscimento di miglior giocatore del torneo, consegnatogli, rullo di tamburi... da Angelo Carbone. Lo stesso che, in quel fantomatico pomeriggio del 16 febbraio 2023, ancora numero uno del settore giovanile rossonero, ebbe modo di vedere da vicino le gesta di quello che, da lì a qualche mese, sarebbe diventato prima l'oggetto dei desideri del suo Milan, poi uno dei più grandi rimpianti. Insomma, il matrimonio Fardin-Milan sapeva da fare eccome, poi il colpo di scena: l'inserimento di Mauro Bianchessi, la manovra decisiva del Monza e un sorpasso che sì, probabilmente ha cambiato il destino. Sempre e solo il destino. E il futuro? Chissà...