Under 16 A-B
18 Aprile 2024
UNDER 16 MONZA: Nicolò Ballabio, capitano biancorosso
Primo step: «Hey Siri, riproduci "Freed from Desire"». Secondo step: «Hey Siri, qual è il testo?». Terzo e (forse) ultimo: «Ma dopo "Freed from Desire" (ma più comunemente "Pioli is on fire") cosa dice?». Il risultato? Un "na-na-na-na-na" ripetuto tante, tantissime volte. Forse pure troppe? Forse pure troppe. Altra storia? Altra storia.
Quarto step, l'ultimo per davvero. Siri non c'entra nulla e neppure Alexia, per buona pace sia di Apple sia di Amazon. Tocca fermarsi, pensare, spremere forte le meningi e lanciare il dado. La sorte? la sorte. Quindi la domanda, il quesito per eccellenza, l'interrogativo per definizione: a chi si riferivano? Forse a Vito Lasalandra, ben più di un semplice allenatore? Forse a Giulio Fardin, tanto golden boy quanto predestinato? Forse Tobias Origo, l'eroe che il Monza si è meritato nella notte più importante? Forse a Nicolò Ballabio, capitano... e basta, niente spoiler. Comunque sì, probabilmente era riferito proprio a lui. In ogni caso è bello pensarlo, se non altro perché sarebbe più che meritato.
Altre domande, all'incirca cinque ma forse forse anche qualcosina di più. Chi? Cosa? Quando? Perché? Dove? Sì, doveroso contestualizzare. Innanzitutto era una delle sue prime interviste e no, non è andato affatto male. Insomma, talento (talentissimo) in campo e talento (potenzialmente talentissimo, toccherà riaggiornarsi tra qualche annetto...) davanti alle telecamere. «Andre, come ho parlato?» e la risposta, ovviamente... «Perfettamente, quasi da calciatore di Serie A». Doveroso lo screen, d'altra parte non si sa mai.
Tra un commento e l'altro, dalla finalissima vinta al sogno Scudetto (piccolo spoiler), si sente quindi un coro dallo spogliatoio del suo Monza: «na-na-na-na-na» e urla varie. Cosa manca? Manca la parte prima, quel "Pioli is on fire" chiaramente trasformato in altro, forse in Nicolò Ballabio. Nientepopodimeno del capitano, nientepopodimeno di uno dei talenti più cristallini che siano mai passati per via Ragazzi del '99. Insomma, sarebbe stato un coro più che meritato.
E meritato per tante, troppe cose. Servirebbero papiri, servirebbero i rotoloni Regina... quelli che non finiscono mai. Ma forse forse è sufficiente una partita, una semplice partita anche se di semplice, stando ai fatti, c'è stato ben poco. Un po' perché dall'altra parte del campo c'era il Milan, quelli con la maglia rossonera a strisce verticali. Un po' perché era una finale, dunque una partita diversa, troppo diversa dalle altre. Un po' perché era la finale del Trofeo Italo Galbiati contro il Milan e no, non servono altre parole.
Lui era lì, come sempre. Lì sul centro-sinistra, al fianco di Villa e opposto a Lazzareschi. Lì, sul centro-sinistra a marcare stretto Borsani prima e Plazzotta poi. Lì, sul centro-sinistra un po' come Bastoni: sia dietro sia davanti, sia quando c'è da fare la guerra sia quando si possono fare magie. E che dire dell'assist a Fardin? La classica ciliegina sulla torta, la classica giocata che segna un prima e un dopo. E infine lì, sul centro-sinistra e con la fascia al braccio. Portata con mestria, portata con classe, portata con consapevolezza.
Nessun giro di parole, nessuna dichiarazione di facciata: roba rara, quasi rarissima di questi tempi. «Noi vogliamo vincere lo Scudetto». Chiaro, inequivocabile e sincero, dannatamente sincero. Ecco, a proposito di consapevolezza... E se lo dice il cap c'è da credergli, se non altro perché le sue parole sono confermate in toto dai fatti. «Siamo una grande squadra» e sì, il Monza di Lasalandra è davvero una grande squadra.
In tal senso la finale di via Don Calabria è stata in qualche modo emblematica. Monza avanti di due con Fardin, Milan di nuovo in partita con Lupo e Arnaboldi, il tutto ovviamente con i vari strascichi morali: dall'estasi alla sofferenza, dal sogno all'incubo. Ma niente paura, quella mai. «Ho sempre pensato che avremmo potuto vincere, alla fine il nostro obiettivo era chiaro fin da inizio torneo». Sempre Ballabio, sempre sincero e sì, sempre con i fatti dalla sua parte. Perché? Perché Tobias Origo, l'eroe con il mantello, andando pure contro ogni pronostico, ha evitato i supplementari (quindi anche gli eventuali rigori) portando il Monza lassù, dove tutto è più bello.
Dove tutto è più bello e pure dove Ballabio, per gli amici "Balla", ha mostrato al cielo di via Don Calabria il trofeo. Primo di tanti? Forse sì, forse no. Primo di tanto in maglia Monza? Forse sì, forse no. Primo di tanti in maglia Nazionale? Ormai è chiaro. Intanto il primo passo è stato fatto ormai da anni, vale a dire finire in cima ai taccuini per vestire la maglia Azzurra. La stessa indossata per un totale di 14 volte tra Under 15 e Under 16, dove vanta pure un numero non indifferente di gol (3, mica pizza e fichi).
Insomma, Daniele Zoratto è avvisato e sì, il messaggio è stato mandato. Guarda caso giusto qualche ora dopo la vittoria degli Azzurrini al Torneo di Sviluppo Uefa, in una selezione orfana di Ballabio ma che, con ogni probabilità, tornerà presto ad avere il suo colosso difensivo. Quello cresciuto calcisticamente all'Ac Desio, quello passato poi al Milan sotto l'ala protettiva di Andrea Biffi, quello che da cinque anni sta facendo le fortune del Monza. E quello che tra qualche anno... Niente, toccherà aspettare.