Under 18
07 Maggio 2024
UNDER 18 INTER: Matteo Lavelli, bomber nerazzurro
Era inverno, adesso è primavera. Era febbraio, adesso è maggio. Era ancora un "se", adesso è un "quando". A scanso di equivoci la notizia, confermata da più fronti e mai così vicina all'ufficialità. Matteo Lavelli, il "pocho" di Milano, firmerà il primo contratto da professionista con l'Inter. Il percorso verso la fumata bianca è ormai tracciato, tutte le costellazioni si sono allineate e le fatidiche strette di mano sono proprio lì, dietro l'angolo. Manca solo la firma? Sì, manca solo la firma. Dettaglio chiaramente non indifferente, ma tutte le strade portano al fatidico «sì, lo voglio». Arriverà? Arriverà, si parla di dettagli. Sicuramente nel giro di qualche settimana, ma probabilmente è addirittura una questione di ore. Intanto il "pocho"... niente, fa semplicemente il "pocho".
Era inverno, era febbraio, era ancora un "se" e Lavelli faceva il Lavelli: segnando gol (tanti), dando spettacolo (roba prelibata) e mandando messaggi su messaggi, uno dietro l'altro e sempre lì, sempre in viale Liberazione. È primavera, è maggio, è un "quando" e Lavelli fa il Lavelli. Ci sono i gol (tantissimi, a valanga), c'è lo spettacolo (ma quel colpo di tacco contro il Frosinone? E se solo si fosse trasformato in rete...) e quei messaggi, quelli spediti con posta prioritaria in viale Liberazione, sono giunti a destinazione. Aperti, letti e recapitati tutti, dal primo all'ultimo. Il risultato? Semplicemente tutto quello che è successo nel mezzo, tra l'inverno e la primavera, tra febbraio e maggio. L'esordio in Primavera contro la Roma, roba per pochi. Altri due spezzoni contro Frosinone e Hellas Verona, roba per pochissimi. Il primo gol tra i grandi proprio contro gli scaligeri, roba da "pocho".
Tutto in quell'esultanza. Immancabile corsa verso l'angolino, pazza proprio come l'Inter: era il primo dei cinque minuti di recupero, era il gol del vantaggio, era (apparentemente) la vittoria numero 18. Ma era anche un'illusione, vedi il definitivo 3-3 di Vermesan a tempo scaduto. Altra storia? Altra storia. Quanto conta? Il giusto, anche perché a Chivu bastava giusto un punticino per volare aritmeticamente in semifinale.
Braccia aperte, un'apertura alare degna del miglior "Airone" Caracciolo. Poi una scivolata alla Drogba, quindi l'abbraccio con i compagni. L'ultima volta che l'aveva fatta a favore di telecamere era il 21 giugno 2023, semifinale Scudetto contro la Fiorentina. Due gol, uno per ogni tempo supplementare. Da bomber vero, tratto distintivo che si porta dietro dai tempi della Vibe Ronchese. Strizzando l'occhio all'estetica, come piace a lui.
Diallo fa l'operaio. Sportellate da lotta greco-romana, gara di fisico portata a casa e uno splendido assist di testa: qualcuno ha detto lavoro sporco? Lavelli fa tutto il resto. Stretta di mano a Nwanege (liscio clamoroso), coordinazione da equilibrista e mancino rasoterra: qualcuno ha detto bomber? Il primo tra i grandi, quella cerchia ristretta in cui il "pocho" è entrato in silenzio, senza strafare. Passo dopo passo, percorrendo ogni tappa come piace a lui, lavorando e dimostrando che sì, i conti si fanno alla fine.
Era sabato, era Interello, era una splendida giornata di sole. Ma no, il weekend di Lavelli (un po' magico, un po' fantascientifico, un po' tutta una serie di altre cose) non era finito. D'altra parte si sa, i conti si fanno alla fine. E lui lo sa meglio di chiunque altro, perché dopo meno di 24 ore cosa fa? Due gol, uno in fila all'altro (nel giro di tre minuti, mica pizza e fichi) e uno più bello dell'altro. Era domenica, era Interello, era una splendida giornata di sole. Contro la Fiorentina, la stessa "purgata" due volte allo stadio del Conero di Ancona. E nel mezzo tra i sigilli Giacomo De Pieri e Mattia Mosconi, altri due talenti che l'Inter proprio non vuole farsi scappare. Coincidenze? Forse, ma intanto tirava aria di consacrazione. E pure di messaggi, altri messaggi ancora confezionati, formati e spediti. Altro? Sì, ovviamente i gol stagionali che diventano 21 tra Primavera e Under 18, ma tocca tornare tra un mesetto perché... i conti si fanno alla fine.