Roberto Samaden, Responsabile del Settore Giovanile dell'Atalanta
UNA STAGIONE DA RICORDARE Chi avrebbe mai detto che l'Atalanta U23 avrebbe fatto così tanto rumore nella sua prima stagione in Serie C? La formazione orobica, guidata con maestria e passione, ha concluso il campionato al quinto posto, guadagnandosi un meritato accesso ai playoff per la promozione in Serie B. Un traguardo che ha sorpreso molti, ma non chi conosce il lavoro certosino svolto dietro le quinte.
LA VISIONE DI SAMADEN Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell'Atalanta, è stato uno degli ospiti di spicco al Festival della Serie A, tenutosi a Parma. Durante il suo intervento, ha svelato i segreti del successo dell'Atalanta U23 e ha sottolineato l'importanza delle seconde squadre nel calcio moderno. «Avere la seconda squadra ti permette di tenere i giovani sotto controllo e di valutarne i progressi», ha dichiarato Samaden, con l'energia e la convinzione di chi sa di cosa parla.
BONFANTI E PALESTRA: GIOVANI TALENTI IN CRESCITA Samaden ha citato esempi concreti per spiegare la sua visione. «Posso parlare di Bonfanti, che ha esordito in Serie A, ma anche di Palestra. Dico che ci sono giocatori che, tenendoli all'interno del club, possono avere dei vantaggi e intraprendere un percorso positivo», ha affermato. E come dargli torto? Bonfanti è la prova vivente di come un ambiente stabile e controllato possa fare la differenza nella crescita di un giovane talento.
IL RISCHIO DEL PRESTITO Ma cosa succede quando un giovane viene mandato in prestito? «A volte per i giocatori non devi sbagliare il percorso: può capitare, magari, che vai in una squadra in prestito e ti perdi», ha avvertito Samaden. Un rischio che l'Atalanta ha saputo evitare grazie alla sua seconda squadra, permettendo ai giovani di crescere in un ambiente familiare e sotto l'occhio vigile dello staff tecnico.
L'ESEMPIO DI DI GREGORIO Samaden ha poi fatto un salto nel passato, ricordando i suoi trascorsi nell'Inter e portando come esempio il caso di Di Gregorio. «Se l'Inter avesse avuto già allora la seconda squadra, oggi magari lo avrebbe come portiere della prima squadra, perché lo avrebbe mantenuto nel suo contesto», ha spiegato. Un chiaro monito per tutti i club italiani: investire nelle seconde squadre può fare la differenza tra un talento perduto e un campione affermato.
UN NUOVO MODELLO DI ALLENAMENTO Ma non è solo questione di squadre. Samaden ha anche parlato dei metodi di allenamento che vorrebbe vedere applicati nelle scuole calcio. «Vorrei che a fine allenamento un ragazzino potesse dire se si è divertito oppure no, attraverso un'applicazione. Dai 6 ai 12 anni il gioco deve essere preponderante, con allenatori capaci di far divertire», ha detto. Un approccio innovativo che mette al centro il divertimento e la passione per il gioco, elementi fondamentali per la crescita di qualsiasi giovane calciatore.
IL FUTURO DEL CALCIO ITALIANO Le parole di Samaden sono un chiaro invito a riflettere sul futuro del calcio italiano. Le seconde squadre non sono solo un'opportunità per tenere i giovani sotto controllo, ma rappresentano anche un investimento per il futuro. «Penso che questo sia il modello di cui abbiamo bisogno in Italia», ha concluso Samaden, lasciando il pubblico con una domanda retorica che risuona come un monito: siamo pronti a fare questo passo?
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