Nazionali
11 Giugno 2024
ITALIA UNDER 17: Camarda e Mosconi
Francesco Camarda, il predestinato: figlio della periferia milanese, 16 anni lo scorso 10 marzo. Mattia Mosconi, il ragazzo d'oro: figlio della Val Grosina, 17 anni lo scorso 26 marzo. Uno gioca nel Milan, l'altro gioca nell'Inter, entrambi sono diventati Campioni d'Europa. Rossoneri e nerazzurri gongolano, l'Italia... pure. Ieri tanto, oggi tantissimo e domandi, forse forse... ancora, ancora e ancora di più.
Il suo Europeo è iniziato dalla tribuna dell’AEK Arena-Georgios Kerapatakis. Tuta Adidas, poltroncina comoda comoda e sguardo fisso su Mosconi e compagni. La numero 9 era lì che aspettava, lui era lì che fremeva. Il suo Europeo è finito sul green della Limassol Arena. Sulla spalle la numero 9, in mano un trofeo che da solo, in tutta la sua “bellezza”, racconta una storia. È quella di Francesco Camarda: il più giovane esordiente della storia della Serie A, il miglior giocatore degli Europei (primo italiano a riuscirci) e tante, troppe altre cose. Più semplicemente il predestinato. Nel mezzo un po’ di tutto, dal capolavoro contro la Slovacchia («È un gol clamoroso») al sigillo contro la Svezia (qualcuno ha detto gol da attaccante vero?), passando per il rigore decisivo contro l’Inghilterra (grande favorita assieme al Portogallo) che è valso la semifinale. Calciato con personalità, realizzato con freddezza. Roba per pochi, roba per chi ce l’ha dentro. E che il talento di Quartoggiaro ce l’abbia nel sangue è chiaro dal 10 marzo 2008. La “data zero”, quando tutto ebbe inizio. Infine la finale, la mission “impossible” diventata “possibile”. Quanto di più simile ci possa essere a un’incoronazione. L’assist per il primo ballo lo serve Cama della Roma, uno che di Re se ne intende. Dopodiché il devasto: Rui Silva al bar (colazione pagata), Edgar Mota al ristorante (menu completo “aggratis”) e destro perfetto sul primo palo. Una sequenza che andrebbe presa e studiata, capita e chissà, magari replicata? L’assist per il secondo ballo lo serve Mosconi, a sua volta pescato da Liberali: carta e penna d’obbligo, ovviamente. Altri due re, uno di Grosio (alta Valtellina) e l’altro di Lissone (Brianza).
Dovrebbero intitolargli una piazza. Tutto a Milano, tutto sulla sponda del Naviglio: per il terzo gol, quello che sembra dire «sì, ce l’abbiamo fatta». Per Camarda il quarto in cinque partite: probabilmente il finale migliore, sicuramente quello più meritato. E una volta rientrato a Milano cosa succede? Primo contratto da professionista (scadenza a giugno 2027), quattro chiacchiere con Marco Van Basten (servono davvero le presentazioni?) e quello che sì, sembra proprio un passaggio di consegne. Arriva a Casa Milan sul sedile del passeggero di un suv nero: per guidarlo dovrà aspettare almeno tre anni, due per prendere la patente e un altro per lasciarsi alle spalle i limiti legati al motore. A favore di telecamere, perché oggi più che mai è Camarda-mania. Il Milan se lo tiene stretto, l’Italia se lo coccola. E alla faccia del sopravvalutato…
È venuto al mondo il 26 marzo 2007, nel classico lunedì di mezzo della sosta per le nazionali. Per la noia dei mariti (Ikea…), per la gioia delle mogli (Ikea!). Scendeva un misto tra neve e pioggia, né carne né pesce. Intanto a Grosio, gioiello della Valtellina e cuore pulsante della Val Grosina, erano tutti ignari. D’altronde chi l’avrebbe detto? Chi l’avrebbe detto che, da lì a 17 anni, la ridente cittadina in provincia di Sondrio avrebbe avuto un proprio protetto sul tetto d’Europa? Da mercoledì non si parla d’altro. Le vecchiette sui balconi, i nonni al bar. Tutti, ma proprio tutti per Mattia Mosconi. Figlio della Val Grosina, capitano di una Nazionale che la storia l’ha stravolta, riscritta. Forse per sempre. È sufficiente una fotografia, l’istantanea principe che vale più di ogni altra parola. Medaglia al collo e mani sulla coppa, rigorosamente mostrata al cielo. È il punto più alto di un Europeo iniziato da fenomeno, proseguito da fenomeno e concluso… da fenomeno. Quell’assist per Camarda in finale dice tanto, forse tutto.
Un'asse tutta meneghina, roba capace di far drizzare persino a Luciano Spalletti. Intanto già un anno fa, in occasione della finale Scudetto di Under 17 (persa contro la Roma), si prese la scena sotto gli occhi di Roberto Mancini, all’epoca ct azzurro. E poi il gol all’esordio contro la Polonia, primo e unico del suo Europeo. E se per Camarda c’è puzza di consacrazione, per Mosconi… c’è puzza di consacrazione. Se non è il suo anno poco ci manca. L’esordio in Primavera, quel gol contro il Monza a tempo scaduto (come dimenticare la corsa pazza di Chivu?) e chissà, forse forse uno Scudetto. Se ne giocherà due, uno con l’Under 18 (in campo martedì per la semifinale contro il Genoa, anche se è più probabile un impiego in caso di eventuale finale) e uno con l’Under 17, fresco di doppietta nei quarti d’andata contro l’Empoli.