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Under 18

Segna 4 gol ma perde all'ultimo secondo, l'Inter e lo Scudetto diventato tabù: «Nessun rammarico»

I classe 2006 nerazzurri dicono addio al sogno Tricolore, il futuro di Zanchetta sarà in Primavera

UNDER 18 INTER

UNDER 18 INTER: Andrea Zanchetta, tecnico dei nerazzurri

Sembrava che tutto stesse seguendo un copione. Lì in alto un titolo diventato "must", quel "pazza Inter" che in due parole racchiude anni e anni di storie. Dalle più belle alle più brutte, ambo i lati della medaglia. Semplicemente l'Inter, prendere o lasciare.

Parte delle risposte sono racchiuse in una ventina di secondi, questione di istanti. Spinaccè-Venturini-Spinaccè, dai e vai: un paio di secondi, non di più. Poi Spinaccè alza la testa, se la sposta sul piede preferito e carica il mancino: un altro paio di secondi, al massimo qualcosina di più. Quindi il pallone che si alza, resta in aria quanto basta per poi finire lì, nell'angolo alto più lontano. Nei fatti sempre un paio di secondi, concretamente almeno il doppio. Si parla di attimi, sembra una vita. Infine quella corsa verso la panchina e quell'abbraccio con Andrea Zanchetta, diventato presto free entry. Altri attimi, questa volta finiti presto. A posteriori fin troppo. Apparentemente il lato bello della medaglia, nei fatti un'illusione.

Una mezz'oretta dopo tutte le altre risposte. Sempre questione di istanti, sempre variabili in base al sistema di riferimento. Dalla sponda nerazzurra del Naviglio è durato meno di un fulmine: il cross dalla destra di Mavraj e lo stacco di Arata, l'estasi Genoa e il triplice fischio di Guitaldi. Apparentemente il lato brutto della medaglia, nei fatti... il lato brutto della medaglia. Fattuale.

PRIME PAROLE

Cambiando nuovamente sistema di riferimento, un finale pazzesco di una semifinale storica. Altrettanto fattuale. Niente medaglie, niente di niente. Semplicemente calcio, quello definito «pazzo» da un Gennaro Ruotolo senza il minimo accenno di voce: emblematico in tutta la sua genuinità, iconico in tutto il suo essere... indimenticabile. «È stata una bellissima partita, ci sono state tantissime emozioni sia da una parte sia dall'altra». E se lo dice Andrea Zanchetta, uno che si giocava nientepopodimeno dello Scudetto, c'è da crederci.

Quindi niente copione scritto, niente lieto fine: «Abbiamo fatto tutto il possibile, dobbiamo essere orgogliosi di questo. Rammarico? Per niente, sono soddisfatto dei ragazzi - prosegue Andrea Zanchetta - perché hanno dato tutti il massimo, se non di più. Adesso sarà compito nostro stargli vicino e rincuorarli».

ALTRE PAROLE

Virgolettato, numeri. «Sono molto orgoglioso del percorso» e no, non c'è niente da obiettare. 22 vittorie, 4 pareggi, 6 sconfitte, 87 gol fatti (miglior attacco) e 38 gol subiti (miglior difesa). Tutto (quasi) perfetto. «Sono molto orgoglioso anche della prestazione» e no, non c'è praticamente niente su cui rimuginare. Forse qualche alto e basso di troppo, quindi la mancata gestione dei due gol di vantaggio maturati dopo un primo tempo pressoché perfetto. La chiave di lettura? «Abbiamo sofferto la loro fisicità, sotto questo aspetto sono molto superiori a noi». Altro dato di fatto.

Poi il coraggio: «Lo avevo chiesto ai ragazzi, sotto questo aspetto non sono mancati». E sicuramente lì davanti non è mancato, anzi. De Pieri una scheggia, Pinotti una furia, Lavelli una sentenza, Mosconi l'uomo in più. E poco dietro Venturini incontenibile, Zarate onnipresente e Zanchetta sempre prezioso, nonostante qualche responsabilità sul gol del momentaneo 1-1. Da incorniciare anche l'ingresso di Tigani, il primo a crederci e l'ultimo a mollare. Qualche difficoltà in più dietro, ma qualcuno ha detto lato brutto della medaglia? Resta comunque quell'assist magistrale di Castegnaro, le discese di Della Mora, il cuore di Garonetti e la generosità di Re Cecconi, tutt'altro che perfetto ma caparbio nello stringere i denti e cambiare ruolo. Scelta obbligata dopo gli infortuni di Chiesa e Maye, forse l'unico rimpianto che si porterà a casa Zanchetta. Discorso a parte per Zamarian, semplicemente fantastico in ogni suo intervento.

E ADESSO?

E adesso ci si lecca le ferite, qualche giorno o poco più. Il tempo di smaltire la rabbia e la delusione, null'altro. Dopodiché si penserà al futuro e quello di Andrea Zanchetta, salvo clamorose sorprese, sembra ormai definito. Sarà lui il prossimo allenatore della Primavera: proseguirà quindi con i classe 2006 e prenderà il posto di Cristian Chivu, del quale ne seguirà le orme in tutto e per tutto.

Diverse le analogie. Il salto del tecnico rumeno risale all'estate del 2021, poche settimane dopo aver perso la semifinale Scudetto contro il Genoa, laureatosi poi campione contro la Roma. La categoria? Under 18. Quello di Zanchetta si concretizzerà in circostanze pressoché identiche: Tricolore sfumato al penultimo atto e sconfitta contro il Genoa. Ovviamente in Under 18. La prima di Chivu in Primavera valse all'Inter il decimo Scudetto di categoria. E parlando sempre di analogie...

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