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Under 17 Serie C

Prende la squadra da penultima e vince uno Scudetto leggendario: «Lo dedico ai miei figli»

Giovanni Cristiano è il demone che ha portato il Renate più in alto di tutti

Giovanni Cristiano

UNDER 17 SERIE C, Renate • Giovanni Cristiano, l'allenatore del tricolore nerazzurro

Chi c'era, sa. Chi non c'era: peccato per lui. Chi ci sarà? Al momento non importa. Ciò che importa è che il Renate è Campione d'Italia ed il merito è tutto suo. Di chi? Ma come, dove siete stati nell'ultimo mese? Per i più distratti, la risposta è il personaggio del momento, Giovanni Cristiano. Il più classico degli antieroi. Non il solito profilo giovane ed arrapante (passateci il termine) che va tanto di moda quando si parla di panchine. Non l'allenatore avveniristico e cervellotico cercato dagli algoritmi delle società moderne. Tutt'altro. Cristiano - in questo momento sulla luna - ci perdonerà per la definizione, ma questo suo modo di essere "pane e salame" ci ha fatto innamorare, specialmente in un mondo in cui tutti vogliono essere cavale e bollicina. 

Da quando si è seduto lui in panchina (novembre 2022), per il Renate è cambiato il mondo. In pochi mesi ha portato le Pantere dal penultimo al terzo posto in classifica, perdendo la possibilità di fare le fasi finali solo per la differenza reti. L'anno successivo (questo) è arrivato primo a parimerito con l'Entella nel Girone A, finendo dietro ai liguri solo per gli scontri diretti. Poi, il miracolo delle fasi finali, culminato con uno Scudetto storico: «Devo ancora realizzare - le parole di Cristiano - siamo Campioni d'Italia: abbiamo fatto un'annata strepitosa. La vittoria la dedico ai miei figli Davide e Matteo».

DEMONE

Nessuno è riuscito a fermare questa squadra. Non c'è riuscita la Spal del due volte Campione d'Italia Massimo Pedriali, uno che non era mai stato eliminato prima. Due 0-0 e qualificazione portata a casa col caro e vecchio catenaccio. Non c'è riuscita l'Albinoleffe, finalista l'anno scorso, ritrovatasi clamorosamente senza mezza squadra prima dell'andata contro le Pantere. Risultato? 5-1 e ritorno che diventa una formalità. E non c'è riuscito neanche il Cesena, in semifinale, reduce da due Scudetti di fila ed una imbattibilità storica. Anche i bianconeri si sono arresi ai supplementari per via di un gol del subentrato Cante.

Per queste e per altre magie, Giovanni Cristiano si è guadagnato il soprannome di "Demone". Colui che avvicina il divino all'umano, che rende possibile anche ciò che non lo è. E non importa come: «Abbiamo sofferto tanto nel primo tempo, non mi piaceva quest'atteggiamento. Ho detto ai ragazzi che se non cambiavano marcia non saremmo riusciti a portare a casa questo Scudetto».

IMBATTIBILI

Due, i gol segnati in finale all'Ancona. Due, le costanti della stagione: la perfetta fase difensiva e l'imbattibilità casalinga. E chissenefrega se la finale era nelle Marche e per di più contro l'Ancona, se sul tabellino ufficiale compare prima il Renate la sconfitta non è prevista. Sono infatti zero le sconfitte di questo tipo in più di anno e mezzo di gestione Cristiano. E gran parte del merito va al suo poker di difesa: Ornaghi, Stagi, Napoli e Oleoni. A difendere i pali di Alfieri, che quando chiamato in causa fa la parata dello Scudetto nel recupero.

Anche se Napoli, capitano e miglior giocatore della stagione nerazzurra, stava per fare lo scherzetto a tutti quanti deviando in rete il pallone del 2-1 all'88': «Abbiamo finito ancora come migliore difesa d'Italia, ci siamo confermati in questo. Il portiere è anche stato strepitoso: quindi tanta roba». 

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