Under 17 Serie C
19 Giugno 2024
UNDER 17 RENATE: Luca Valerin, talento nerazzurro
È attonito, confuso. Sembra averlo dimenticato, poi gli occhi si spalancano. Sorride, non può nulla. «Mi sa che ha ragione...». Avrà pensato una cosa simile. Matematico. La spalle cadono giù, le braccia si allargano. «Abbiamo vinto la coppa, siamo Campioni d'Italia...». Puntini di sospensione d'obbligo, pausa di qualche secondo. Doverosa, emblematica. «Non volevo ripensarci, ecco fatto...». Altri puntini, sempre d'obbligo. E ancora un sorriso, questa volta puzza di consapevolezza. Certo di quale sarebbe stato l'argomento della seconda domanda. Matematico, ovviamente.
Nessun punto interrogativo, più una constatazione: «Sei però riuscito in quel gol». Fattuale. Un capolavoro senza eguali, apparentemente senza senso. Non se lo spiega: «È un sogno, non so che altro dire». E se un senso non lo trova nemmeno lui... Alessio Fortunato al limite dell'area, dove l'ordinario diventa straordinario. Qualche istante prima pare l'abbiano visto cinquanta metri più indietro, ma è inutile porsi domande. Federico Bassani esattamente al centro, il suo posto felice. «Ah, ma l'11 è un 2008?». Sissignore. Uno crossa, l'altro non impatta. E poi un mancino al volo. Strepitoso, leggendario. Contro le leggi della fisica, contro ogni logica. Segna, si gira e corre sotto la tribuna. Si toglie la maglia, mostra i muscoli e fa un cuore a favore di telecamera. Un nome, Luca. Un cognome, Valerin. Una storia, pazzesca. E quei video di Neymar...
L'ultimo degli esteti. Alla tavola rotonda è iscritto dal giorno in cui è nato, quel gelido martedì di gennaio. Correva l'anno 2007, il resto è storia. L'oratorio di Palazzolo, i "mondialito" con gli amici e le ginocchia sbucciate. Un must. Il grande salto al Monza, il primo vero capitolo. Poi fallimento, la migrazione di massa fino a Renate. Quindi la consacrazione, il battesimo. Una sorta di rito di iniziazione. Sotto gli occhi dell'Italia, all'ombra del suo punto più alto. L'ha raggiunto come piace a lui. Dando un senso al numero che porta sulle spalle, iconico. E lasciando spazio alla fantasia.
Sedia da gamer, scrivania, computer fisso. Sguardo attonito, quello di sempre. YouTube, barra di ricerca intasata da Neymar. "Skills and gol" e via dicendo. È bello, bellissimo immaginarlo. Strada sterrata di Mogi das Cruzes, periferia di San Paolo. Forse il "super tele", forse il "super santos". E si torna tutti bambini. La porta con le felpe, "pari-dispari" per palla o campo. Si è immaginato così. È bello, bellissimo.
«Ho passato la mia infanzia a vedere i video di Neymar». Dritto al punto, niente puntini di sospensione. Sorride, ovviamente. E chissà se per un attimo, una frazione di secondo, non sia tornato con la mente alla cameretta di casa sua. È la risposta a tutta una serie di domande. La più importante se la sono posta in Romagna, in quel di Cesena: «Ma come fa?». Chiaramente dovrà saldare ben più di qualche colazione. Valerio, Susi: quando la mancia? Un'azione mostruosa, specchio di una semifinale... mostruosa. Uno, due, tre: tutti al bar, tutti dallo psicologo. Poi Brisku lo atterra, quindi Pica fischia il rigore e Carta lo realizza. Da lì a qualche ora si sarebbe concretizzato uno dei miracoli più assurdi degli ultimi anni.
Ha poi parlato l'uccellino di Del Piero, fonte anonima: «Sai quanti rigori guadagna? Fa sempre così. Parte, ne salta due e il terzo lo atterra». Lo conferma direttamente lui: «Non lo faccio apposta, succede spesso...». Puntini d'obbligo, ancora una volta. Perché poi se la ride e con assoluta determinazione: «Se non mi buttano giù faccio gol». Semplice, pulito. E che siano benedetti quei video di O'Ney...
Chiude con i ringraziamenti. Ne avrebbe tanti, troppi. Il primo a papà e mamma, Valerio e Susi: «Sono indescrivibili, davvero. Li amo troppo, mi hanno sempre sostenuto e se sono qui il merito è loro». Infine gli amici, la crew di Palazzolo. «Sono grandi, mi hanno seguito in tv». Il suo rientro nella "city" andrebbe filmato. Forse qualche flexata con la medaglia, sicuramente qualche racconto, aneddoto e ricordo della trasferta marchigiana. Il battesimo, il rito di iniziazione. È diventato Campione d'Italia e no, non ha alcuna intenzione di fermarsi.