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Under 17 Serie C

Viene dai dilettanti, domina nei prof e vince lo Scudetto! A 17 anni diventa Campione d'Italia

L'ex Calvairate è un punto fermo del Renate e brucia già le tappe con la Primavera

RENATE UNDER 17

RENATE UNDER 17: Alessio Fortunato, ex Calva e mediano nerazzurro

«Ma quindi tu giocavi nei dilettanti?». Sorride, chiude gli occhi. Li riapre poco dopo, questione di attimi. Una frazione di secondo, quanto basta per fare un salto indietro nel tempo. Risponde in un batter d'occhio, sempre questione di attimi. «Sì, vengo dalla Calvairate». Pronto, preparatissimo. 

È un'immagine splendida. Al collo una medaglia, la più bella. Cornice d'oro, scritta emblematica: «Campione d'Italia». La porta con orgoglio, se la tiene stretta stratta in mano. Ci dormirà assieme almeno per qualche settimana, giusto il tempo per prendere coscienza di quanto fatto. Eppure, stando alle parole, sembrerebbe averlo già capito: «È un'emozione unica». Lo conferma il linguaggio del corpo. Poi ci ripensa. O meglio, si dimostra essere umano come tutti: «Però no, non me lo sarei mai aspettato». Via con l'emozione. Alla fin fine quella domanda deve averlo scosso, o quantomeno scombussolato. Ma è la verità. Alessio Fortunato, solamente un anno fa, giocava nei dilettanti. Alla Calvairate, regina di Milano est. E oggi, al primo anno con il Renate, si è laureato Campione d'Italia. Da protagonista e sempre lì, «lì nel mezzo». Altra storia, almeno per adesso.

DATE

Il 30 aprile 2023 erano lacrime. Rabbia, frustrazione, delusione. Usciva dal campo a un quarto d'ora dalla fine, espulso per doppia ammonizione nell'ultima, decisiva partita stagionale. E chissà se in quella camminata verso gli spogliatoi già immaginava che era appena finita l'ultima danza con la maglia rossoblù. Quel salto indietro nel tempo deve averlo portato proprio lì. A Ponte San Pietro, nel pieno cuore della bergamasca. La tana dell'omonima squadra, big dei dilettanti per definizione. La chiusura di una porta, l'apertura di un cerchio. La storia parla da sé.

Il 28 giugno 2024 sono lacrime. Anzi, sono lacrime sotterranee. Fuori uno sguardo fermo, fisso. Emozionato il giusto, dannatamente consapevole. Esterna poco, quasi nulla. Ma è solamente una cover, la copertina. Perché lui, solamente lui sa. Le sensazioni, quella di giocare una finale Scudetto in uno stadio da quasi 15mila posti. Le emozioni, quelle di diventare la squadra più forte d'Italia. La commozione, quella di vedere il tuo capitano alzare al cielo la coppa più bella. Rimarrà un arcano. Forse per sempre.

PAROLE E STAGIONE

In soldoni, un anno fa giocava il campionato Regionale. Ovviamente con tutto ciò che ne comporta: «Mi sono trovato benissimo nella squadra, parto da questo. Tuttavia, il livello cambia drasticamente e mi sono dovuto adattare». Parte adagio, apparentemente a rilento. Ma è la quiete prima della tempesta. «Credo di aver giocato molto bene la seconda parte di stagione». Lo dice a bassa voce, quasi timidamente. Ma è tutto vero. Ha chiuso la stagione con 33 presenze, da quei 45 minuti in casa contro il Novara (1 ottobre) ai 90 più recupero contro l'Ancona, nientepopodimeno della finale Scudetto

Nel mezzo il momento più alto per significato, se vogliamo pure più importante dell'ultimo atto di San Benedetto del Tronto. All'incirca tre minuti. Chiaramente pochi, ma allo stesso tempo abbastanza per tornare a Rozzano, il suo paese natale, e urlarlo a gran voce: «Ho esordito in Primavera». È il 27 aprile quando Gianluca Savoldi, condottiero della seconda squadra nerazzurra, lo butta nella mischia nel finale della sfida interna contro il Novara.

LO RACCONTA...

Il prossimo step? «Qualcosa di più, non mi accontento». E Luigi Susani, suo allenatore per tre anni di fila con la maglia della Calvairate, lo segue a ruota: «Gliel'ho detto a lui e lo ribadisco: lo Scudetto deve essere un punto di partenza. Ha la testa giusta e l'umiltà per fare strada, è un bravissimo ragazzo e un grande giocatore». Lo racconta chi, per l'appunto, lo conosce come le sue tasche. «Sono felice per lui, davvero. È un ragazzo che ha sempre fame, la differenza sta tutta qui». Infine spazio all'aspetto puramente tattico: «Con me ha giocato spesso in mediana, per lo più in un reparto a due. Dava garanzie in entrambe le fasi, soprattutto quando c'era da recuperare il pallone». Sempre parola di Luigi. Questa volta lo segue a ruota il suo alunno prediletto: «Posso giocare un po' ovunque, mediano o mezzala poco cambia».

Quindi i saluti, ringraziamenti qua e là. «Un grazie va sicuramente alla famiglia». Breve e conciso. È anche lo Scudetto di mamma Tiziana, papà Maurizio e Beatrice, la sorellina. È tornato nella sua Rozzano con un Tricolore e no, non esiste chiusura di percorso migliore.

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