Under 16 A-B
24 Giugno 2024
ATALANTA: Roberto Samaden, responsabile del settore giovanili
Il primo ballo della sua Atalanta l’ha seguito a distanza. La partenza a rilento, il gol di Edoardo Tartaglia. Fantasmi, incubi. Il piede sull’acceleratore, i miracoli di Alessandro Longoni. Ancora fantasmi, ancora incubi. La rimonta, il sigillo di Andrea Michieletto e i due capolavori di Isaac Isoa. Estasi, sogno. La sofferenza finale, il gol di Simone Lontani. Qualche fantasma, qualche incubo. Scacciati, rimasti nel cassetto. E mentre Alessandro Rinaldi la mostrava al cielo di San Benedetto del Tronto, Roberto Samaden era connesso in tempo reale. «Tutti in piedi sul divano»? Forse sì, forse no. Bisognerebbe chiederglielo.
L’ha vissuto a distanza, quindi. E nel Tricolore targato Alessio Gambirasio c’è tanto, tantissimo di Roberto Samaden. Un anno fa festeggiava lo Scudetto dell’Under 15 interista, quello vinto a Fermo dopo una finale da pelle d’oca contro l’Empoli. "The last dance". Connesso da remoto anche al tempo. 365 giorni dopo è ancora lassù, sul tetto d’Italia. Esattamente un anno dopo: ironia della sorte o destino? È il suo posto felice. Una bella, bellissima, straordinaria abitudine. Un vizietto che all’Inter è "costato" 17 Scudetti in 12 anni (5 finali perse), senza considerare tutti i trionfi da allenatore (l’altro ieri) e responsabile dell’attività di base (ieri). Nessuno come lui. Sicuramente prima, forse anche dopo. Poi l’addio alla sponda nerazzurra del Naviglio, quindi l’approdo a Zingonia. Un viaggetto di un’oretta scarsa. Meno di 50 chilometri, nei fatti almeno il triplo. Infine il capolavoro, il primo ballo. In un palcoscenico da urlo, in una finale da pazzi. Ieri pazza Inter, oggi e domani… pazza Atalanta. L’avversaria? Nientepopodimeno del Milan. L’altra sponda nel Naviglio, vicina di casa da sempre. La rivale di una vita.
Ironia della sorte o destino? La domanda è sempre attuale. È la ciliegina sulla torta. Il punto più alto di una prima stagione comunque da incorniciare, impreziosita anche da due semifinali: quella di Primavera (sconfitta contro il Sassuolo, laureatosi poi Campione d’Italia) e quella di Under 18 (sconfitta contro la Roma, battuta poi in finale dal Genoa dei miracoli). Ma il meglio deve ancora venire. Zero dubbi. L’estate appena cominciata sembrerebbe quella buona. Un anno dietro le quinte a "osservare", poi i colpi da novanta. Due nomi? Tiziano Polenghi e Armando Madonna. Altri due? Alex Pinardi e Giancarlo Finardi, uno arrivato lo scorso anno dalla Feralpisalò e l’altro atalantino da una vita. Sono gli altri volti di un vivaio, quello nerazzurro, che conquista il 19esimo Tricolore e no, non ha alcuna intenzione di fermarsi.
È il primo in Under 16. Considerando invece tutto il settore giovanile, un Tricolore a Zingonia mancava dal maggio 2022. Ma per quanto l'impresa di Marcello Fugazzola e compagni resti comunque da incorniciare, il peso specifico di quel trionfo (Under 13) non è minimamente paragonabile a quello di Rinaldi e compagni. Il discorso si potrebbe allargare ai due firmati Massimo Brambilla nel 2019 e 2020 (a tavolino), entrambi Primavera. Gusto opposto, significato tanto, troppo diverso.
Di tutt'altra caratura la doppietta del 2016. Sono passati otto anni, sembra una vita. L'Atalanta di Alessandro Bastoni (Under 17, classe 1999), l'Atalanta di Roberto Piccoli (Under 15, classe 2001). Bergamo capitale del calcio. Oggi come allora. Che sia l'inizio di un ciclo? Intanto il Re degli Scudetti c'è...