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Under 15 Serie C

Suo fratello è una stella dell'Inter, lui segna un rigore da fenomeno e diventa Campione d'Italia

Teo e Nico Lavelli, i fratelli del calcio e la dedica a nonno Aldo: «Questo Scudetto è per lui»

Teo Lavelli e Nico Lavelli

A sinistra Teo Lavelli, a sinistra Nico Lavelli

È una camminata che non dimenticherà mai. Una cinquantina di metri in totale, venti secondi o poco meno. Prima senza palla, libero da ogni pensiero. Forse. La trova lì per terra, poi la prende in mano. Quindi la guarda, se la studia. «È bellissima» avrà pensato. È quella di Euro 2024, uno splendore. Infine la gira. Una, due, tre volte. Se avesse potuto lo avrebbe fatto all'infinito. Arriva lì, all'altezza del dischetto. Sono undici metri, sembrano almeno il doppio. E via con i pensieri. Dieci, cento, mille. La posiziona con cura, poi fa tre passi indietro. Um, dois, tres. In portoghese, come Ronaldinho. Lo sguardo è fermo, fisso. Palma fischia, via con la rincorsa. Pulsante pausa.

A Bernareggio sono tutti in piedi sul divano. Papà Diego, mamma Martina, il fratellone Teo. Ansia, fibrillazione. E nonno Aldo era lassù. Comodo comodo, un pascià. Gambe distese, testa sul cuscino e chiappe sul divano. Non quello di Bellusco, uno giusto qualche metro più in alto. Lo sguardo è fisso giù. Scruta la terra, cerca Bernareggio. Per Diego, il figlio. Per Teo e Nico, gli amati nipoti. E un po' per tutto quello che avviene nel mondo dello sport, più che altro calcio. È un appassionato fino al midollo. Ieri, oggi, domani. Una vista privilegiata, panorama da cartolina. Se lo gode dal 12 dicembre 2021, un giorno dopo Nico avrebbe compiuto 12 anni. Oggi ne ha 14. È venuto su bene.

RIGORE

Pulsante play. Parte con il destro, il piede di tutta la sua famiglia. Questione di sangue. Prima la fine, prima i commenti. «Ma che rigore ha calciato?». Senza emoticon, senza troppi punti di domanda. Sono sufficienti le immagini. «Abbiamo detto la stessa cosa io e Teo». E poi la chiave di lettura più importante. Ironia della sorte, la più semplice. «Nel sette». E fu così che Nicolò Lavelli divenne eroe. Il pallone lì sotto, all'ombra dell'angolino in alto a destra. Il punto più alto della porta, quasi a voler grattare le pantofole di nonno Aldo. È il quarto rigore, quello che apparecchia la tavola a Federico Pozzi. Si siede. Pizza e coca, classicone. Poi dolce, caffè e amaro. Aspettando la maggiore età, ma uno ogni tanto male non fa. E il conto? Paga l'Arezzo. Il resto è storia. La Pro Sesto è Campione d'Italia.

CAMMINATA

È una camminata che non dimenticherà mai. Sempre una cinquantina di metri, qualche secondo in meno. Dieci, al massimo una quindicina. Senza palla, ovviamente. E un pensiero, solo uno. Forte, intenso. Indimenticabile. E alla fine sta tutto in quell'esultanza. Pugnetto al vento, altro classicone. Quindi un bacio al pugno destro e lo sguardo finisce lassù. Inevitabile. Perso tra le nuvole, quasi a voler cercare nonno Aldo. Forse non l'avrà visto, sicuramente l'avrà sentito. 

Il resto sta nelle parole. «Ho pensato subito a mio nonno». Si ferma, pensa. Guarda in alto, poi prosegue: «Prima di partire sono andato a trovarlo al cimitero. Teo (il fratello, attaccante dell'Inter) ci va sempre prima di giocare, io purtroppo non molto spesso». La voce si abbassa, gli occhi si bagnano. «Sono felice di essere andato a trovarlo, lo dedico a lui». Commosso. Un mix d'emozioni. E via di ricordi: «Guardava sempre le mie partite, era un super appassionato di calcio». Chiude con l'ultimo saluto: «È venuto a mancare il giorno prima del mio compleanno, è stato un momento abbastanza difficile per me». Nicolò Lavelli, 15 anni il prossimo 11 dicembre. Un talento, vero. Un guerriero, dalla nascita. Un ragazzo d'oro. Sempre.

RICORDI

Via le lacrime, via i brutti ricordi. Di nuovo nel cassetto. Nascosti ma non spariti. Spazio al sorriso. «Ma chi li tira meglio i rigori? Te oppure Teo?». Si ferma, torna serio tutto d'un tratto. I rigori sono come il fantacalcio, una cosa seria. Serissima. «Io». Breve e conciso. Stop. Se fosse stato presente, probabilmente Teo gli avrebbe risposto a tono. È Matteo Lavelli, per gli amici il "pocho". Anzi, ormai per tutta Italia. Altra storia. Gioca nell'Inter, di mestiere fa il centravanti e segna giusto qualche gol...

Intanto è 1-0 per Nico. «Adesso c'è uno Scudetto anche in casa Lavelli. È molto emozionante perché è il primo e potrebbe essere l'ultimo. Succede a pochi - ammette, la voce della verità - e per questo sono davvero molto felice». Un pensiero poi a Teo, fresco di semifinale persa contro il Genoa. E tornando indietro di un anno, rimane tuttora aperta la ferita inflitta dalla Roma il 23 giugno 2023. «Mi dispiace molto per lui, mi aiuta molto prima delle partite e lo avrebbe meritato». Frase che ne racchiude un'altra, una delle più importanti. «Prima della finale abbiamo parlato tanto. Mi ha detto di essere tranquillo e di entrare in campo con la giusta mentalità. Lui di queste esperienze ne ha già vissute parecchie». Detto, fatto. Sacco lo butta nella mischia nel secondo tempo, il resto è storia. Ancora. 

RICORDI

"«Grazie mamma, ne hai fatti due su due». La cantavano gli Articolo 31 ormai più di vent'anni fa. Nel 2002, data di uscita del singolo in collaborazione con Grido, fratello di J-Ax, i Lavelli Brothers - Matteo, il maggiore, e Nicolò, il minore - dovevano ancora venire al mondo. Anzi, probabilmente non erano neanche nei pensieri di papà Diego e mamma Martina. Rispettivamente quattro e sette anni dopo, però, le strofe dell'iconica "Due su due" si legano perfettamente alla famiglia Lavelli.".

Fattuale. Attuale. Azzeccato. Sempre insieme, sempre uno di fianco all'altro. Dall'oratorio di Bernareggio, i primi calci al pallone e chissà, magari anche le prime sfide ai rigori. 

Cane e gatto ma lo stesso modo di camminare» cantavano gli Articolo 31. La canzone è sempre "Due su due" e la strofa è nuovamente azzeccata per la famiglia Lavelli, in particolare per Matteo e Nicolò. Il loro è un classico rapporto fraterno di amore-odio: alle volte, soprattutto a casa, sono come cane e gatto; altre, specie sul rettangolo verde, sono praticamente in simbiosi.".

Ancora fattuale. Ancora attuale. Ancora azzeccato. Ancora insieme, ancora uno di fianco all'altro. Tre anni di differenza, percorsi diversi. Per Teo la Vibe Ronchese, poi il Monza, quindi il Renate e infine l'Inter. Per Nico ancora Vibe Ronchese, ancora Renate e infine Pro Sesto. Amori di mamma Martina, orgoglio di papà Diego, primavera per Aldo. Sono Teo e Nico Lavelli, i «nuovi fratelli nel pallone». E uno è Campione d'Italia.

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