Under 15 Serie C
28 Giugno 2024
UNDER 15 PRO SESTO: Simone Cellamare, talento sestese
Subito a ritroso. Un salto indietro nel tempo, dieci ore circa. Marche, Recanati, hotel La Ginestra. Giacomo Leopardi vibes. Sarà contenta Paola Bringiotti, professoressa d'italiano allo Schiaparelli Gramsci di Milano. È mattina. Sveglia 7.40, colazione 8.00 in punto. Nel mezzo il termometro sotto l'ascella, un classicone. In altre circostanze l'avrebbe avvicinato furbescamente al calorifero. Un volpone. «Sali, sali. Così non vado a scuola». Sarebbe andata più o meno così. Questa volta no. «Scendi, scendi. Così gioco la finale Scudetto». È andata più o meno così. Non è scesa, ha giocato la finale Scudetto. E l'ha vinta. Siamo tutti Simone Cellamare. «La quiete dopo la tempesta». L'epicentro Sesto San Giovanni. È il miracolo Pro Sesto.
Ancora a ritroso. Un altro salto indietro nel tempo, altre dieci ore circa. Le stesse Giacomo Leopardi vibes. Paola Bringiotti saprà già chi interrogare il 16 settembre. È sera, quindi vibrazioni all'ennesima potenza. Ed è subito «Alla Luna». 19.45 il ritrovo davanti alla hall, 20 spaccate la cena. Pasta all'amatriciana, petto di pollo e carote. Meglio del pane e nutella. «E poi vedi come corrono a mangiare». Qualche giorno prima un po' di tosse, qualche starnuto ma poco più. Poi la delibera del termometro, una sentenza: «38». Febbre a 38. Il giorno prima della partita della vita. Esistono "day before" giusto un filo migliori.
«Ci siamo un po' impasticcati». Lo dichiara apertamente. Instant, tempo zero. La faccia non è neanche così brutta. Che Dio benedica la Tachipirina. «Ho stretto di denti» e sorride, consapevole di averla combinata grossa. Perché non si è limitato a giocare, anzi. Lo ha fatto accarezzando la perfezione, piazzandosi sulla corsia di sinistra e facendo il devasto. È il suo posto felice. Svela poi l'arcano: «Mi viene spesso la febbre, ma prima di una finale così importante è stato brutto». Quindi si ferma, pancia in dentro e petto in fuori. Un soldato. «In campo non me ne sono neanche accorto, c'è l'adrenalina e quindi ho giocato tranquillamente». Eppure esiste ancora chi fa dell'umore sugli uomini e la febbre. È l'eccezione che conferma la regola.
Mamma Stefania, un'altra eccezione che conferma la regola. Niente «copriti», «stai a riposo» oppure «non osare a giocare». Un semplice via libera, luce verde. «Le avevo detto che non stavo benissimo, ma le andava bene. Ha capito anche lei l'importanza della partita». Facile che papà Carlo, presentissimo in tribuna assieme alla moglie, abbia esultato come al gol di Fabio Grosso contro la Germania nel 2006. No, questa volta niente eccezione che conferma la regola.

Continua a sorridere, poi torna serio. Prima le dediche, strizzando l'occhio a qualcuno. «È per tutti quelli che mi vogliono bene. Li ringrazio uno a uno. I miei genitori e anche i nonni». Sono Giovanni e Domenico. Poi la disamina sulla finale, vinta solamente dopo i calci di rigore: «Che dire, una partita bellissima. Combattuta, tirata. Siamo contenti di averla vita». Focus che poi passa alla stagione, un volo pindarico solo in parte: «È da inizio anno che avevamo questo obiettivo, ci abbiamo sempre creduto».
Lui e tutti gli altri, i classe 2009 di Fabio Sacco. Rimarrà per sempre un'impresa. E per Simone Cellamare il coronamento di un percorso, la tappa principe di un viaggio iniziato anni fa. Precisamente sette, il colpo di scena più importante. Addio alla Speranza Agrate, firma per la Pro Sesto. Questo ieri e oggi, ma domani? «Al momento non lo so». E poi prosegue: «Non lo so». Due volte. Scosso, probabilmente ancora febbricitante. Glielo si può concedere. Semplicemente Simone Cellamare da Brugherio.