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Under 15 Serie C

Non voleva più tirare rigori, decide la finale dal dischetto e diventa Campione d'Italia

Federico Pozzi regala lo Scudetto alla Pro Sesto con l'ultimo tiro dagli undici metri

UNDER 15 PRO SESTO

UNDER 15 PRO SESTO: Federico Pozzi, match-winner biancoblù

«Non volevo più tirare i rigori...». Parole che non ti aspetti da un ragazzo di 15 anni con tutta la carriera davanti. Scosso, traumatizzato da un errore che gli costò una semifinale. «Giocavo nell'Inter e abbiamo perso per colpa mia: avevo tra i piedi il pallone decisivo e non ho segnato». Sono passati tre anni. Chissà quante volte ci ha pensato nel tragitto dal cerchio di centrocampo a quello dell'area di rigore. Lungo, interminabile, infernale. Di fronte la possibilità di uno Scudetto storico. La curva lo sprona: «Dai Fede!». "Fede" è Federico Pozzi, centralone di oltre un metro e novanta.

Di fronte Giulio Rosi, portiere dell'Arezzo che ha parato tutto nei 100 minuti precedenti, costretto allo Scudetto dopo l'errore di Lobasso che ha condannato i suoi a rincorrere. Il tutto nello stadio Bruno Tubaldi di Recanati, in finale nazionale dopo una cavalcata lunga 10 mesi. C'è la suspence, c'è il thriller, c'è la storia. Pozzi chiude gli occhi e incrocia col destro, li riapre con una certezza: «Siamo Campioni d'Italia!». Poi la corsa, disperata, sotto la curva. Via la maglia, una mano all'orecchio e un'altra al cielo. Che buffo il destino: dalla decisione di non tirare più i rigori a decidere una finale Scudetto con un rigore leggendario. Perché a volte è bello non pensarci troppo.

RIGOR POZZIS 

«Sono veramente felicissimo...» e come potrebbe essere diversamente? Hai 15 anni e appena deciso una finale Scudetto. Con le lacrime agli occhi e la gioia nel cuore, la consapevolezza di aver fatto la storia. Federico Pozzi è un treno che passa una volta nella vita. Per Fabio Sacco, arrivato alla finale sapendo che lascerà la Pro. Per la società, che dopo la retrocessione dovrà ripartire da un settore giovanile praticamente nuovo. Per i compagni, che affidano a lui il rigore che può cambiarli la vita. Prima dell'errore di Lobasso, capitano dell'Arezzo, lo si vede sussurrare qualcosa. Ma che sta dicendo? «Ciricocho, ciricocho, ciricocho».

Il 3 calcia miracolosamente alto e gli spiana la strada: «È un rito, io sono molto scaramantico: ho pensato che se avessi detto così avrebbe sbagliato. L'ho visto fare a Lautaro ai mondiali» ammette. Sapeva che fosse l'unico modo per firmare il Tricolore. «In questa stagione, grazie ai miei compagni, sono tornato a tirarli e ho ripreso fiducia dal dischetto. Io e Ponzo siamo i rigoristi della squadra. Ho vissuto il deja-vù del rigore sbagliato con l'Inter, la tensione era alta, però...». Rosi sfiora, ma la palla entra. «Stava per prendermela...». Sospira. «Siamo Campioni d'Italia, forza Pro!». Urla. 

CRESCITA

Crescere vuol dire anche questo. Non solo fisicamente, in quello è già mostruoso: «Sono quasi un metro e novanta ma cresco ancora eh!». Ma anche di testa, di spirito. E Pozzi ha quello giusto. Sennò non decidi una finale Scudetto ai rigori. Sennò non fai 40 partite senza mai abbassare il livello. Sennò non diventi Campione d'Italia. Nasce ad Arese, ben prima del centro commerciale. È il 20 marzo 2009. Da lì a qualche ora s'innamora del pallone, il compagno di una vita. Inizia nei pulcini dell'Arese, poi la grande chiamata. «Fede, ti cerca l'Inter...». Il gioco diventa sogno, il divertimento speranza. Dopo quattro anni in nerazzurro - e quel maledetto rigore sbagliato - lo prende la Pro Sesto per fargli fare l'Under 15 Serie C. Lui non sa ancora, ma gli cambierà la vita. Sacco lo mette da subito al centro della difesa e del progetto. A fianco a lui Filippo Signore, il capitano della squadra. I due si annusano, si guardano, si studiano. Formeranno una coppia da 11 gol. La migliore d'Italia.

FINE

Il passato l'ha formato, il presente consacrato. E il futuro? «Onestamente non ne ho idea...». Il cartellino è di proprietà dell'Inter e la Pro Sesto l'anno prossimo farà l'Élite. Niente più nazionali. E infatti le sue parole sanno già di addio: «Il nostro obiettivo era arrivare agli ottavi... nessuno si aspettava tutto questo. È stato un percorso incredibile, porterò sempre tutti nel cuore. Grazie, non vi dimenticherò mai» commenta con le lacrime agli occhi e la medaglia al petto. Il Renate ci ha già fatto un pensierino... ma un difensore di un metro e novanta, che a 15 anni domina un campionato, segna 6 gol e decide una finale Scudetto dal dischetto può far gol a tutti. 

Presto lo scopriremo, intanto è ancora tempo di festeggiare. Senza scordare chi lo ha reso ciò che è oggi: «Devo ringraziare tutta la mia famiglia, quella russa e quella italiana. Mister Sacco ci ha fatto diventare una famiglia, prima di una squadra: è quello che ci ha trasmesso da inizio anno. Senza di lui tutto ciò non sarebbe stato possibile. Ci tengo anche a ringraziare una persona in particolare: Carmelo Familiari. Mi ha allenato quando ero piccolissimo ad Arese, mi ha sempre seguito facendomi fare molti allenamenti individuali dopo quelli di squadra. Credeva in me». Da un piccolo comune di Milano fino al tetto d'Italia: Federico Pozzi è nella storia della Pro Sesto. 

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