A mente fredda
01 Luglio 2024
EURO 2024 ITALIA - Un'analisi su alcuni punti da cui poter ripartire già da settembre
Minuto 98, Croazia-Italia: Calafiori conduce dentro al campo, scambia con Frattesi e poi scarica per Zaccagni che con il destro batte Livakovic. Italia dentro. Croazia fuori. "Miracolo" solo così può essere definito. Oltre al miracolo di quella gara ce n'è un altro: Germania, Francia, Portogallo, Belgio e Spagna dall'altra parte del tabellone. Ottavi di finale, Svizzera-Italia. Minuto 37. Vargas dentro per Freuler che controlla e con il sinistro batte Donnarumma. "Va bene, adesso nell'intervallo Spalletti dà la scossa e la riprendiamo". Spoiler: non sarà così. Minuto 1' della ripresa. Vargas, lasciato liberissimo, alza la testa e mette la palla all'incrocio. Non c'è più niente da dire: siamo fuori! Fuori contro la Svizzera, che ci ha dominato. Fuori senza giocare, senza anima, senza rabbia ed orgoglio.
Durante la spedizione azzurra in Germania in molti hanno provato a paragonare la nazionale vincente a Wembley a quella di Spalletti. Non c'è storia. Non si apre nemmeno il discorso per una serie di motivi. 1°, Mancini quella squadra l'ha coltivata ed allenata da tempo, perché diventa c.t. nel 2018 e la rassegna continentale si disputa nel 2021. 2°, l'entusiasmo. Il calcio è uno sport tattico, fisico, tecnico ma anche mentale. Quell'Italia comincia il suo Europeo in casa, vince 3 gare su 3 ed arriva alla fase ad eliminazione diretta col cosiddetto "vento in poppa". 3°, mancanza di leader. A questa nazionale mancano dei Chiellini, dei Bonucci, dei Verratti o dei Florenzi. Non ha colpe Spalletti, 2 di questi hanno smesso e gli altri 2 giocano poco e male rispettivamente in Qatar e al Milan.
Gli azzurri hanno due grandi giocatori: il portiere e Barella. Il problema è questo: Donnarumma diventa mvp nel 2021 in una squadra in cui doveva pensare solo a parare, in questa è capitano e di conseguenza automaticamente leader. Gigio è fortissimo e non si discute, tuttavia non è un leader, non è Buffon. Per quanto riguarda Barella, Nicolò diventa una mezzala da 70/80 milioni grazie ad una squadra, l'Inter, che fa della forza del gruppo la sua arma vincente. Una forza, unità e stabilità del gruppo che spesso proprio il sardo, soprattutto nei momenti difficili, ha rischiato di minare con le sue lamentele verso i compagni (famosissima quella contro Lukaku) e il suo atteggiamento sbagliato che dimostrano quanto non possa essere un leader.
Quante volte abbiamo sentito: "In Italia non diamo spazio ai giovani". Una marea di volte. In questa rassegna, soprattutto dopo la sfida alla Spagna, in cui tutti i 60 milioni di allenatori italiani hanno potuto vedere da vicino Lamine Yamal, si è toccato l'apice. Il problema non è lo spazio che viene dato ai giovani, il problema sta che questi, spesso, lo spazio richiesto non lo meritano. Se in Italia vi fosse uno Yamal giocherebbe sicuramente, tuttavia non esiste. Camarda? Vedremo il prossimo anno in Serie C. Bisogna meritarsi lo spazio, perché la Serie A è un campionato estremamente competitivo grazie ai tantissimi stranieri. Due dei migliori prospetti del nostro torneo nazionale: Soulé, argentino ed Yildiz, turco, nessun italiano. I nostri giovani si trovano spesso in Serie B, dove ritmi e pressione sono ben più bassi.
Nel nostro paese amiamo il calcio in maniera smisurata, molto più che da altre parti. Ma questo amore irrazionale ci porta spesso fuori strada, più che mai nell'ultimo ventennio. A differenza di altri paesi diamo troppa importanza al risultato e non al modo in cui lo raggiungiamo. Invece di lavorare seriamente sulla costruzione di una struttura solida che ci permetta di rimanere costantemente ai massimi livelli, anche le più alte cariche federali si lasciano influenzare da un singolo evento o da una manciata di partite. Torniamo indietro al 2021: Bonucci non pareggia il gol di Shaw e l'Inghilterra è campione. Sarebbe un fallimento? No. E non perché sei arrivato in finale, ma per il modo in cui ci sei arrivato: giocando un calcio maledettamente moderno e bello. Croazia-Italia: Zaccagni la mette all'incrocio, 1-1 e siamo passati. È un successo? No. Perché per come hai giocato dovevi perdere e il pareggio sposta solo sotto al tappeto le tue difficoltà. Bisognerebbe prendere la Spagna come esempio: fino al 2008 una vita senza vincere (giusto l'Europeo casalingo nel lontano 1964), ma una vita a fare calcio e a costruire i talenti del futuro.
E poi, nel nostro caso, l'esempio più lampante è Spalletti. Miglior allenatore italiano dopo aver vinto lo Scudetto col Napoli, il c.t. perfetto per il dopo Mancini e poi, dopo nemmeno un anno, quello non ne capisce più nulla e deve dimettersi. In questo fallimento annunciato sono tutti colpevoli: giocatori, allenatore, staff, lega, tifosi, stampa (in rigoroso ordine sparso). E forse proprio la scelta di non esonerare il commissario tecnico, ma di consentirgli di portare avanti il lavoro iniziato soltanto pochi mesi fa, potrebbe essere il primo passo verso la costruzione di una struttura che duri a lungo termine e dia davvero inizio a un corso nuovo. Non il solito "cambiare per dare una svolta" che poi prontamente non arriva mai. In ogni caso ora occorre rimboccarsi le maniche, perché l'ennesimo Mondiale senza la nostra amata Italia non sarebbe più accettabile.