Copa America 2024
11 Luglio 2024
COPA AMERICA COLOMBIA • Duván Zapata, l'ultimo giocatore colombiano della Serie A ad aver segnato contro l'Argentina in Copa America
Sarà Diez contro Diez. Sarà Lionel Messi contro James Rodríguez. Sarà Argentina contro Colombia, ma sarà anche molto di più. Finiscono le semifinali e ad aggiudicarsi il pass per la partita che decreterà il Campeón de America sono l'Albiceleste e i Cafeteros. Per alcuni sarà l'ultima partita con la maglia della propria selezione, mentre per altri sarà un sogno atteso durante 13 lunghi anni. Sarà il revival dell'iconico «Mira que te como hermano» andato in scena tra il Dibu Martínez e il cagliaritano Yerry Mina. Sarà la prima volta che Argentina e Colombia si affronteranno nella fase conclusiva di un torneo e per i Cafeteros rappresenta un'occasione più unica che rara, visto che l'ultima finale disputata risale a 23 anni fa, quando nel 2001 l'ex Inter Iván Córdoba e l'ex Milan Mario Yepes riuscirono nella storica impresa di portare il trofeo a Bogotá. In finale ci arrivano quindi le due Nazionali che fin qui hanno riempito gli stadi con il maggior numero di tifosi e dunque è lecito aspettarsi un vero e proprio spettacolo di colori sugli spalti dell'Hard Rock Stadium di Miami, in quel che sarà la partita dell'anno per il Nuovo Continente.
ARGENTINA CANADA 2-0
Biondo, riccio e con il mullet tipico di chi, da ormai un paio d'anni, milita in un club meridionale degli Stati Uniti. Questo, e molto altro, è Jacob Shaffelburg, l'esterno offensivo classe '99 che ha stupito un intero continente non solo per le sue buone qualità offensive, ma anche per la sua capacità di compiere spesso e volentieri la scelta giusta. Il Canada cerca di sfruttarne le caratteristiche schierando sì il suo usuale 4-4-2, ma tenendo Shaffelburg in una posizione leggermente più alta rispetto ai precedenti incontri, tant'è che dopo appena 7 minuti, quando Eustachio prova la prima verticalizzazione canadese verso una metà campo argentina deserta - l'Albiceleste parte con un atteggiamento estremamente votato all'attacco - a trovarsi uno contro uno con Molina non è uno dei due centravanti canadesi, bensì il Messi Marittimo. Shaffelburg poi è intelligente e riesce ad andare sul suo sinistro, trovando una conclusione che termina sul fondo, ma che spiega in breve come abbia impostato la gara il tecnico della Foglia d'Acero Jesse Marsch, curando attentamente la funzione di ogni suo uomo in campo, grazie anche all'esperienza maturata dopo il primo confronto avvenuto nella fase a gironi. Anche per questo il Canada riesce a mettere inizialmente in difficoltà il giro palla dell'Argentina.
C'è però, una differenza rispetto al precedente scontro: a svolgere esclusivamente la funzione di play c'è Enzo Fernández e non più Paredes, e questo permette a Mac Allister di allargarsi maggiormente sulla sinistra e di meritarsi così le attenzioni del terzino destro canadese Johnston. Quando al 22' De Paul riceve palla a ridosso della mediana e premia il taglio di Julián Álvarez alle spalle della difesa, Johnston appare infatti più preoccupato di mantenere la propria postura, forse per evitare appunto la sovrapposizione di Mac Allister, e non fa nessuna diagonale in direzione di Álvarez, mentre chi neanche si guarda alle spalle è il centrale di riferimento sul versante destro, Bombito. Julián stoppa, controlla e battezza l'uscita di Crepeau infilandogli il pallone sotto le gambe: 1-0 e tutto troppo facile, sicuramente per l'Araña, e più in generale per l'Argentina.
Il Canada riesce comunque a chiudere la prima frazione facendo alzare più di un argentino dalla propria sedia. Johnston batte un'apparente innocua rimessa laterale in zona offensiva, destinando il pallone verso un'area avversaria popolata da poche maglie rosse. Eppure, uno dopo l'altro, i giocatori dell'Albiceleste lasciano scorrere la sfera, fino a che essa non incontra l'istinto di un famelico David, che a un metro dalla porta e in posizione troppo defilata, non può che far sbattere la propria conclusione contro un onnipresente Dibu. Con un finale del genere ci si aspetterebbe dai Canucks una ripresa all'insegna dell'arrembaggio. E invece? E invece si assiste alla stesura del «The End» sul copione di questa semifinale. Passano 6 minuti e Messi pesca De Paul in area di rigore, questi si defila e arriva sul fondo, scaricando dietro in direzione proprio del suo capitano. Il pallone viene sporcato e arriva sui piedi dell'uomo argentino più «arretrato», ovvero Enzo Fernández, che dal limite dell'area apre il piattone. Sulla traiettoria Messi ci mette lo zampino e rende ancor più vano l'intervento di Crepeau.
La Pulga si sblocca, chiude definitivamente i giochi e trova la sua 14ª rete in Copa America, diventando il 2° miglior marcatore argentino nella competizione, superando José Manuel Moreno e una vecchia, dolce, conoscenza del calcio italiano: Gabriel Batistuta. Per l'Argentina arriva la 4ª finale consecutiva (Copa America 2021, Finalissima 2022 e Mondiale 2022) e, soprattutto, sarà il canto del cigno per il Fideo Di María, scoppiato in lacrime nell'interviste post-partita, confermando che questa sarà la sua ultima gara con la Nazionale. Ora di fronte alla squadra di Scaloni ci sarà un ultimo scalino: la Colombia.
In ultima istanza un pensiero per la Foglia d'Acero. Nel finale Oluwaseyi riesce a sporcare i guanti, anzi, i parastinchi, del Dibu e successivamente sempre lo stesso Oluwaseyi per poco non trova un'incornata che avrebbe quanto meno infiammato i minuti di recupero. Per giunta, nel quarto d'ora precedente al triplice fischio, arrivano prima un giallo per Koné per un fallo di reazione e poi sempre un giallo per il tecnico Marsch, attivo - per così dire - e focoso durante tutto il corso del match. Tutti segnali di una squadra viva e con ancora la possibilità di erigersi come la 3ª Nazionale migliore dell'intero continente americano, perché per quanto riguarda il solo Nord, i Canucks sono già superiori a squadre con tradizioni calcistiche ben più consolidate come Messico e Stati Uniti e sono l'anfitrione più preparato per il Mondiale del 2026. «Non andartene docile, in quella notte buona [..] Infuria, infuria contro il morire della luce» recitava la villanelle di Dylan Thomas ed il Canada non solo non se ne va docile, ma infuria, infuria eccome.
URUGUAY-COLOMBIA 0-1
Passano gli anni, cambiano i riferimenti della cosiddetta pop culture, ma nel calcio sopravvive immortale e inscindibile un matrimonio da sempre vincente, ovvero quello che nasce fra l'unione di un montaggio video con le miglior skills di un giocatore brasiliano e il tappeto musicale offerto dalla hit, sempre brasiliana, del momento. Ne fu un precursore Ronaldinho con «Mas Que Nada», lo seguì Neymar Jr. con «Balada Boa» e ora è il momento del classe 2000 Richard Ríos sulle note di «Vem Quebrando». Certo, Ríos non è brasiliano, ma la sua carriera lo vede debuttare e conseguentemente esplodere, proprio in Brasile nel 2020. Il Novio de Colombia passa infatti i primi vent'anni della sua carriera sui campi di futsal colombiani, venendo poi notato da alcuni osservatori del Flamengo proprio durante un Sudamericano Sub 20 di calcio a 5, fino ad arrivare all'attualità, dove veste la maglia e gli usi e costumi del Palmeiras. Probabilmente questo suo background è uno dei motivi per cui il tecnico Néstor Lorenzo gli affida le chiavi della mediana colombiana. Perché se dall'altra parte Bielsa rispolvera il suo caro 3-3-1-3, allora alla Colombia serve necessariamente rispondere al fuoco con il fuoco, e serve che il primo recuperatore di palla sia capace di fronteggiare il rombo aggressivo dell'Uruguay pronto a pararglisi tutt'intorno, trovandosi quindi a giocare costantemente nello stretto.
Chi quindi meglio di Ríos, uno che nello stretto ci è cresciuto. Anche grazie a questa mossa tattica i Cafeteros prevalgono sulla Celeste, rullandola per una buona mezz'ora di gioco. Quando l'Uruguay sembra voler salire in cattedra con un'inaspettata ottima partenza di uno degli uomini più in ombra fin qui per la nazionale uruguaiana, questi, s'infortuna. Rodrigo Bentancur esce, in preda alla disperazione, a seguito di un contrasto che lo porta a un problema alla caviglia. La Colombia ne approfitta immediatamente e al 39' James Rodríguez trova da calcio d'angolo il suo 6° assist nella competizione, pescando in area Jefferson Lerma che svetta sul capitano uruguaiano Giménez.
Vantaggio cafetero, dominio cafetero ed espulsione cafetera. Proprio quando la Colombia sembra in perfetto possesso della gara arriva il secondo giallo per Daniel Muñoz, che a seguito di un colpo proibito nel recupero del primo tempo manda i suoi negli spogliatoio sotto di uno. La ripresa è un'ode all'organizzazione difensiva, dove la selezione di Lorenzo si vede costretta, anche per alcuni cambi del suo stesso allenatore, ad abbandonare sempre più ogni qualsivoglia intenzione propositiva con il pallone. Spicca, nel blocco arretrato, la prestazione di un ex Atalanta, il terzino destro Johan Mojica, insuperabile e con la spavalderia sufficiente per tentare di uscire palla al piede dalla linea di fondo anche al 90'.
Ríos finisce a terra e l'arbitro non ferma il gioco. James va quindi a muso duro con il direttore e rimedia un giallo. Questo fa sì che il tecnico della Colombia preferisca concludere l'ultima mezz'ora di gioco senza il suo giocatore simbolo. Entrano anche Yerry Mina e Luis Suárez, non esattamente due maestri dell'autocontrollo e che giustamente impiegano pochi istanti per incrociarsi nel più classico dei trash-talking sudamericani. Lo stesso Pistolero finisce col prendere un palo, ma a parte questo e le 3 occasioni sciupate da Núñez nel primo tempo, per l'Uruguay lo specchio della porta rimane inaccessibile. Anzi, nel finale è addirittura la Colombia ad avere due chiari match-point con Uribe, con il primo che si perde sul fondo e il secondo che si stampa sulla traversa. Viene annunciato il recupero, trascorrono anche quegli interminabili 7 minuti e arriva il triplice fischio. I Cafeteros crollano a terra per lo sforzo fisico e mentale provocato dall'aver fronteggiato per quasi un'ora la Garra Charrua. Le lacrime non mancano, sia in campo, che nell'immediato post-partita, quando James è costretto a interrompere l'intervista. Ora di fronte alla squadra di Lorenzo ci sarà un ultimo scalino: l'Argentina.
Dopo la disfatta del Mondiale del 2022, il Loco Bielsa ha saputo animare nuovamente gli spiriti di una popolazione che, nonostante conti appena 3 milioni di abitanti, da sempre sfodera formazioni abituate a competere nell'élite del calcio internazionale. Infine, c'è la macchia gigantesca raccontata dalle accuse di Giménez, riguardo ai violenti scontri sugli spalti che hanno visto protagonisti alcuni giocatori uruguaiani e una fetta di tifosi colombiani. I fatti sono in primis lo specchio di una federazione, la CONMEBOL, che ormai da anni non ha più il controllo dei propri tornei, ma ora, in più, non farebbero altro che sommarsi alle innumerevoli problematiche legate all'impreparazione degli Stati Uniti nell'ospitare una competizione di simile portata. Campi con terreni non adatti al gioco del calcio perché pensati per altri sport, prezzi dei mezzi casualmente e drasticamente più elevati nei giorni della partite e, appunto, una mancata garanzia dell'ordine pubblico. Il tutto, in uno dei tre Paesi che dovranno ospitare la Coppa del Mondo fra soli 2 anni.