Serie C
20 Luglio 2024
SERIE C ALCIONE: a sinistra Chierichetti, a destra Piccinocchi (foto: Alcione Milano 1952)
E lì davanti c'è l'Atalanta Under 23. 36 giorni, 5 sabati, 6 domeniche (e grazie molte al calcolo automatico di Google): dopodiché si scende in campo, sulle spalle il ricordo leggero di un campionato dominato, nella testa il sogno chiarissimo (come quello del presidente Montini?) di arrivare tra i grandi del pallone nel giro di qualche anno. La scalata è cominciata tanto tempo fa, la vetta è ancora lontana ma sembra decisamente a portata ora che la si osserva con i binocoli della Serie C. E lì davanti c'è ancora l'Atalanta Under 23. Che sia solo l'inizio di un nuovo capitolo della favola targata Alcione?
Partenza, via. Pochi fronzoli, poche cerimonie, al tecnico Giovanni Cusatis non piace perdersi in convenevoli. Il 15 luglio, mentre l'ufficio stampa dà il benvenuto ai giornalisti, il campo del Kennedy è già solcato da scarpini e tacchetti: si comincia presto quest'anno, non c'è tempo da perdere. Nel mentre, dentro la sala stampa, si parla di futuro e di prospettive. Lo aveva già detto uno dei due presidenti, Giulio Gallazzi, una manciata di giorni prima: «Siamo arrivati in Serie C in tre anni, tra altri tre anni vogliamo essere in Serie B». Lo ribadisce l'altro presidente, Marcello Montini, qualche ora più avanti: «Abbiamo sempre in mente l'obiettivo di alzare l'asticella. Il campionato di Serie C è il più difficile, anche più di Serie A e B: per il momento vogliamo mantenere la categoria, questo l'obiettivo minimo. Ma non ci accontenteremo». Giocando con i fili del microfono, Montini racconta un sogno: «Giocavamo contro l'Inter: chissà, forse un giorno...». Premonizione? Quando di nome fai Alcione si sa che anche l'impossibile diventa di colpo a portata di mano.
Ma intanto, sogni a parte, c'è da lavorare. E da lavorare sodo. In campo e fuori dal campo, cercando quella sinergia di tutte le componenti che pare essere l'ingrediente necessario per una squadra vincente. C'è da gestire il mercato, con una piccola rivoluzione nel reparto offensivo da portare fino in fondo (solo Morselli confermato) e con l'arrivo di molti innesti importanti, uno su tutti l'ex difensore nerazzurro Giacomo Stabile, a creare aspettative. «Non vogliamo avere fretta, siamo al punto in cui dovevamo essere: vogliamo sbagliare il meno possibile»: parola di DS, parola di Matteo Mavilla. C'è poi da risolvere la famosa questione stadio, con Gallazzi che promette risposte rapide: al momento sono tre le ipotesi in Provincia di Milano su cui stanno lavorando i due presidenti, con Fiorenzuola a fare da back-up di sicurezza, ma ormai poco più di una soluzione temporanea («Mal che vada, farò io da spola con la mia macchina da Milano nella seconda giornata di campionato», scherza Gallazzi). Infine, c'è una squadra in gran parte rinnovata da far partire: una Ferrari, ma il riscaldamento dei motori è sempre e pur sempre una fase delicata. Un lavoro da capitano, insomma. Un lavoro da Mario Piccinocchi: «Con umiltà, mi voglio mettere al servizio dei ragazzi con la mia esperienza». E con premesse così...
E poi, c'è quella promessa che l'Alcione pare voler lanciare a tutta la Lombardia prima, e a tutta l'Italia poi. Gli orange saranno la casa dei giovani, dei talenti del calcio che non trovano spazio nei campionati superiori e - perché no? - saranno la casa per la formazione di una nuova generazione di campioni. «Abbiamo vinto la D con una delle squadre già giovani, vogliamo fare lo stesso in C: giovani e vittoria non sono antitetici. Preferiamo rischiare qualcosa di più su un giovane che andare sul sicuro su un "vecchio"». Parla Montini, risponde Gallazzi: «Vogliamo andare a posizionarci tra le squadre più giovani, vogliamo assomigliare ad un'Under 23. Terremo alta la bandiera di Milano».
Nella passata stagione la filosofia degli orange era stata piuttosto chiara, scritta nero su bianco nella casella dedicata alla data di nascita dei tesserti nelle distinte: scommettere sui giovani, lavorare, plasmarli e portarli sempre più in alto dando loro spazio nella prima squadra. Chiedetelo a Tommaso Caremoli se ha funzionato: icona del vivaio orange, a soli 18 anni si mette al braccio la fascia da capitano nell'ultima partita di campionato contro il Vado. Dunque sì, Cusatis e tutto il suo entourage hanno le idee chiare: la valorizzazione dei giovani sarà l'imprescindibile punto fermo, tanto in passato in Serie D quanto ora in Serie C. «Ci sarà grandissima unione con la Primavera di Campisi: si allenerà negli stessi orari della prima squadra per poterli avere sempre sott’occhio»: insomma, ora più che mai l'Alcione spera di trasformarsi nella via d'uscita in un sistema dove i baby talenti sono spesso bistrattati. «In Italia c'è troppo divario tra Primavera e Prima squadra». Parola di Mario Piccinocchi, parola di uno che di professionismo se ne intende giusto un pochino. La lunga storia d'amore con le giovanili del Milan è solo il primo step di un curriculum niente male che lo ha portato fino oltralpe: «Sono dovuto andare in Svizzera a giocare, nel Lugano: il divario italiano si faceva sentire. Io spero di poter dare una mano ai giovani nella mia squadra, per vederli crescere». E intanto, quatta quatta, l'Atalanta Under 23 è sempre lì davanti, che aspetta impaziente l'inizio delle danze. Tutti pronti? All'Alcione c'è voglia di cominciare.