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Gli Azzurri tornano in campo, il CT Spalletti plasma il gruppo del futuro

La prova del nove contro Belgio e Francia: la crescita non deve fermarsi ora

Gli Azzurri tornano in campo, il CT Spalletti plasma il gruppo del futuro

NAZIONALE BELGIO-ITALIA • Samuele Ricci, infortunato ma ormai parte integrante del gruppo azzurro, Lorenzo Pellegrini attualmente fuori dai convocati, Sandro Tonali tornato a essere una certezza

Uno dei momenti meno graditi da tutti i tifosi è arrivato: quello della sosta per le nazionali. Una pausa dai campionati mal digerita anche dai club, che si vedono privati dei propri giocatori con la possibilità che questi tornino con qualche acciacco di troppo. Ma questa sosta un qualcosa di positivo dovrà pur averla, e in effetti c'è, ovvero il riportare in auge il tema della Nazionale, tema che si eclissa totalmente durante la stagione, quasi come non esistesse. La stessa Nazionale che ha il potere, forse unico, di unire sotto la stessa bandiera i tifosi di ogni club, che per quelle poche volte l'anno seppelliscono l'ascia di guerra per unirsi in un obbiettivo comune. Il gruppo capitanato da Luciano Spalletti è ripartito a testa bassa dopo la cocente delusione della spedizione tedesca di Euro 2024, e se le prime uscite stagionali con Francia e Israele potevano sembrare un caso isolato per i più scettici tifosi azzurri, la sosta di ottobre non ha fatto altro che confermare i segnali incoraggianti arrivati a settembre (nonostante il pari col Belgio). Segnali che lasciano presagire un miglioramento netto a 360°. Due partite non possono cancellare anni di cocenti delusioni, ma è giusto provare a guardare il bicchiere mezzo pieno e analizzare la situazione attuale.

NUOVO GRUPPO

Le recenti convocazioni del CT azzurro, così come quelle di settembre e ottobre, sembrano tracciare una linea chiara: bisogna lasciarsi il passato alle spalle e provare a ripartire con un gruppo nuovo, che abbia voglia e ambizione, un gruppo che possa gettare le basi e perché no, arrivare ai Mondiali del 2026 con la giusta maturità e consapevolezza. Per questo spiccano i nomi di elementi come Savona, Pisilli, Okoli, Maldini, Udogie e Comuzzo, così come prima erano stati a loro volta convocati i vari Gabbia, Lucca, Colpani, Brescianini e via discorrendo. L'intenzione del CT è chiara: la Nations League deve essere territorio di sviluppo e sperimentazione, di nascita di nuove idee, idee che possano maturare nel tempo e trasformarsi in concetti di gioco da poter cucire sulla Nazionale come un vestito elegante ma allo stesso tempo comodo, che possa essere usato in ogni situazione.

Ecco perché Luciano Spalletti di volta in volta sta provando ad affidarsi alle cosiddette "nuove leve", spesso alla prima esperienza con la maglia azzurra: è giusto premiare il merito e dare spazio a chi sta dimostrando affidabilità e crescita. Nonostante spesso la Nazionale venga vista come luogo di estremo pragmatismo che non lascia spazio a teoria e progettualità, il CT sta provando ad invertire la rotta, anche e soprattutto grazie all'esperienza (traumatica, va detto) dell'Europeo giocato in Germania. E finalmente possiamo dirlo, i presupposti per divertirsi sembrano esserci tutti: da una difesa ormai consolidata che vede Buongiorno e Bastoni come cardini (in attesa del rientro del lungodegente Calafiori) e il progressivo inserimento di nuovi elementi quali Savona, Comuzzo, Gabbia e Okoli, passando per un centrocampo di sostanza ed esperienza capitanato da Tonali, Barella e Frattesi, in attesa che i vari Fagioli, RicciRovella si impongano come certezze.

La vera "prova del 9" sarà indubbiamente quella dell'attacco: zona del campo che ha evidenziato più di tutte negli ultimi anni la carenza del cosiddetto "talento puro" e che ha visto susseguirsi innumerevoli attaccanti, nessuno capace di lasciare l'impronta che ci si aspettava in termini di reti e prestazioni. Riusciranno Moise Kean e Mateo Retegui ad invertire il trend negativo? I loro numeri parlano chiaro, pochi attaccanti Italiani negli ultimi anni sono partiti così bene, la loro crescita non solo tattica ma anche attitudinale è evidente: l'ex Genoa si sta dimostrando una sentenza sotto porta, mentre Kean sembra aver finalmente trovato la sua dimensione a Firenze, e un attaccante con le sue caratteristiche può tornare davvero utile. Lo stesso Spalletti ha ormai abbracciato del tutto la difesa a 3, sfruttando la propulsione offensiva dei "quinti" Dimarco e Cambiaso, senza però rinunciare al controllo del gioco: in questo senso l'Italia sembra essere un ottimo ibrido, capace di dominare il gioco con buoni palleggiatori ma allo stesso tempo di ripartire in velocità sugli esterni e dare profondità sfruttando le caratteristiche di Kean.

LA NASCITA DELLE UNDER 23 TRA I PROFESSIONISTI 

Inutile nascondersi, quando le cose vanno male (e purtroppo per noi sono spesso andate male in questi ultimi anni) si dà un po' la colpa a tutti per non darla a nessuno. E dunque via di "sistema da rifondare", di "troppi stranieri nei nostri campionati" e soprattutto di "in questo paese non si valorizzano i giovani". La nascita delle Under 23, le cosiddette "seconde squadre" prova ad invertire la rotta e iniziare la tanto agognata valorizzazione dei giovani prospetti, aiutandoli ad interfacciarsi con una realtà importante come quella della Serie C. Giocare tra i professionisti è sicuramente formativo sotto ogni aspetto, denota senso di responsabilità, ma spesso non basta: ad oggi sono solo 3 le squadre del nostro calcio ad avere le Under 23 ovvero Milan, Juventus e Atalanta. I bianconeri negli anni hanno confermato la bontà del progetto aggiudicandosi una Coppa Italia Serie C e qualificandosi svariate volte ai play-off, mentre per le due squadre lombarde, nate da molto meno (2023 Atalanta Under 23 e 2024 Milan Futuro) c'è ancora da attendere, anche se i bergamaschi al loro primo anno sono riusciti a centrare il 5° posto che gli ha permesso di prendere parte ai play-off. Spesso le rose abbondano di giovani ragazzi italiani, ma sono pochi quelli che effettivamente riescono a fare il salto di qualità e lasciare un'impronta importante nel nostro calcio, il che apre ad un dibattito oggi sempre più vivo: è giusto dare spazio a "squadre riserve" di team blasonati e togliere spazio a realtà provinciali con dietro una tradizione pluridecennale? Il dilemma è aperto e servirà tempo per avere una risposta esaustiva.

 

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