Il Pungiglione
18 Novembre 2024
Aldo Biscardi con il suo "Processo del lunedì" è stato per anni l'emblema del giornalismo sportivo che dava facili giudizi a risultati acquisiti
Il lunedì per tutti i lavoratori è il primo giorno di una settimana faticosa, dove fino a tarda mattinata non si rivolge la parola a nessuno, tutti con il muso lungo, pronti ad aggredire il malcapitato di turno. Nel calcio invece no, ci sono dei lavoratori per i quali il lunedì è il più bel giorno della settimana. Essi fanno a gara a chi diventa prima degli altri docente di tecnica calcistica, preparatore atletico (con tipiche frasi come “la squadra corre poco e male”), tattico, match analyst, statistico, ma soprattutto allenatore.
Queste categorie privilegiate quali sono? Sono le prime firme dei giornali sportivi più importanti, gli ex calciatori trasformati in opinionisti, o le prime voci delle televisioni distribuite sui vari canali e sulle radio. Tutti questi lavoratori diventano fenomeni il lunedì dopo che si sanno già i risultati delle partite. Come ho già scritto in altri articoli su queste colonne e in generale su Sprint e Sport, il Risultato è un mostro che nel calcio si diverte, è un bugiardo, tradisce e il lunedì gioisce nel vedere fare marcia indietro chi spavaldamente ha espresso giudizi con la sicurezza di un profondo intenditore di calcio prima della disputa di una partita sul campo.
Il Risultato si vendica, non sopporta le tavole rotonde di coloro che pensano di saper tutto di questo sport, guarda caso sempre dopo che i fatti poi sono già successi e parlare diventa facile. Un esempio particolarmente calzante di questi tempi: Spalletti, poco prima invitato a dimettersi per la disfatta dell’Europeo 2024 in Germania, ritorna improvvisamente a essere definito un genio dopo avere battuto la Francia e Israele in settembre. Al lunedì il “noi lo avevamo detto” è sulla bocca di tutti, i moduli di gioco vengono sparati a raffica come se fossero quelli a decidere le sorti di una partita, le strategie tattiche e le percentuali di pericolosità della squadra che ha vinto diventano cose logiche, sapute, vincenti apriori. Agli sconfitti invece si trovano errori tecnici come se piovesse, carenze motivazionali, nemmeno una variante azzeccata dall’allenatore perdente, messo alla porta girevole dell'hotel “Esonero”, che ovviamente è aperto tutto l'anno ventiquattrore su ventiquattro.
La domenica al campo, o davanti alla televisione, giocano tutti in difesa, fanno catenaccio in silenzio ,sono tutti in attesa di 1, X o 2, e poi eccoli partire in contropiede - tattica sempre vincente - e raggiungere a fine partita i computer per scrivere (chi fa il giornalista), o gli studi televisivi (chi fa l’opinionista) per farsi tutti belli delle conoscenze e i segreti di chi per ha già con in tasca il Risultato. Il calcio, si sa, è un gioco di squadra, l'importanza del collettivo è sulla bocca di tutti, le varianti, le mosse degli allenatori, le sostituzioni sono azzeccate per chi vince, sbagliate o tardive per chi perde. Il Risultato però è sempre in agguato, e i Brera, i Biscardi, i Mosca (“Ahhh come gioca Del Piero”) di oggi sanno che fare un gioco collettivo e di squadra può significare essere dominanti ma non è per forza di cose indice di vittoria. Un editoriale scritto prima della fine delle partite potrà essere rovinato dal Risultato, il quale punisce i saputelli presuntuosi attraverso il manifestarsi di una giocata di classe di un qualsiasi giocatore talentuoso, che con una prodezza personale va in gol sparigliando le carte in tavola della tattica e delle strategie e rovinando cos la festa s chi ha espresso o scritto dei giudizi prima della fine di una gara. Tutti gli addetti ai lavori che vivono di calcio difendono la loro professione di esperti benedicendo il lunedì, il giorno che a loro evita esoneri di massa dalle testate giornalistiche sportive e dalle reti televisive per scarse competenze tecniche.