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Il Pungiglione

Possesso palla e gioco di squadra non fanno carriera

Il Tiki Taka nacque negli anni '70 e fu un'idea tutta italiana per fare di necessità virtù

Possesso palla e gioco di squadra non fanno carriera

IL PUNGIGLIONE • Corrado Viciani, qui con dietro il mitico Giorgio Ferrini del Torino, introdusse il concetto della costruzione dal basso con la sua Ternana di "asini" calcistici

Il concetto che se fai un passaggio di cinque metri hai meno probabilità di sbagliare che se fai un lancio lungo, è stato fatto entrare in tutte le teste, anche in quelle che operano nei settori giovanili e scuole calcio. Il gioco corto, la melina, il tiki taka, il palleggio, il torello, la costruzione dal basso (che personalmente chiamo auto-distruzione-dal-basso) imperversa in tutte le categorie dai più piccoli ai più grandi, professionisti o dilettanti che siano. Anche nelle gare della scuola calcio, il povero portiere che con la palla tra le mani cerca qualcuno, saltella, aspetta che si smarchi, quando la dà, o sbaglia lui, o chi la riceve, ed è gol, i rimproveri dell'allenatore si fanno sentire, i bambini si incolpano uno con l'altro.

Nel calcio, i responsabili tecnici, i docenti dei corsi per allenatori, i laureati in scienze motorie (ormai tutti inseriti come mister o come preparatori atletici nel mondo del calcio), cercano - purtroppo - di far passare il concetto che il gioco è bello solo quando è corto, non importa in che società lavori, chi alleni, l'età dei bambini, (la teoria del “prima è meglio” spopola), il rapporto che hanno i tuoi calciatori con la palla, quanti allenamenti fanno, il grado della loro bravura: dalle panchine si sentono tutti Guardiola, e invece di lasciar dare libero sfogo ai loro giocatori, li incitano al possesso corto, ad un mantenimento insignificante del pallone. Essi guidano le menti dei loro allievi con gli “scarica dietro, falla girare, ricevi e rigiocala subito, dai e vai, non rischiare, dalla al portiere che te la ridà, non giocarla lunga come te lo devo dire!”. Per i giovani allenatori conta mantenere il possesso palla, iniziare dal basso, non avventurarsi mai in giocate complicate: lanci, dribbling fintati, lunghi percorsi con la palla, atteggiamenti egoistici rovinano il loro gioco di squadra, il collettivo, moduli e tattica per questi bravi teorici indottrinati da corsi, trattati, relazioni scritte da chi come loro dopo solo qualche anno scrive libri cambiando a volte anche la terminologia del nostro glossario calcistico. Questo vale per chi lavora nei settori giovanili e predilige l'insegnamento del possesso palla, l'uscita sempre e comunque dal basso, fare del passaggio la propria bandiera di modernismo credendo così di costruire ragazzi di prospettive future importanti.

Ma segnalo che ciò moderno non è. Nel 1971 uno sconosciuto ai più di allora, un certo Corrado Viciani, portò in Serie A la Ternana con il gioco corto. Ecco cosa ebbe a dire a chi chiedeva spiegazioni di tale tattica allora mai vista su un campo di calcio tra professionisti in Italia: semplice racconta, era l'unico modo di fare giocare la mia squadra, una squadra di asini, costruita con gli scarti degli altri, in cui di campioni non c’era neanche l'ombra. Allora che fare? Gioco corto, semplice, che consisteva in una fitta ragnatela di passaggi brevi, dosati, tra giocatori che correvano e si smarcavano uno vicino all'altro scambiandosi ruoli e posizioni, avvicinandosi così tutti insieme in zona gol. A questo punto il moderno, i'innovativo di oggi del possesso palla, l'uscita dal basso, il gioco tra le linee, tanti uomini vicino alla palla non è altro che un fac-simile dell'inventore del possesso corto Corrado Viciani il quale insegna a chi lavora con i giovani di non formare solo degli asini dal passaggio corto facendo passare per incapace chi ha idee diverse, chiamandoli: vecchi, superati, nemici del bel gioco.

A chi insegna ad invadere velocemente le zone “POMO” acronimo di Posizioni di Massima Opportunità (come già scrissi in un precedente articolo) con verticalizzazioni improvvise raggiungendo le zone gol, dove fisicità, tecnica, gioco, si mettono a confronto, preparando così i giovani ad un calcio universale dove nelle aree di rigore si formano bravi professionisti, campioni, fuoriclasse. È da lì, distanti dalla propria porta, che i tifosi vogliono allontanarsi in fretta anche con lanci lunghi mirati, alla ricerca di combinazioni di gioco che portano al gol (l'unica cosa che conta). Bravo Viciani, hai inventato tu il Tiki Taka, con il tuo passa e ripassa, il gioca e rigioca corto del pallone, e in più, studiandoti, hai rafforzato ancora di più le idee del sottoscritto, che sostiene da sempre che sono i giocatori e non gli allenatori a fare la differenza. Tu me lo hai dimostrato: infatti,l'anno dopo in Serie A con i tuoi soliti asini, come tu li hai benevolmente definiti, siete subito retrocessi di nuovo in Serie B.

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