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Snobbato in Italia, l'ex Milan fa sfracelli nello Stato di 10 milioni di abitanti: miglior giocatore in Serie A!

Dalle difficoltà ad emergere in Serie B e in Serie C ad un'avventura fantastica oltre il confine

UJPEST - RICCARDO PISCITELLI

Riccardo Piscitelli ha giocato nelle giovanili del Milan dal 2003 al 2012 per poi scendere in Serie C e infine trovare la sua dimensione ideale all'estero

Chi avrebbe mai immaginato che un portiere italiano, cresciuto all'ombra della Madonnina, avrebbe trovato la sua consacrazione calcistica tra le mura di Budapest? Eppure, Riccardo Piscitelli, classe 1993 di Vimercate, con la sua storia di costanza e talento, dimostra che il calcio è un gioco di opportunità e di seconde chance. Praticamente snobbato in Italia a livello di calcio professionistico, ad eccezione di un paio di annate con alterne fortune, è infatti diventato il miglior giocatore della Serie A in Ungheria nella prima metà di campionato.



DALLE GIOVANILI DEL MILAN ALLA SERIE A: UN VIAGGIO TRA ALTI E BASSI
Riccardo Piscitelli inizia il suo viaggio calcistico a soli 10 anni, quando entra a far parte delle giovanili del Milan nel 2003. Un percorso che, come spesso accade, è fatto di sogni e speranze, ma anche di sfide e sacrifici. Dopo quasi un decennio in rossonero, nel 2012, Piscitelli si sposta in prestito alla Carrarese, segnando il primo passo fuori dal nido milanista. Nel 2013, il portiere viene ceduto al Benevento, una squadra che all'epoca militava in Lega Pro. Qui, il classe 1993 vive da protagonista l'ascesa del club campano, che in 2 anni riesce a guadagnarsi un posto nella Serie A con un doppio. Tuttavia, il suo ruolo è spesso quello del secondo portiere (con le vetta massima di 15 presenze nella stagione 2014-2015), un destino comune a molti estremi difensori che si trovano a lottare per un posto tra i pali.



LA SVOLTA ALL'ESTERO: ROMANIA E PORTOGALLO
Dopo essere rimasto svincolato dal Benevento, Piscitelli si trasferisce al Carpi nel 2018, ma l'esperienza non è delle più felici, con la squadra che retrocede in Serie C. È a questo punto che il portiere decide di cercare fortuna all'estero, una scelta che si rivelerà cruciale per la sua carriera. Nel 2019, approda alla Dinamo Bucarest, in Romania, dove diventa il portiere titolare fino alla sospensione del campionato a causa della pandemia di COVID-19. Nonostante le difficoltà, Piscitelli dimostra di avere le qualità per emergere anche in contesti diversi da quelli italiani. L'avventura continua in Portogallo con il Nacional de Madeira, ma la stagione si conclude con la retrocessione della squadra. Tuttavia, il portiere di Vimercate non si arrende e continua a cercare la sua dimensione ideale.



L'APOTEOSI IN UNGHERIA: IL TRIONFO ALL'UJPEST
Il 21 luglio 2021, Riccardo Piscitelli si trasferisce in Ungheria, firmando con il Mezőkövesd-Zsóry. Dopo un inizio come riserva, conquista il posto da titolare e inizia a mettere in mostra il suo talento. Ma è con l'Ujpest che il portiere italiano trova la sua vera consacrazione. In breve tempo, Piscitelli diventa un pilastro della squadra, contribuendo a fare dell'Ujpest la miglior difesa del campionato ungherese, con soli 14 gol subiti. La sua abilità tra i pali è testimoniata dai numeri: 8 clean sheet e il primo posto nella classifica degli «expected goals» salvati, con 4,59 gol evitati. Non è dunque una sorpresa che venga eletto miglior giocatore della «Nemzeti Bajnokság I» per la prima parte della stagione e inserito nella Top 11 invernale della Serie A magiara.



UN PORTIERE DA RECORD: LA STORIA CONTINUA
Riccardo Piscitelli ha trovato in Ungheria la sua dimensione ideale, dimostrando che il talento e la determinazione possono portare a grandi risultati, anche lontano dai riflettori della Serie A italiana. La sua storia è un esempio di come il calcio possa offrire sempre nuove opportunità, a patto di avere il coraggio di coglierle. Chi avrebbe mai detto che un portiere cresciuto all'ombra di San Siro avrebbe trovato la sua consacrazione in un campionato lontano dai riflettori europei? Eppure, il ragazzo di Vimercate ormai 31enne ci insegna che nel calcio, come nella vita, le vie del successo sono infinite e spesso inaspettate.

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