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Kings World Cup Nations

La finale Mondiale è qui! Il Fenomeno fa tripletta, il Pallone d'Oro crolla in una rimonta da record

Brasile e Kelvin illegali, 3 milioni di spettatori per Colombia-Marocco: il meglio delle semifinali di Kings World Cup Nations

Kelvin Oliveira Brasile Kings World Cup Nations

KINGS WORLD CUP NATIONS • Kelvin Oliveira

Più partecipazioni e più vittorie di chiunque nella storia, quella, però, che negli ultimi 22 anni è cambiata. Dalla vittoria in Corea del Sud e Giappone al disastro del Mineirazo, passando per quattro eliminazioni ai quarti di finale, di cui alcune clamorose: gli ultimi due decenni raccontano del momento più delicato della storia calcistica del Brasile dagli anni '80-90. Un paese che del pallone fa la sua vita, e che adesso può tornare a gioire per quello sport che gli scorre nelle vene. Sì, perché non sarà calcio a 11, ma i verdeoro 22 anni dopo tornano in una finale Mondiale, quella della Kings World Cup Nations. Una competizione di calcio a 7 seguita da milioni di persone e che domenica 12 gennaio atterrerà sul prato dell'Allianz Stadium di Torino per consegnare la sua prima Coppa del Mondo in una sfida mozzafiato. Sarà infatti derby sudamericano con una Colombia pazza, capace di ribaltare il Marocco del Pallone d'Oro per conquistare una prima storica finale.

LOCURA COLOMBIA: PALLONE D'ORO RIBALTATO DAVANTI A 3 MILIONI DI PERSONE

La partita della vendetta, la sfida tra chi ha sempre e solo vinto e chi è stato preso per mano dal Pallone d'Oro, un match caldissimo per il tifo atteso in tribuna, ma, soprattutto, una semifinale Mondiale dalle mille emozioni. Quelle di un Colombia-Marocco seguito da più di 3 milioni di persone (record per la Kings League) e che consegna il pass per la finale della Coppa del Mondo ai Cafeteros dopo un 2-1 ricco di episodi, proteste e protagonisti.

Da un lato Mena, portiere dei sudamericani, che dopo un minuto piazza il primo miracolo di giornata sul funambolico El Amrani, dall'altra l'uomo più atteso di tutti: Nadir Louah, che prima colpisce una clamorosa traversa e poi sblocca la partita proprio sull'assist illogico di El Amrani, bravissimo a saltare un avversario sul fondo linea e ad anticipare portiere e difensore in uscita. È 1-0 per i Leoni dell'Atlante, ma la sfida torna presto in parità. Dopo un colpo di testa di Lobón su rimessa laterale ben trattenuto da Ben Sellam, infatti, al 7' la Colombia risponde con il doppio dribbling centrale di Caro e il destro sotto la traversa di Perea.

Fatto l'1-1, però, i giallorossoblù devono affidarsi ancora una volta al loro MVP, Mena, che in uscita sul contropiede marocchino blocca con la faccia il destro di un avversario e spiana la strada per la rimonta, quella che prende vita al 19', quando Caro ha tutto lo spazio per piazzare un piattone nell'angolino nel tre contro tre scelto dal dado (una delle regole speciali del torneo, clicca qui per saperne di più). Sotto di un gol, il Marocco ha ancora il tempo per rimettersi in carreggiata, ma va a riposo con un altro palo colpito, segnale di una gara sfortunata. La conferma? Al primo minuto della ripresa, quando El Amrani sbaglia il primo shootout presidenziale di tutta la sua Coppa del Mondo.

Un segnale di speranza, però, lo dà la Colombia, che poco dopo si divora un incredibile 3-1 con Peréz, che a porta vuota calcia fuori sul paratone di piede di Ben Sellam. È il primo tentativo della ripresa dei sudamericani, che provano a spingere con la classe di Caro (palla perfetta per Gutiérrez, chiuso da un fondamentale Saoud) e la classica giocata di suola di Quintero, bloccato invece dal portiere avversario. Il tempo così scorre su un 2-1 che si congela sempre più, anche perché entrambe le squadre tengono le proprie carte speciali fino al 32', quando i Cafeteros sfruttano la sospensione per togliere Nadir dal campo per 4 minuti, ma non ne approfittano.

Il Marocco, invece, chiama la carta shootout allo scoccare del 38', momento in cui succede di tutto. Boussoufa, infatti, segna lo shootout, ma parte da centrocampo con un secondo d'anticipo e il pareggio viene annullato dal var. Lo stesso che impedisce alla Colombia di calciare il proprio rigore presidenziale nonostante fosse stato chiamato prima dello scadere del tempo, scatenando le proteste anche dei sudamericani. Urla, però, che diventano di gioia al termine di un finale dove il protagonista è sempre lui: Camilo Mena, che sul cross di proprio di Boussoufa si conferma l'incubo del Pallone d'Oro Nadir anticipandolo in uscita.

È l'intervento decisivo, perché sulla ribattuta da fuori area El Amrani spedisce alto il pallone del 2-2 e i Leoni dell'Atlante salutano il Mondiale come la nazionale di calcio a 11 nel 2022: a un passo dal sogno più grande. Quello che invece culla ancora la Colombia, mai arrivata in una finale di Coppa del Mondo nella sua storia e capace di battere ancora il Marocco dopo il 4-1 del primo turno.

CUORE MESSICO, MA KELVIN RIPORTA IL BRASILE IN FINALE

C'è voluta più fatica del previsto, o forse no, perché questo Messico ha sempre dato tutto, e l'ha fatto di nuovo. Alla fine, però, Mondiale vuol dire Brasile, e in Kings League è sinonimo di Kelvin Oliveira. Ancora lui, che dopo aver distrutto con una cinquina il quarto di finale, decide pure il derby sudamericano in semifinale con una tripletta glaciale, quella che vale il 3-1 definitivo e una finale di Coppa del Mondo che nel calcio a 11 mancava da 22 anni.

Un successo non nettissimo nel risultato perché dinanzi ai verdeoro c'è un Messico preparatissimo, che dà l'anima dal primo istante di gioco. Lo dimostrano i salvataggi sulla linea di Obed Martínez e Morales nel giro di due minuti su Kelvin e Rodrigues, primi tentativi di un Brasile che sfiora il gol anche col destro a giro di Pinheiro, ma che deve ringraziare anche la dea bendata. Quella che spedisce sul palo lo stupendo mancino a incrociare proprio di Obed Martínez, capocannoniere dei messicani, per nulla spaventati dal tasso tecnico degli avversari e, anzi, più pericolosi nella fase centrale del primo tempo, quando Junco spinge a destra e viene murato da un difensore.

Lo 0-0 resiste così fino al lancio del dado, quando il secondo tre contro tre di fila premia la qualità brasiliana, in particolare quella del suo uomo di punta. Monterde è infatti bravo a respingere il primo mancino di Kelvin, ma al 20' si deve arrendere alla classe del Fenomeno: dribbling a rientrare ancora sul piede fatato, Obed Martínez spedito a terra e bomba sotto la traversa. È la rete del vantaggio per il Brasile, che costringe il portiere avversario a un'altra grande parata all'ingresso della ripresa, quando è tempo di giocarsi le proprie carte, in tutti i sensi. Il Messico sfrutta infatti il proprio rigore presidenziale per riprendere la partita con Montiel, bravissimo nella trasformazione, mentre i verdeoro il penalty lo guadagnano con la carta speciale, e dal dischetto Oliveira è sempre perfetto: rincorsa lenta, sguardo fisso sul portiere avversario, doppietta e nuovo vantaggio.

L'inizio della goleada brasiliana? Affatto, dall'altro lato i biancorossoverdi sono tutt'altro che spettatori e rispondono subito con un tiro al volo ben parato. Segnali di un Messico che c'è, lotta, corre e non si sfalda, concedendo giusto un tentativo in ripartenza a Kelvin, che aggancia benissimo il rilancio del portiere e incrocia un mancino respinto solo dal palo, e un tiro di «Leleti» Garcia a lato di poco. Dal punto di vista offensivo, però, la squadra delle presidentesse Alana e Natalia crea poco, e con un rigore presidenziale ancora da tirare il Brasile ha il colpo di grazia in canna, quello che arriva al 37'. Nonostante la presenza di tre presidenti alla Vismara Arena, i verdeoro decidono di non far calciare loro il penalty, ma di trasformare il bonus in uno shootout (uno contro uno con il portiere partendo da centrocampo) affidato al capitano, bomber e simbolo della Seleção, che completa così una semifinale perfetta: Kelvin porta palla, punta il portiere e si prende un fallo che vale l'ammonizione dell'avversario e un calcio di rigore eseguito ancora una volta in maniera magistrale.

È il 14esimo gol in 4 partite per il Fenomeno brasiliano, assoluto capocannoniere della Coppa del Mondo e giocatore d'altra intelligenza. Il giallo fatto prendere al portiere condanna infatti il Messico a giocare gli ultimi due minuti della ripresa, quelli in cui ogni rete vale doppio, con l'uomo in meno (nella Kings League infatti l'ammonizione costa una sospensione dal campo di 120 secondi). Questo rende ovviamente più complicata la missione rimonta dei biancorossoverdi, che allo scadere creano giusto un destro al volo centrale, arrendendosi così 3-1 alla squadra e al giocatore fin qui più forti della competizione.

LA FINALE DELL'ALLIANZ STADIUM

Il main event, il momento più atteso, una data che, in ogni caso, passerà alla storia: domenica 12 gennaio 2025. Sì, perché nella casa della Juventus va in scena la finale della Coppa del Mondo targata Kings League, capace fin qui di riportare in campo giocatori del calibro di Sergio Agüero e James Rodriguez, oltre a ospiti d'eccezione come Javier Zanetti, Weston McKennie e alcuni dei content creator più influenti d'Italia, e non solo. Il tutto nato dall'intuizione di Gerard Piquè, fondatore di una competizione nata ormai anni fa in Spagna e che si sta espandendo sempre più in tutto il mondo. Lo stesso, però, che il 12 gennaio avrà gli occhi puntati solo su Torino e sull'Allianz Stadium, palcoscenico di un evento unico.

In palio c'è infatti il primo Mondiale targato Kings, quello conteso dalle sopracitate Brasile e Colombia, che scenderanno però in campo dopo l'esibizione di Mahmood, altra guest star che testimonia il potenziale mediatico del torneo, prevista verso le ore 18. A evidenziarla in grassetto, poi, l'altro evento previsto durante l'intervallo del match, ovvero una partita tra alcuni streamer italiani e leggende del calibro di Andrea Pirlo, Gianluigi Buffon e Iker Casillas che si terrà verso le 18:50. L'inizio della finale, invece, è in programma alle 18:20, mentre la cerimonia finale alle 19:30.

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