Kings World Cup Nations
13 Gennaio 2025
KINGS WORLD CUP NATIONS • Kelvin Oliveira
Era il 30 giugno 2002, Vinicius e Haaland avevano appena due anni, Bellingham e Wirtz dovevano ancora nascere, Lamine Yamal figurarsi, probabilmente non era neanche nelle menti dei genitori. Era il giorno in cui tutto il mondo si fermava per 90 minuti e poco più, indirizzando le proprie antenne (sì, perché di smartphone, Instagram e TikTok neanche l'ombra) verso Yokohama, in Giappone. Era Germania-Brasile, la finale Mondiale delle finali Mondiali, quella tra le due nazioni arrivate più volte all'ultimo atto di una Coppa del Mondo (12, 6-6) senza essersela mai contesa sul campo. Era il ritorno del Fenomeno, dopo 4 anni travagliati per gli infortuni, scacciati con una doppietta in finale che voleva dire entrare nella leggenda: capocannoniere del Mondiale con 8 gol segnati, Pelè raggiunto a 12 totali nella competizione, MVP della finale e quinto titolo del Brasile. Sì, era più di 22 anni fa, più di due decenni senza lottare per una Coppa del Mondo, ma 8242 giorni dopo il calcio è tornato a casa, e lo ha fatto passando dall'Italia. All'Allianz Stadium di Torino, infatti, la Seleção domina la Colombia nell'ultimo atto della Kings World Cup Nations, seguito in diretta da 3 milioni e mezzo di persone (record per il marchio Kings) e deciso da un nuovo Fenomeno: Kelvin Oliveira, autore di tutti e 5 i gol che riportano il Brasile in cima a un pianeta di cui lui stesso non fa parte.
Live di Mahmood, inni nazionali, Neymar sul maxischermo: è lo spettacolo che solo la Kings League può offrire, ancor prima di iniziare, in un Allianz Stadium quasi sold out. Quello che si trasforma in palcoscenico della finale Mondiale tra Brasile e Colombia, o meglio, quello che diventa il luogo dell'eterna affermazione del giocatore di calcio a 7 più forte della Terra. Sì, perché il Kelvin Oliveira dopo appena un minuto fa una delle sue magie, salta Palacios nell'uno contro uno iniziale (una delle regole particolari della Kings, clicca qui per saperne di più) e costringe Mena a una paratona in uscita. L'inizio del duello tra i due MVP indiscussi delle proprie nazionali? Non proprio, perché la Colombia si difende bene, concede giusto un tiro incrociato di Lipão su cui il numero 1 dei numeri 1 mette il piedone e poi spreca un paio di possessi in maniera troppo frettolosa.
La stessa fretta che non si capisce se passi anche tra le fila dei brasiliani, che registrano qualche tiro dalla distanza, ma anche una bellissima imbucata per Rodrigues, che cerca però di chiudere il triangolo in area di rigore invece di calciare. È l'occasione migliore di un primo tempo che resta sullo 0-0 anche dopo il lancio del dado effettuato da Paolo Bonolis (uno dei tanti ospiti di una serata che vede entrare in azione pure Yildiz), o almeno, così sembra, perché al 20' la storia incontra se stessa: palla al capocannoniere del Mondiale, dribbling a rientrare sul mancino, bolide in mezzo a due giocatori e sfera che sfreccia sul palo di un Mena semplicemente folgorato.
È la saetta di «Zeus», perché il numero 9 in maglia oro ha ormai lo status di divinità in mezzo al campo, ma un minuto dopo arriva il colpo di scena. Sul taglio di Perea alle spalle della difesa murato dall'uscita del portiere avversario, infatti, Caro pesca la giocata da numero 10: pallonetto di prima intenzione di destro da fuori area e pareggio sul gong. Un colpo da fuoriclasse prima del ritorno in campo di alcuni fuoriclasse, come Del Piero, Pirlo, Buffon e Casillas, che rimettono scarpini e guantoni per una partita tra leggende e content creators durante l'intervallo, confermando il potere comunicativo del marchio Kings.
Agguantato l'1-1, la Colombia fa la cosa migliore: provare a mettere subito pressione al Brasile, con la speranza di mandarlo in tilt. In tutto il Mondiale, infatti, i verdeoro non sono mai andati in svantaggio, ma ci passano al primo minuto della ripresa, quando i Cafeteros giocano subito un rigore presidenziale calciato alla perfezione da Pelicanger. È la rete del vantaggio giallorossoblù, minimo, in particolare in un mondo come quello della Kings League, dove può succedere qualsiasi cosa, soprattutto se in campo c'è K9. Non una montagna da scalare, semplicemente il Fenomeno del calcio a 7: filtrante stupendo di Lipão, inserimento perfetto di Kelvin Oliveira, controllo sublime, Mena saltato e palla appoggiata in rete.
Un'azione all'apparenza semplice, ma solo perché effettuata in maniera impeccabile dai brasiliani, che si vedono negare il 3-2 dall'ottima parata di Mena sul mancino di Leleti e se lo prendono al 31' giocandosi il proprio rigore presidenziale, o meglio shootout. Come in semifinale, infatti, i tre presidenti preferiscono non calciare il penalty e lasciare il peso dello shootout al simbolo della squadra. Chi? Sì, sempre lui, quel numero 9 che parte da centrocampo, incrocia col mancino e si inchina ancora una volta dinanzi allo Stadium: è tripletta di Kelvin Oliveira.
Un colpo che suona come una sveglia per la Colombia, che gioca la carta della sospensione togliendo per quattro minuti dal campo il capocannoniere del Mondiale e prova ad approfittare dell'uomo in più. I Cafeteros, però, creano solo uno squillo di Ortega (finta di tiro, dribbling a sinistra e tiro alto) e il mancino a lato di Quintero, così, scaduta l'unica cosa in grado di fermarlo, Kelvin Oliveira colpisce appena tornato in gioco. Al 38', infatti, il Brasile spende la sua carta speciale, ovvero un rigore eseguito in maniera glaciale dal numero 9.
È il timbro del 4-2, quello, però, che per essere pareggiato richiede solo un gol da parte della Colombia. Negli ultimi due minuti del secondo tempo ogni rete vale infatti doppio, anche quella che fa entrare nella storia il Brasile e il suo Fenomeno, che colpisce un avversario completamente riverso all'attacco con un mancino di prima intenzione da centrocampo a porta vuota. Un gol che fa cambiare per l'ultima volta dei numeri fuori dall'ordinario: cinquina in finale, 19 gol in 5 partite, capocannoniere, MVP e campione del Mondo. Quel titolo visto sfuggire all'ultimo atto del Mondiale per Club targato Kings League a giugno 2024 contro gli spagnoli dei Porcinos, ma che adesso Kelvin Oliveira può condividere con un paese intero: il Brasile è tornato sul tetto del pianeta calcio.