Bruno Conti, altezza 167 centimetri, con la Coppa del Mondo vinta in maglia azzurra nel 1982
Leo Messi 170 cm, Diego Armando Maradona 165, Gianfranco Zola 168, Lorenzo Insigne 163, Pedro Rodriguez 167, Sebastian Giovinco 163, Maxim Lopez 167, Stefano Sensi 168, Papu Gomez 165, Marco Verratti 165, Francisco Conceicao 168.
Questo mix di fuoriclasse, campioni, e ottimi calciatori, elencati velocemente da me in ordine sparso, vogliono essere la premessa per affrontare un enorme dubbio delle nostre Scuole Calcio e Settori Giovanili in Italia: "Fisicità o Tecnica" nel valutare la selezione dei migliori per formare i cosiddetti primi gruppi (terrore dei genitori in tutte le società). Nel calcio attuale, in un panorama dominato dalla fisicità, la bassa statura viene ad essere considerata un handicap, manonècosì e i calciatori sopra riportati come esempio lo dimostrano. Una statura bassa può rappresentare un enorme vantaggio, la rapidità nello scatto breve, la velocità nervosa, ma soprattutto le abilità tecniche, quali i dribbling secchi, le sterzate, le frenate improvvise, tecniche di superamento irriverenti, sono l'antidoto di difesa della palla, per poi superare e ridicolizzare i giganti di turno. Tutti loro, sono amati dalle folle e idolatrati dai bambini.
Se il calcio è la profonda conoscenza di un'arte (non ricordo più dove l'ho letto, e nemmeno chi l'abbia scritto ma questo aforisma è rimasto scolpito nella mia mente), cos'è allora che crea paure, indecisioni, valutazioni nella scelta tra calciatori brevilinei e tardivi, portando a preferire i soliti longilinei precoci? Tutti lo sappiamo, dai, non lo nascondiamo: questo virus che contagia tutti si chiama "risultato". Esso è una malattia che non dà pace, ci attacca, deve essere vincente dai primi calci alle prime squadre, contagia allenatori, dirigenti, presidenti, ma in particolar modo coinvolge in forme gravi tifosi e sponsor, coloro che tengono in vita il calcio. Allora cosa si dovrebbe fare? Semplice, stare dalla parte della tecnica. Il fisico a volte inganna la valutazione di un giocatore, la tecnica mai. Dai più piccoli alle prime squadre, adottare il metodo Feola (allenatore vincitore con la Nazionale brasiliana dei mondiali del 1958 in Svezia) che consiste nelmetterci meno di cinque minuti per fare la formazione: prima collocare quelli che sanno giocare meglio, indipendentemente dalla struttura fisica e ruolo, poi se rimane qualche posto gli altri.
Nel calcio a cinque, a sette, a nove, nelle prime annate a 11 inserire i cosiddetti giocatori funzionali (pernondiredifisicomapococapaci) al solo fine di vincere, lasciando nei secondi gruppi o in panchina chi ha un buon rapporto con la palla ma una crescita ritardata, è un delitto. Essi vengono penalizzati nella cosiddetta età dell'oro (6-11/12-15) a tal punto da far sì che finiscano per abbandonare il calcio. Personalmente sono d'accordo nel sostenere che il profilo atletico nel calcio moderno insieme a quello fisico ha la precedenza su quello tecnico. Sì, è vero, ma solo per determinati ruoli. I cosiddetti funzionali ben strutturati, partendo dai piccoli, ma con scarse predisposizioni, facciamoli giocare a pallone nei secondi o terzi gruppi e formiamo rose con i migliori per giocare a calcio. In sostanza, troppa attenzione al fisico, troppe nozioni sulla tattica, troppi occhi puntati sul risultato falsificano i giudizi delle squadre, e dei loro giocatori. Fisico sì ma, se solo con prospettive a breve (per il risultato) no! Essi devono far vedere oltre il presente anche le prospettive future. La sola fisicità non basta a rendere un
Chiudo spezzando ancora una lancia a favore di chi viene scartato per l'altezza e il fisico, dicendo che dopo i 16 anni le macchine di muscolazione compiono dei miracoli su gambe e tronco, dando così a breve o medio termine un'esplosione alla tecnica, al fisico componente indispensabile per arrivare primi sul pallone. Il metodo Feola premia chi con il pallone diverte fin da piccolo: qui il gioco è maestro, non l'allenatore e, alla fine di un percorso giovanile, questo metodo ci potrebbe consegnare un BrunoConti, campione del mondo da 167 cm di altezza.
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