Under 14
20 Marzo 2025
MILAN, UNDER 14: Achille Tebaldi dopo la vittoria contro l'Inter al Torneo Annovazzi
Una domanda d'obbligo: «Teba, che sapore ha?». Un'esplosione di gusto: l'amaro di scendere in campo da sfavoriti, il salato di un assist, il dolce del gol che chiude i conti. Tutto in un sol boccone, in quel morso alla medaglia a favore di telecamere e con la festa sfrenata del suo Milan alle spalle. Uno scatto iconico, un traguardo storico: era dal 2012 che il Milan non alzava la Bracco Cup, 13 lunghi anni a digiuno. Adesso, anche per merito di un certo Achille Tebaldi, il trofeo è finalmente tornato al Vismara. Passata la fame?
Calcolatrice alla mano: 365 per 13. Fa 4.745. 4.745 giorni senza alzare una delle coppe più prestigiose del panorama lombardo. Dunque sì, c'era un certo appetito. Ma la finale dell'Annovazzi per questi classe 2011 aveva anche mille altre sfaccettature. Vuoi perché era il derby, vuoi perché davanti c'era proprio l'Inter dei fenomeni (in Italia si parla di loro come i grandi candidati allo Scudetto, insieme alla Juventus), vuoi perché c'erano due sconfitte in campionato da vendicare. Insomma, la posta in gioco non era esattamente di quelle che possono essere nascoste sotto il tappeto e beatamente ignorate. Alle ore 20:00 il primo fischio scatena l'inferno, alle ore 21:15 il triplice incorona i diavoli dopo 60 minuti di dominio nel loro habitat naturale, nel mezzo un Achille Tebaldi da Serie A che indirizza la partita e chiude le porte del paradiso ai nerazzurri. E quel famoso sassolino nella scarpa rimasto fastidiosamente incastrato sotto il tallone dall'ultimo derby smette finalmente di creare problemi.
Va soppesata la grandezza dell'impresa, va posizionata sulla bilancia la massa precisa dei due interventi dell'uomo partita. Andiamo per ordine, cominciamo dalla scivolata che propizia il gol di Boniforti. Correva il secondo minuto del secondo tempo, e per un attimo tutte le tribune rimangono con il fiato sospeso. Entra? Non entra? Non è il meme, è la domanda che balena in testa ai presenti in via Cazzaniga, aggrappati ai seggiolini in trepidante attesa di capire dove finirà quella traiettoria maledetta. Tutto il resto è già storia, scolpito su pietra. Come scolpita è la traccia di quella scivolata, quella che piega l'erba di via Cazzaniga e che si imprime nell'hard disk di un campo che ormai è diventato leggenda. L'assist della vita per il gol che sblocca una storica finale. Cosa volere di più? Achille la risposta ce l'ha pronta: «Facile, segnare». Dunque il secondo peso sulla bilancia, quello ciotto per davvero. Il gol che chiude i conti è semplicemente spettacolo per gli occhi. Conduzione sicura del pallone, un secondo di stop davanti alla porta, posizione defilata ma non troppo, avversari vicini ma non abbastanza da mettergli pressione. E poi il pallonetto, un arcobaleno senza senso, alla fine del quale si trova - come in ogni favola che si rispetti - il pentolone carico d'oro. Achille scarta le monete e si tiene la gloria: è il 2-0 che per i diavoli significa togliere alla prodigiosa Inter qualsiasi speranza di rimonta.
Luci e ombre, per un Milan che - sesto in classifica - sta cercando la sua bussola per graffiare finalmente un campionato difficile. Che abbia trovato il suo nord proprio nell'eroe di via Cazzaniga? Il buon Achille, d'altronde, pare essersi sbloccato. Un solo gol in stagione, ma la distanza ravvicinata con il pallonetto magico che ha chiuso i conti contro l'Inter fa sperare per il meglio. Correva il giorno otto marzo, era il momento del 4-0 del Milan contro la Pro Vercelli. Delle 7 presenze e dei 431 minuti giocati, quel 31' della ripresa in Via Vicenza è forse il momento più importante della sua stagione: è un avviso a De Francesco e all'Italia, un invito a dare il giusto peso al suo piedino fatato. Un piedino che può decidere le partite, un piedino che non sente sul collo l'onore della pressione. Anzi, sotto pressione c'è pure il rischio che dia il meglio di sé. Proprio come contro l'Inter. Una promessa per le giornate future, insomma: «Di me avrete modo di discutere a lungo». Intanto, tutti i giornali parlano di lui, del petite diable con al collo una medaglia pesantissima. C'è il profumo di un nuovo capitolo che comincia.
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