Riccardo Orsolini ha indirizzato la stagione con un gol che ha aperto la crisi di risultati dell'Inter, sconfitto in casa del Bologna e poi dal Milan in Coppa Italia e dalla Roma in Serie A
Chi pensa che il lavoro tecnico di campo con i giovani debba comprendere partitelle con le mani, torelli vari, salto di ostacoli, zig-zag tra cinesini o coni, skip su scalette a terra, giri di campo, esercizi atletici senza palla, gradini o gradoni alla Zeman, dovrebbe lui stesso provare a cimentarsi per padroneggiare il controllo del pallone per rendersi conto di quanti anni di intensi esercizi servirebbero per domare e rendere docile la sfera in tutte le situazioni di gioco con palla a terra, di testa, e in acrobazia.
Sì, proprio di un’acrobazia voglio parlare. La solita prodezza di un solista ha castigato tutti gli adepti del collettivo, dei moduli, e del loro maniacale gioco di squadra partendo esclusivamente dal basso: al 94' minuto di Bologna-Inter la mezza rovesciata-gol di RiccardoOrsolini (ultimo attaccante italiano dal dribbling facile) è stata come una bomba esplosa all'improvviso nel nostro campionato di Serie A, la quale ha disintegrato la classifica creando attacchi improvvisi di panico dal nome “sindrome da posizione Champions League”. Questa patologia nel calcio è molto pericolosa, può far perdere posti di lavoro, aprire crisi economiche, causare esaurimenti nervosi, angoscia e sbigottimento.
Questi gesti acrobatici dovrebbero essere insegnati da subito, già ai bambini di 10 anni, quelli predisposti al gioco del calcio: mezz'ora almeno due volte la settimana, lo scopo è di fare conoscere loro come si possono sfruttare le occasioni da gol, una diversa dall'altra comprese le mezze rovesciate, le rovesciate, e i tuffi di testa. Partire subito è l'ideale, conveniente, vantaggioso, i bambini si divertono, si entusiasmano a concludere a rete da ogni angolo e posizione, da destra e da sinistra, e ciò non creerà nessun problema se si avranno a disposizione porte mobili bilaterali ed un numero elevato di palloni, con o senza portiere. I bambini, lesti e sbrigativi, affrontano con piacere rovesciate e cadute, essi vengono coinvolti emotivamente alla ricerca del gol con sforbiciate in mezza rovesciata laterale, calciando la palla con il collo del piede teso, in modo da abbassarla verso la porta, per poi attutire la caduta a terra con una delle due braccia: se si rovescia in porta con il sinistro si atterra con il braccio destro (vedi Orsolini), se si rovescia in porta con il destro si atterra con il braccio sinistro.
Le rovesciate con caduta di schiena hanno una tecnica diversa, si utilizza quando la palla è alta sopra la testa del giocatore, il quale la raggiunge con una sforbiciata colpendola con il collo del piede per poi atterrare sul terreno attutendo l'impatto con tutte e due le braccia. La realtà dice però che sono pochissimi gli allenatori che fanno ripetere ai loro calciatori fino al completo apprendimento quelle acrobazie utilizzate dai loro idoli per andare in gol. Questo perché, lo ripeto da sempre, nella Scuola Calcio, i responsabili d'accordo con la presidenza affidano i gruppi-squadra a dei semplici appassionati per i quali il pallone non è nulla più che un simpatico amico. In sostanza, si risparmia dove si dovrebbe investire, e così facendo non si fa altro che infoltire quel gruppo di società che praticano un calcio sostanzialmente “al contrario”.
Concludo dicendo che, per esperienza personale, a volte capita che, quando i piccoli della scuola calcio entrano in campo, qualcuno dei più bravi, con coraggio, si avvicina e dice: “Scusi mister, oggi facciamo le rovesciate e i tuffi di testa?”. Questo è il miglior regalo che un istruttore possa ricevere: quei bambini vi stanno indicando la strada da seguire. È solo partendo da lì, con bravi dimostratori e specialisti della tecnica estrosa, che qualcuno di quei bambini, non si sa dove e non si sa quando, all'improvviso imiterà la giocata di Riccardo Orsolini, creando lo stesso stupore, la stessa felicità dei propri tifosi, e un terremoto nelle squadre rivali.
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