Lutto
09 Maggio 2025
Oliviero Garlini in carriera aveva esordito in Serie A nel Como nel 1976 e la sua ultima esperienza in massima divisione era stata all'Ascoli nella stagione 1989-1990
La sua carriera era stata qualcosa di mitologico. Che partiva dall'esordio in Serie A cui era seguito un giro largo per farsi le ossa in giro per la penisola per poi tornare a calcare i campi del calcio che contava. Una vita calcistica dunque che vedeva tutto quello che veniva conquistato come meritato, a differenza del mondo del pallone odierno dove diversi giocatori vivono di «grazia ricevuta» sballottati tra i club Professionistici solo perchè legati a club di A o B da piazzare un anno dopo l'altro. Era invece un giocatore di qualità Oliviero Garlini, scomparso nella giornata di giovedì 8 maggio a 68 anni dopo una lunga malattia. Aveva giocato in squadre importanti come Cesena, Lazio, Inter e Atalanta, e il suo ricordo rimane indelebile, soprattutto per quel quasi miracolo sportivo con la maglia della Dea nella Coppa delle Coppe 1987-1988.
IL SOGNO EUROPEO CON L'ATALANTA
Il cordoglio dell'Atalanta, Garlini aveva giocato con la Dea nella stagione 1987-1988 in Serie B ottenendo promozione e semifinale di Coppa delle Coppe
UN VIAGGIO TRA LAZIO E INTER
Il messaggio in ricordo dell'ex attaccante da parte del Cesena, club nel quale il giocatore originario di Stezzano aveva ottenuto la Promozione in Serie A nel 1981
L'ULTIMO CAPITOLO: IL RITIRO E LA VITA DOPO IL CALCIO
Garlini si ritirò dal calcio professionistico nel 1992, a 35 anni, dopo 3 stagioni con Ascoli, Ancona e Ravenna, e una tra i dilettanti del Corbetta, in provincia di Milano. Un'uscita di scena discreta, lontana dai riflettori, ma che non ha mai spento la sua passione per il calcio. Iniziata da ragazzo nel terre bergamasche di cui era originario, e che lo aveva visto arrivare all'esordio in Serie A a soli 18 anni nella stagione 1975-1976 con il Como in cui giocava all'epoca anche Paolo Rossi. Anche dopo il ritiro, Garlini è rimasto vicino al mondo del pallone, trasmettendo la sua esperienza e il suo amore per il gioco alle nuove generazioni sia come allenatore (principalmente nelle giovanili del Dalmine) che come dirigente.
UN ADDIO CHE LASCIA IL SEGNO
La scomparsa di Oliviero Garlini ha visto come seguito un vasto cordoglio dei club in cui l'ex attaccante aveva giocato in carriera, oltre che la commozione di molti tifosi e addetti ai lavori del tempo. E la notizia della sua morte lascia un vuoto nel cuore di chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare e di chi ha potuto apprezzare la sua umanità fuori dal campo. La sua storia ci ricorda quanto il calcio possa essere un viaggio emozionante, fatto di sogni, sfide e, a volte, di imprese sfiorate. Ma, come spesso accade, è proprio il cammino a rendere speciale il traguardo.