Cerca

Il Pungiglione

Allenatori, il sistema tattico perfetto non esiste! Lo capirete a vostre spese

Spesso tutto il lavoro preparato a tavolino viene poi dimenticato alle prime difficoltà sul campo

Non esiste la formula perfetta: allenatori, lo capirete a vostre spese

Il PUNGIGLIONE • Gianni Rivera, già grandissimo allenatore in campo recentemente "rifiutato" per la panchina della Nazionale italiana

La convinzione di molti allenatori è quella di credere di avere le capacità di poter ideare, dopo la laurea presa a Coverciano, una formula, un sistema tattico innovativo, un modulo tutto personale di giocare, che consenta di ottenere grandi risultati in maniera incondizionata, anche con giocatori mediocri. La realtà però è molto diversa: la situazione descritta sopra non si è mai avverata e non avverrà mai, e quegli allenatori che ancora non l’hanno capito, lo capiranno a loro spese.

Lo vediamo tutte le domeniche, una squadra scende in campo per il primo tempo con la formazione migliore, il modulo del proprio allenatore è innovativo, la strategia tattica è stata provata e simulata in campo, teorizzata alla lavagna (dove tutti i movimenti riescono sempre) l’occupazione degli spazi anche, gli smarcamenti pure, le marcature a uomo sono tutte azzeccate. Fino a un secondo prima dell’inizio della gara, è tutto fatto e spiegato ai calciatori, anche i piccoli dettagli. Peccato che, il più delle volte, tutto questo lavoro si rivela inutile: un gol subito, inaspettato, imprevisto (il bello del calcio) cambia la situazione. E allora ecco che cominciano le sostituzioni, entrano i trequartisti di fantasia, si aggiunge un attaccante, gli esterni diventano offensivi, il partire dal basso viene sostituito da lanci lunghi che saltano i centrocampisti. In sostanza, invece di consolidare il gioco di squadra e lasciare in campo i giocatori in cui credono di più (i quali daranno magari zero punti in quella partita, ma daranno beneficio in futuro a squadra e classifica), gli allenatori si rimangiano tutto ciò che hanno predicato. I titolari non sanno più di esserlo, la girandola di sostituzioni crea confusione, a volte per giustificare una brutta prestazione si ricorre ad una furbizia, quella di fare debuttare un giovane di 18/19 anni anche se ancora non lo merita sperando di compensare un’eventuale sconfitta.

Qual è allora il calcio vincente? Quello studiato con tutto lo staff in campo e dietro ad un computer, o quello sbagliato frutto della disperazione e dalla paura di perdere con la recita del tattico che scartabella dossier zeppi di schemi prima di far entrare in campo le riserve? Questa confusione di sostituzioni a volte paga e gli allenatori vengono elogiati per aver saputo leggere la partita. No signori, nessuna delle due teorie è vincente: si vince, nel presente come nel passato, solo se si acquistano grandi giocatori. Anche nel 2025 penso non ci sia uno schema migliore di quello.

Il grande campione Gianni Rivera solo poco tempo fa ha dichiarato: «Se facessi l'allenatore, non mi alzerei mai dalla panchina come il grande Nils Liedholm, il quale lo fece solo una volta in tutta la sua carriera quando gli tirarono addosso una pallonata». E ha poi aggiunto: «Gli allenatori non possono impartire fuori dal campo indicazioni utili, è tutto cinema quello che fanno dentro l'area tecnica. I giocatori non sentono, e non hanno tempo per guardarli. Essi sanno benissimo cosa fare, soprattutto mano a mano che si sviluppa la partita. Io si che allenavo in campo correndo vicino ai miei compagni dando delle disposizioni, l'allenatore al Milan l'ho fatto per venti anni. Qualche anno, fa dopo aver preso il patentino di prima categoria a Coverciano, mi sono offerto per guidare la Nazionale italiana dopo le dimissioni di Mancini e mi sono sentito dire da Costacurta: “Ma Gianni cosa dici? Non hai maturato esperienze come allenatore”. Incredibile, ma vero».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter