ASCOLI SERIE C - Massimo Pulcinelli ha rilevato l'Ascoli nel 2018
Cosa succede quando la passione per il calcio si trasforma in un campo di battaglia tra tifosi e società? È quello che sta vivendo l'Ascoli Calcio, travolto da un vero e proprio terremoto societario. Massimo Pulcinelli, il presidente bianconero, ha deciso di lasciare la guida del club, vendendolo per la cifra simbolica di un euro. Ma dietro questa decisione si cela un racconto ben più complesso, intriso di accuse, tensioni e un clima che definire incandescente sarebbe un eufemismo.
UN ADDIO TRA ACCUSE E TENSIONI Pulcinelli non ha usato mezzi termini nel suo annuncio, affidato ai microfoni di TVRS. Ha puntato il dito contro una parte della tifoseria organizzata, accusandola di atteggiamenti «pseudo mafiosi». Parole pesanti come macigni, che lasciano intravedere una frattura insanabile tra il presidente e gli ultras. «C’è un atteggiamento pseudo mafioso da parte degli ultras soprattutto nei miei confronti» ha dichiarato Pulcinelli, sottolineando come questa situazione sia diventata insostenibile per lui.
LA VENDITA SIMBOLICA E IL PESO DEI DEBITI La decisione di vendere il club per un euro può sembrare una mossa disperata, ma l'attuale numero uno dei bianconeri ha spiegato che si farà carico dei debiti pregressi, lasciando all'acquirente solo le «ultime scadenze». Un gesto che, a suo dire, rappresenta una vera e propria «svendita», considerando che nel 2018 aveva acquistato l'Ascoli per ben 12 milioni di euro. Tre sono gli acquirenti interessati, e l'obiettivo è chiudere la trattativa «entro maggio i primi di giugno» secondo le parole dello stesso Pulcinelli.
IL PUNTO DI NON RITORNO Ma cosa ha portato Pulcinelli a prendere una decisione così drastica? Il punto di non ritorno è stato un episodio avvenuto il 4 aprile 2024, quando alcuni ultras si sono presentati nella sede dell'Ascoli per imporre al presidente di cedere la società alla Metalcoat, un'offerta che Pulcinelli ha definito «irricevibile, scandalosa». Da quel momento, il rapporto con gli ultras si è deteriorato irrimediabilmente.
IL FALLIMENTO SPORTIVO E LE RESPONSABILITÀ Non solo tensioni con i tifosi, ma anche un fallimento sportivo che pesa come un macigno. L'Ascoli è riuscito a salvarsi direttamente per un solo punto, scampando l'accesso ai playout con 40 punti ottenuti al termine di una stagione che ha visto ben 3 allenatori avvicendarsi in panchina. Pulcinelli si assume l'80% della responsabilità per la retrocessione, ma non risparmia critiche agli ultras, a cui attribuisce il restante 20% di colpa. «I calciatori sono stati intimoriti» ha dichiarato, riferendosi a un episodio avvenuto prima della partita contro il Modena di due stagioni fa.
UN ADDIO AMARO L'addio di Pulcinelli è carico di amarezza. «Il giocattolo si è rotto, lascio a qualcun altro presumibilmente serio come me» ha affermato, concludendo con una riflessione amara: «Evidentemente il calcio non è il mestiere adatto a me». Un epilogo che apre a questo punto una nuova fase per l'Ascoli, tra incertezze e speranze di un futuro migliore.
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