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Fabio Capello e il dilemma del Milan e del calcio italiano: giovani talenti o vecchie glorie?

L'ex tecnico critica i rossoneri per lo scarso impiego dei suoi ragazzi, mentre il PSG trionfa grazie ai talenti emergenti

Capello e il dilemma del Milan: giovani talenti o vecchie glorie?

Francesco Camarda e Fabio Capello

Chi ha detto che i giovani non possono fare la differenza? Fabio Capello, con la sua solita schiettezza, ha lanciato un monito ai club italiani, e in particolare al Milan, accusandoli di non dare abbastanza spazio ai giovani talenti. E mentre il Paris Saint Germain festeggia il suo trionfo in Champions League, grazie anche all'esplosione dei suoi giovani, il calcio italiano sembra ancora ancorato a vecchie logiche.

IL GRIDO DI CAPELLO: GIOVANI IN PANCHINA, UN LUSSO CHE NON POSSIAMO PERMETTERCI
Fabio Capello, dagli studi di Sky Sport, non ha usato mezzi termini. «Non so cosa aspetta il Milan a farlo giocare di più», ha detto riferendosi a Francesco Camarda, il giovane talento rossonero che ha dimostrato il suo valore in soli 23 minuti contro il Monza. Un ragazzo che, secondo Capello, ha il potenziale per cambiare le sorti di una partita. Ma perché allora tenerlo in panchina? È una domanda che risuona come un eco in tutto il calcio italiano, dove spesso si preferisce l'esperienza alla freschezza, il nome noto al talento emergente. Discorso che non vale solamente per il Milan. L'Inter, infatti, si è presentata alla finale di Champions League con un classe ’99 (Alessandro Bastoni, 26 anni) come giocatore più giovane in campo. Ha subito due gol da un classe 2005 e da un 2006 mentre i suoi 2005 e 2006 vincevano, proprio la sera prima, lo Scudetto Primavera.



PSG E LA LEZIONE DI LUIS ENRIQUE: I GIOVANI COME CHIAVE DEL SUCCESSO
Il Paris Saint Germain ha dimostrato invece che puntare sui giovani può portare a risultati straordinari. Luis Enrique ha avuto il coraggio e la pazienza di far crescere i suoi talenti, Doué, Mayulu, Zaire-Emery, e di vederli brillare nel momento più importante, la finale di Champions League. Un trofeo che il club parigino ha rincorso per anni, investendo milioni sul mercato, ma che alla fine è stato conquistato grazie alla fiducia nei propri giovani.

LA MENTALITÀ ITALIANA: UN OSTACOLO AL RINNOVAMENTO?
Le parole di Capello trovano eco in quelle di Francesco Palmieri, direttore sportivo del Sassuolo, che ha criticato la mentalità italiana di preferire giocatori esperti, spesso stranieri, ai giovani nostrani. «In Italia si tende a vedere i 30enni ancora giovani», ha affermato Palmieri, sottolineando come questa mentalità ostacoli la crescita dei giovani talenti, sempre sotto la lente d'ingrandimento e pronti a essere giudicati al primo errore. Anche se in questo caso una piccola critica a Palmieri si può fare: il Sassuolo l'anno scorso ha avuto il capocannoniere del campionato Primavera, Flavio Russo, con lo stesso Palmieri come Responsabile del Settore Giovanile. Entrambi passati in prima squadra, Russo è poi dovuto andare via a gennaio (al Cesena) dopo aver collezionato solamente 12 presenze con 2 gol.



UN FUTURO DIVERSO È POSSIBILE?
Non è che in Italia manchino i giovani talenti come Yamal e Pedri, ma forse manca il coraggio di dare loro fiducia, di permettere loro di sbagliare e crescere. È una sfida che il calcio italiano deve affrontare se vuole tornare a competere ai massimi livelli. E chissà, magari un giorno vedremo i nostri giovani brillare in Europa. In un calcio sempre più globalizzato e competitivo, la differenza la fanno i dettagli, e i giovani possono essere quel dettaglio che fa la differenza. È tempo che anche il calcio italiano se ne accorga e inizi a puntare su di loro, non solo come una scommessa per il futuro, ma come una risorsa preziosa per il presente. Soprattutto in una Serie A di questo livello…

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