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04 Giugno 2025
Il calcio, si sa, è il gioco più bello del mondo. Ma cosa succede quando il sogno di un giovane calciatore viene messo all'asta? È questa la domanda che ci pone l'ultima inchiesta de Le Iene, condotta dal giornalista Luca Sgarbi, che ha scoperchiato un vaso di Pandora di proporzioni inquietanti. Il servizio è andato in onda nella puntata del programma di Italia 1 martedì 3. Con un travestimento degno di un film di spionaggio, Sgarbi si è finto il fratello di Emanuele Profeti, un giovane calciatore classe 2005 del Ronciglione, squadra di Promozione del Lazio, per infiltrarsi nei meandri del calcio giovanile italiano.
IL RETROSCENA DELL'INCHIESTA
L'inchiesta è un viaggio nel lato oscuro del calcio, un mondo dove il talento sembra passare in secondo piano rispetto a denaro e connessioni. In maniera simile a quanto fatto tempo fa e che aveva coinvolto a metà maggio Salvatore Bagni, ex calciatore di Napoli e Inter, e la Vis Pesaro. Sgarbi ha documentato ogni passo del suo cammino: dagli incontri con agenti sportivi e il responsabile del settore giovanile della Sampdoria Luca Silvani alle promesse di un futuro radioso in cambio di 70mila euro dichiarati come sponsorizzazione (di cui 10mila euro per il marketing della Samp come sponsorizzazione, più altri 60mila di cui però non ci sarebbero ancora tracce concrete). La meta finale? Un posto nella Primavera blucerchiata. Profeti ha svolto anche le visite mediche di rito, fatto foto ufficiali con la maglia della Samp indosso, dopodichè non è mai sceso in campo.
LA REAZIONE DELLA SAMPDORIA
Non appena il servizio è andato in onda, la Sampdoria ha risposto con un comunicato ufficiale, prendendo le distanze dalle accuse. «Le ricostruzioni diffuse descrivono dinamiche del tutto incompatibili con i principi di correttezza, trasparenza e meritocrazia che da sempre guidano l’operato della nostra società» ha dichiarato il club blucerchiato. La società ha avviato un'indagine interna e si è riservata di adottare provvedimenti, incluso l'allontanamento di eventuali responsabili. Il club ha inoltre sottolineato che Profeti si sarebbe reso irreperibile poco dopo il tesseramento, ipotizzando che i contatti fossero «strumentali» per danneggiare l'immagine della società. Una difesa a spada tratta, che però non ha placato le acque agitate dalla tempesta mediatica.
LE PAROLE DEGLI AGENTI
Anche Giulio Biasin, uno degli agenti coinvolti, ha voluto dire la sua. Attraverso un messaggio su Instagram, Biasin ha respinto le accuse, definendo il servizio come un montaggio distorto della realtà. «Io ci metto la faccia e vi dimostrerò quanto infami sono stati» ha scritto, sottolineando che i messaggi erano stati tagliati e manipolati.