Under 18
11 Giugno 2025
Alessio Cacciamani
Un centimetro, un millisecondo di anticipo, una goccia di sudore in più, un occhio che cade sul pallone ancora una volta. Cavolate, dirà qualcuno: quando uno è forte non serve star a invischiarsi nelle minuzie. Eppure, la vita, il cacio, il campo insegnano che la chiave di volta sta tutta lì, in quei dettagli che costruiscono la differenza abissale tra chi ce la fa e chi non ci riesce. E quando fai dell'attenzione al dettaglio il tuo piccolo segreto, quando non ti accontenti del «più o meno bene» e vuoi toccare la perfezione, la storia ti premia permettendoti di apporre la tua firma nelle sue pagine. E che profumo ha poi quell'inchiostro...! L'informazione non può che essere elitaria, ma se cercate qualche spoiler chiedete pure ad Alessio Cacciamani, uno che di firme nella lunga storia del Torino ultimamente ne sta mettendo un bel po'. L'ultima? Il 10 giungo 2025, in quel meraviglioso pomeriggio di mezza estate in cui il suo gol porta i granata a giocarsi la prima, leggendaria finale Scudetto dell'Under 18. Chi c'era già sa e non se lo dimenticherà mai, chi non c'era deve assolutamente farselo raccontare.
Siamo qui per questo, per raccontare. Il tema principale è presto detto: attenzione maniacale ai dettegli. Quanto è facile quando hai già due presenze in Serie A e un gol segnato in Primavera sottovalutare una semifinale di Under 18? No, nulla di più lontano rispetto a quanto è accaduto. Perché per Alessio Cacciamani in quel momento il Cesena era il Paris Saint Germain, il Domenico Francioni l'Allianz Arena e là davanti c'era una Finale di Champions da conquistare.
Dunque, attenzione maniacale ai dettagli, dicevamo: preciso in ogni posizionamento, sempre sul pallone, occhi fissi verso i difensori e verso la porta. Quel pallone che al 30' della ripresa gli finisce sui piedi dopo un'uscita sbagliata di Fontana è semplicemente il modo che ha il destino per rendere onore al suo impegno: «A te che hai giocato questa partita come se fosse l'ultima, ora porta i tuoi in Finale». Palla raccolta da dentro l'area, Baietta lasciato indietro, tiro di destro, traiettoria perfetta che finisce lì, sotto la traversa, in quel centimetro di spazio dove accadono le magie. Anche la corsa sotto la tribuna pare solo un dettaglio ma non lo è. Assomiglia più a una dichiarazione d'amore verso quella che (dopo Ancona) è diventata casa sua: «Per la gente che mi ha accolto, per la mia maglia, per il Torino».
In giro lo chiamano "Il predestinato". Un indizio lo abbiamo già dato e si può facilmente ritrovare scorrendo con il dito lungo le statistiche di Alessio. Classe 2007, 17 presenze in Under 18, 13 gol. 18 presenze in Primavera, 1 gol. E infine, il piatto forte: 2 apparizioni in Serie A, nel coronamento di un sogno che si sta facendo sempre più concreto giorno dopo giorno. Basti pensare che Vanoli ha richiesto i suoi servigi già 6 volte nel corso della stagione, permettendogli poi anche di esordire. È successo tutto in una settimana, tra l'11 e il 18 maggio. Prima contro l'Inter allo stadio Olimpico (10 minuti più recupero), poi contro il Lecce all'Ettore Giardiniero (Più di 20, solidissimi, giri d'orologio). Sotto i piedi l'erba perfetta di 22 millimetri (attenzione ai dettagli, proprio come piace a lui), nella testa due date che gli resteranno tatuate addosso per il resto della vita e che costringono tutto intorno a bisbigliare un «è lui, è il predestinato» quando passa sotto la Mole a prendere il pane. Pezzi di vita che si intrecciano con la storia. E nel frattempo, l'ultimo capito si avvicina: tra poco più di 24 ore il destino gli metterà di nuovo in mano quella penna dall'inchiostro profumato: «Che dici Ale, la vuoi mettere un'altra firma nella leggenda?»