Under 18
12 Giugno 2025
C'è una luce strana che esce da uno dei cassetti del comodino di Michele Vegliato. Soffusa all'inizio, poi sempre più acciecante, fino a diventare ingombrante. Tocca aprirla quella porticina e capire cosa sta succedendo. Ma sì, ma sì, impossibile sbagliare: è la luce del più classico dei sogni nel cassetto, di quelli che possono avere quel wattaggio lì solo perché si sono realizzati. Date pure un bel pizzicotto al Torino, anche se si parla di sogni non occorre restare a dormire: contro la Roma dei fenomeni, contro i pronostici e contro le stelle, con il cuore a mille e con la voce della storia che li chiama, ai supplementari, alla fine di una competizione eterna contro coloro che avevano sottratto la cima del campionato: hanno vinto loro. Sì, è tutto vero, scritto nero su bianco in quel 2-1 che campeggia sopra il referto della Finale: il Torino è Campione d'Italia.
Cominciamo con una domanda: quanto ci mette Alessandro Sugamele a scaldare i motori? 8 minuti, risposta secca. È il numero segnato sopra il cronometro quando un indemoniato 9 giallorosso si presenta per la prima volta alla difesa del Toro. Salve, buonasera, piacere. Sarà solo il primo di una lunga serie d'incontri. I più salienti? All'8' si parte dal calcio d'angolo perfetto di Arduini, il tiro di Sugamele è potente ma Kirilov ci mette la faccia (e forse pure un pezzetto di mano...); al 14' Pellino non lo tiene, ma il suo sinistro finisce tra le braccia di Anino; al 17' sulla sinistra è ugualmente pericoloso con un tiro basso e al 31' stacca di tesa sul cross di Panico e incanta il Francioni (di nuovo Anino, tutte e due le volte, a rovinare i piani). Insomma sì, il flirt con la porta si fa sempre più lampante: Alessandro Sugamele vuole il gol.
Ehhh, bastasse una volontà di ferro per sbloccare le finali... no, il destino ancora non gli sorride, a lui che di finali Scudetto con questa maglia ne ha giocate già due. E nel frattempo, il Torino ha modo di scuotersi dal torpore. Due avvisi, due avvertimenti sparati a gran voce nelle orecchie di Ciaralli: prima al 19' con il solito Cacciamani, poi al 41' con un ispiratissimo Kirilov. Ci vuole il miglior Marcaccini per tenere lontano lo spettro dello svantaggio, ma la Roma impara una lezione importante: l'ingresso nella storia è lì, ma va guadagnato.
E poi... suspance, qui si parla della storia di un gol clamoroso. In faccia a tutti i tentativi della Lupa (ancora a fine primo tempo con Sugamele, a inizio ripresa con Bah i testa), in faccia a tutti i pronostici, in barba ai numeri, per spezzare il trend di una Roma che pareva destinata a dominare. Tutto questo, in un unico tiro, in una sola traiettoria, in quel rasoterra che è già storia. Brzyski recupera palla, Liema Olinga appoggia, Ferraris - il gioiello della Mole - ci mette tutta la rabbia che ha in corpo. Gol, senza se e senza ma (16'), e nel cielo si dipinge una nuova via: è vantaggio Torino.
Eppure, una promessa è una promessa. Il destino ha parlato a Sugamele e gli conferito il suo segreto: «Ripagherò ogni sforzo del primo tempo». Il momento buono arriva, con lo zampino di un clamoroso Morucci. Il contatto di Finizio in area lascia pochi dubbi ad Ambrosino di Torre del Greco: rigore, la Roma può riaprire tutto. 11 metri è la distanza tra Sugamele e il sogno, 11 metri è la nuova unità di misura delle seconde opportunità. Impossibile sbagliare, c'era una promessa con la sorte da mantenere. Siamo al 30' della ripresa, la Roma ha guardato in faccia l'abisso per 14 lunghi minuti e ne è riuscita integra. Integra sì, ma non ancora vincitrice. Perché lo stesso destino che ha sussurrato i suoi segreti a Sugamele ora pretende i tempi supplementari: non basta la sgasata di Melo, non la duplice occasione di Lulli e neppure il palo clamoroso di Panico al 47' per fargli cambiare opinione. Le stelle hanno sempre ragione.
I guantoni di Anino che tolgono a Morucci le chiavi del paradiso (4'), il pressing costante di Melo, la camicia stropicciata di Vegliato. Tutte le strade portano a... Torino, deviazione di google Maps. A volte questi scherzetti la tecnologia li fa. E come se la ride adesso Spadoni! È l'uomo che decide tutto, è il nome che - adesso sì - passa alla storia e costringe Vegliato ad aprire finalmente il suo cassetto. La punizione di Gatto, con quella fascia da capitano al braccio che rende tutto più speciale, è meravigliosa. L'incornata di Spadoni è perfetta, Terlizzi si butta dentro la rete ma non ci arriva. C'è ancora più di quarto d'ora da giocare (l'occasione di Acquah, i miracoli di Anino...), ma tutta Latina, tutta Torino, tutta Italia restano ferme a quel 9' del primo supplementare: è tutto vero, svegliate il Toro, ha fatto il miracolo. Per la 28esima volta nella sua storia giovanile, è Campione d'Italia.