Cerca

Under 18

Segna il gol che tutti sognano e regala lo Scudetto al club di tutta una vita: «Per mamma e papà»

Arthur Spadoni porta il Torino a toccare il cielo!

Arthur Spadoni, Torino

Arthur Spadoni, Torino

Chissà a chi è stata quella prima telefonata da Campione d'Italia. Scappando fuori dal tunnel che portava agli spogliatoi, per avere un attimo di pace, per razionalizzare, per fare il conto delle migliaia di cose successe negli ultimi, interminabili 120 minuti. «È andata bene»: semplice, pulito, senza tanti fronzoli. È andata bene, Arthur, davvero davvero bene. Forse dall'altra parte della videochiamata - la moderna cornetta - c'erano mamma Barbara e papà Daniele. D'altronde, tutto questo Arthur Spadoni lo dedica a loro. E chissà cosa avrà raccontato: un momento in particolare, il peso specifico della coppa tra le mani, il gran grattacapo nel legarsi la bandiera dell'Italia in vita (ma era proprio dell'Italia poi?). Ma perché fugare ogni dubbio? È quasi più bello così: un misterioso depositario di tutta la gioia, la stanchezza, l'adrenalina e lo stress che si può portare sulle spalle l'uomo eroe dei granata, l'uomo che ha scritto il suo nome nella storia. Ci sono segreti che è semplicemente bellissimo quando rimangono tali. 

MOMENTI

Razionalizzare. Sì, ci vorrà ancora un po' di tempo. Vai a dormire da capitano dopo una semifinale sofferta contro il Cesena, ti svegli in panchina, senza la possibilità di fare a botte con la sorte - con la Roma! - fin dal primo minuto. Cambia tutto, eppure tu sempre lì, come se nulla fosse, nell'abnegazione più totale per una maglia che indossi da quando sei piccolo così. E poi... e poi cambia tutto di nuovo. Vegliato ti mette dentro a inizio primo tempo supplementare, hai davanti la tua grande occasione.

Tempo sfruttato bene. Quella frazione di secondo in cui ha guardato lo scarpino di Terlizzi arrivare vicinissimo dal sospingere la palla fuori dalla rete probabilmente è stato il più lungo della sua vita. Vicinissimo, ma non abbastanza. Alle 22:03 di giovedì 12 giugno, che tradotto in termini meno assoluti significa al 9' del primo tempo supplementare, per le vie d'Italia ha cominciato a serpeggiare un solo nome e un solo cognome: Arthur Spadoni, l'eroe dei granata. Il suo segno nella leggenda lui ha deciso di lasciarlo con la testa, letteralmente: una gran cappocciata, che trasforma la punizione deliziosa di Gatto e che consegna il Torino a un albo d'oro di cui scriveranno tutti i giornali. E nel frattempo, una domanda sorge giustamente spontanea: Arthur - ormai ci diamo del tu - hai razionalizzato?

DEDICHE

L'ha detto proprio lui: «A mamma e papà». L'hanno seguito passo passo lungo tutto il percorso, non si sono persi un solo sorriso, una sola lacrima, una sola virgola. Una storia che parte da lontano la sua, addirittura 9000 km da Torino, dove comincia il più classico dei nuovi capitoli. Partito dal Congo quando aveva solo 5 anni, arrivato nella vecchia capitale d'Italia con una nuova famiglia e una serie infinita di vie possibili da percorrere. La prescelta? Il calcio. Gli inizi al Gassino, poi subito al Toro, fin dagli anni dei pulcini. Attaccante di fisico, di cuore e di sostanza: uno che quando parte palla al piede è difficilissimo da trattenere. E uno che il Torino non poteva proprio lasciarsi sfuggire: «Non trovo le parole per questa vittoria, portare la squadra di una vita allo Scudetto è semplicemente indescrivibile». Chissà se lo troverà mai il modo per raccontare... Oppure, meglio così: certi segreti è bello che rimangano tali.

Allo stesso modo però, giusto scrivere nero su bianco la realtà dei fatti: ha solo 17 anni e viene da lontano, eppure Arthur Spadoni è una bandiera del Toro. 12 volte ha lasciato la sua firma nella storia di questa stagione (quel gol contro l'Inter? «Il più bello che ho fatto»), trascinando i suoi in un percorso di cui pianeti e stelle resteranno testimoni in eterno. E dalle 22:03 del 12 giugno, anche l'ultimo tassello del puzzle è finalmente andato al suo posto. La mano che l'ha spinto dentro l'incastro è la sua, quella della bandiera, quella del capitano, quella del numero 19. Arthur, quando razionalizzerai facci un fischio. Intanto tutta Italia parla di te

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter