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Under 17 Serie C

Il talento più pazzo incanta l'Italia! Ha 16 anni, para di tutto e vince uno storico Scudetto

Le parate di Daniel Çuli portano la Ternana al suo primo titolo giovanile

DANIEL ÇULI, TERNANA

DANIEL ÇULI, TERNANA

Qual è il suo segreto? Come fa un ragazzino di 16 anni a fare il giro d'Italia in una sola serata ed entrare nel cuore di tutto il paese? Questione di carattere, questione di presenza, e anche un po' questione di aura. Ma di fatto la ricetta per il titolo di «talento più pazzo di tutti» rimane un dettaglio top secret. Eppure, qualche indizio l'ha ben lasciato in giro. Dal «Siamo campioni ca**o» (asterisco doveroso, ma facile ricostruzione) urlato in faccia alle telecamere, alle esultanze a favore di fotografi (li cerca sempre con lo sguardo, educato al clamore mediatico più dei bomber, lui che di professione fa il portiere). Insomma: semplicemente, Daniel Çuli


FRAME

Tre momenti, tre frame da film action, tutto un cinema. Strappo alla regola: insolitamente, questa volta non partiamo dal campo ma a quello che gli succede tutto intorno, nella notte più magica di Terni, anche se il setting è a 34 chilometri di distanza. Sull’erba di Rieti, dopo aver portato alla città della sua infanzia il primo Scudetto, Daniel compone la sua storia per immagini. Ecco dunque il primo frame: la bandiera dell’Albania legata alla vita durante la premiazione, mentre salta sulle note del più classico degli «eh eh eh eh». Nato in Italia da genitori albanesi, mai dimentico delle origini. L'accento ternano che si mescola alla pronuncia di mamma e papà: lo si starebbe ad ascoltare per ore e ore.

Secondo scatto, secondo frame. Il megafono in mano e la voce chiara che dialoga con le tribune. Sugli spalti del Manlio Scopigno c'erano tutti, con striscioni e cori, con fumogeni e lacrime agli occhi. «È nostra o non è nostraaa?»: la domanda rivolta al pubblico, con la Coppa più bella d'Italia appoggiata un passo da lui. «È nostra!»: risposta in coro che hanno sentito fino a Terni. Trascinatore e one man show: cominciate a intuire di che tipo di personaggio parliamo?

Infine, l'ultimo scatto, colto da un amico o un parente dall'alto degli spalti. In ginocchio davanti alla porta che ha appena difeso con le unghie e con i denti, davanti all'area piccola che lo ha appena incoronato Campione d'Italia. Il volto verso il cielo, le braccia allargate, sulle mani ancora i guantoni. Quei guantoni che sono stati compagni di viaggio da quando è un bambino («All'inizio mi facevano giocare da attaccante e da centrocampista, ma non ero tanto bravo. Quando mi hanno messo in porta ho capito che il mio posto era quello, ho parato di tutto»), quei guantoni che sono diventati la sua penna per scrivere il suo nome nella storia. «Grazie», digita sui social: ai guantoni, al calcio, a Dio, al destino, alla Ternana.

CAMPO

Torniamo sul campo, nel luogo dell'impresa, dove la storia prende davvero sostanza. Perché Daniel Çuli non è solo un personaggio, ma anche - e soprattutto - un signor portiere. Quando un colosso di un metro e novanta ti si para davanti è naturale trovare qualche difficoltà a fare gol. Lo ha imparato il Benevento nel 2-0 della Finale (quelle uscite dal tempismo perfetto, quelle prese sicure, quella verve da talento spericolato che non ha nessuna paura di mettersi in mezzo e rovinare tutti i piani) e lo ha imparato ancora meglio la Spal in semifinale: una partita infinita, supplementari di sofferenza pura e qualche miracolo seminato per quei 120 folli minuti. Rota se lo sognerà di notte quell'intervento nel secondo tempo supplementare: aveva sugli scarpini il pallone per mandarla ai rigori, ma ha trovato Daniel Çuli a neutralizzare il pericolo, a portare la Ternana in finale, per poterla difendere anche nell'ultimo ballo. «Abbiamo sofferto, ci siamo rialzati, abbiamo sempre lavorato e adesso possiamo dirlo: Campioni d'Italia». Tutto giusto, Daniel, puoi urlarlo al cielo con quel tuo megafono: siete Campioni d'Italia.

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