Under 17 A-B
21 Giugno 2025
TORINO UNDER 17 • Andrea Ballanti, tra i grandi protagonisti granata nella finale Scudetto contro il Milan
Certe notti non si dimenticano. Restano incise nella pelle, negli occhi, nel cuore. Per Andrea Ballanti, quella del trionfo del Torino è stata la notte più bella, la più giusta, la più sua. Da riserva silenziosa al Cesena a pilastro granata, dalla panchina alle stelle. Contro la sua ex squadra aveva lanciato il primo segnale. Poi, con grinta, cuore e coraggio, ha trascinato il Torino allo Scudetto. Un rigore calciato col ghiaccio nelle vene, una scivolata che vale una coppa, un’anima che ha brillato sotto i riflettori. È il simbolo di chi non ha mai mollato, di chi ha trasformato la fatica in forza e la delusione in orgoglio. È la rivincita di Andrea Ballanti. È la notte in cui un sogno si è fatto Scudetto.
Inizia tutto da quella strana, stranissima domenica 9 marzo, con il primo segnale. In 23 minuti, una doppietta alla squadra che fino a pochi mesi prima considerava casa, famiglia: il Cesena. Quella che poi lo è stata per ben 6 anni, quella che lo ha coltivato, tirato su. Ma anche quella che, ad un certo punto, non era più quello che serviva a Ballanti per la sua crescita: «Giocavo nelle giovanili del Garden, una Polisportiva di Rimini. A 9 anni mi sono trasferito a Cesena, dove sono stato 6 anni. Appena ho saputo che c'era la possibilità di andare al Torino non ci ho pensato due volte». Un po' perché le due finali con il Cavalluccio le ha vissute da comprimario, spettatore di un successo che sentiva solo in parte suo. Quest’anno, invece, tutto è cambiato: «Penso di aver fatto una delle stagioni più belle della mia vita. Per tutto quello che ho sofferto, questo Scudetto me lo sono meritato». Ebbene sì, meritatissimo. Dalla panchina con i romagnoli ad essere il giocatore più utilizzato da Rebuffi: 2249 minuti, tra cui la finale, per ben 120 minuti. L'uomo chiave, il punto fisso, la pedina inamovibile. Lì a centrocampo, sulla destra, con carattere e fiducia.
Andrea Ballanti in lacrime a fine partita con il match analyst del Torino
Calzettone abbassato, riconoscibilissimo. Grinta da vendere, in quantità industriale. Come al 37esimo minuto del secondo tempo nella finalissima, con quella scivolata provvidenziale su Pisati, diretto in porta a campo aperto. Come quel rigore, il primo della serie, calciato con estrema freddezza, spiazzando di netto Pittarella. Come tutte le volte che si è sacrificato andando a dare una mano a capitan Cekrezi sulla destra, per arginare Tartaglia e Plazzotta. Nella serata più importante di tutte, in quella che ognuno sogna da una vita intera. Nella serata dell'impresa storica, dove il suo Torino si è laureato Campione d'Italia. Nella serata che ha ricompensato ogni sforzo, ogni sofferenza, ogni momento negativo. Quando contava farlo. È la rivincita più bella di sempre, quella che resterà impressa per una vita intera. È la rivincita di Andrea Ballanti.