Il fatto era accaduto domenica 8 giugno allo stadio «Città di Arezzo»
Cosa succede quando la passione per il calcio supera i limiti del rispetto e della sportività? È quanto accaduto domenica 8 giugno allo stadio comunale di Arezzo, dove un episodio di violenza inaudita ha scosso il mondo del calcio giovanile. Protagonista in negativo, un padre di 45 anni, che al termine di una partita Under 13 tra Arezzo e Vis Pesaro, ha aggredito un giovanearbitro di soli 18 anni. Il tutto è capitato durante il Memorial «Mirko Poggini» allo stadio «Città di Arezzo», un episodio di violenza che ha offuscato lo spirito sportivo della competizione.
UN'AGGRESSIONE CHE LASCIA IL SEGNO La partita tra le giovani promesse di Arezzo e Vis Pesaro si era conclusa, ma il vero «fattaccio» si è consumato negli spogliatoi. Qui, il giovane direttore di gara è stato affrontato dal padre di un calciatore della Vis Pesaro, che, in un impeto di rabbia, lo ha colpito con pugni, morso una spalla e infine aggredito con una sedia. Una violenza gratuita e inspiegabile che ha portato a una prognosi di 40 giorni per il giovanearbitro.
LA RISPOSTA DELLE AUTORITÀ: UN DASPO ESEMPLARE Non si è fatta attendere la risposta delle autorità. Il Questore di Arezzo, Maria Luisa Di Lorenzo, ha emesso un provvedimento di Daspo di 4 anni nei confronti dell'aggressore. Una misura severa, ma necessaria, che vieta all'uomo l'accesso a tutte le manifestazioni sportive calcistiche su tutto il territorio nazionale, incluse le competizioni internazionali e le partite delle rappresentative nazionali, anche se disputate all'estero.
UN MESSAGGIO CHIARO: TOLLERANZA ZERO VERSO LA VIOLENZA La decisione del Questore è un messaggio forte e chiaro: la violenza non sarà tollerata, soprattutto in un contesto che dovrebbe essere di crescita e formazione per i giovani. La misura di prevenzione adottata prevede anche il divieto di stazionamento in un’area di 500 metri dai luoghi delle manifestazioni sportive, a partire da 3 ore prima e fino a 3 ore dopo l'evento.
L'aggressione non solo ha avuto conseguenze fisiche per il giovanearbitro, ma ha anche messo in luce un problema più ampio: la necessità di educare al rispetto e alla sportività, valori fondamentali che devono essere trasmessi alle nuove generazioni. L'eventuale violazione del divieto imposto comporterà pene severe, con la reclusione da uno a tre anni e una multa da 10mila a 40mila euro.
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